2 Agosto 2013
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DOPO LA CONDANNA DI BERLUSCONI. IL GOVERNO CADRA’? PER COLPA (O PER MERITO) DI CHI?

2 Agosto 2013

Dopo la sentenza della Cassazione che ha condannato Berlusconi, il presidente Giorgio Napolitano ha emesso un comunicato in cui richiama i partiti al rispetto della sentenza e all’impegno a sviluppare ora un clima favorevole alle riforme istituzionali, tra cui quella della giustizia. L’editoriale di Ezio Mauro su Repubblica (“Le conseguenze della verità”) va in direzione opposta: “Non è la destra – scrive – che deve decidere se può restare al governo dopo questa sentenza. E’ la sinistra. Perché la pronuncia della Cassazione non è politica: ma il quadro che rivela è politicamente devastante. Per questo chi pensa di ignorarlo per sopravvivere avrà una vita breve, e senz’anima”. Antonio Polito, nell’editoriale del Corriere (“Siate seri, tutti”), è invece d’accordo con la linea di Napolitano e scrive che chi propone che sia il Pd ad aprire la crisi “avrebbe il dovere di spiegare a chi e a che cosa servirebbe una crisi di governo”. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, parla di “lucido realismo” di Napolitano (“Prima l’Italia”). Per Stefano Folli, sul Sole 24Ore, il videomessaggio di Berlusconi dimostra che il leader Pdl vuole evitare le avventure, ma il rischio maggiore è che sia il Pd a soccombere sotto il peso delle sue contraddizioni e a rinunciare alle larghe intese (“Il sasso che rotola  a valle”). Giudizio simile nel commento di Marcello Sorgi su La Stampa (“La sua stagione ora si è chiusa”). L’editoriale di Claudio Sardo, direttore dell’Unità (“La fine di un’epoca”), resta in mezzo al guado, ma definisce “avventurista” chi “nel Pd pensa di utilizzare strumentalmente la sentenza per destabilizzare Letta”. Per Piero Alberto Capotosti è stato un errore la forte drammatizzazione della vicenda Mediaset e della relativa sentenza della cassazione, perché si è visto il pericolo che tanto la magistratura quanto la politica perdano la propria autonomia; egli propone di reintrodurre la prerogativa parlamentare dell’autorizzazione a procedere,  che era nella Costituzione e che fu abrogata nel 1993 (“Politica-giudici, doppia sconfitta”, Il Messaggero).

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29 Luglio 2013
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Ma Fassina ha torto? Poi un invito alla responsabilità, il ruolo di Renzi e la questione della Costituzione

29 Luglio 2013

Le dichiarazioni di Fassina sull’evasione di sopravvivenza è all’origine di due interessanti editoriali che lo difendono: “La sinistra che nega la realtà” (Luca Ricolfi, La Stampa) e “La spesa facile che non indigna” (Angelo Panebianco, Corriere). Interessante anche l’editoriale di Alessandro Barbano sul Mattino, “Se la politica è nemica della società” (dice che la crisi imporrebbe politica e società capaci di assumere il senso di responsabilità invocato da Napolitano tre mesi fa). Di Fassina un’intervista sul Secolo XIX (“Fassina, basta con il fuoco amico”). Franceschini, intervistato da Repubblica sostiene che “Matteo è la nostra carta vincente, ma partito e premier vanno distinti”. La Bindi è intervistata dal Mattino: “Bindi: il nostro destino non si lega al premier”. Per Gentiloni, intervistato dall’Avvenire, “I vertici del partito, non Renzi, sono il vero problema per il governo”. Su Repubblica uno Scalfari moderato (“Per salvare il Paese il catalogo è questo”) e un Salvatores Settis critico acerrimo dell’iniziativa del governo sulla Costituzione (“I custodi della Carta”). Sullo stesso tema intervengono Rosy Bindi, intervistata dal Fatto (“Non si cambia la Costituzione a colpi di maggioranza”), Massimo Luciani sull’Unità (“Chi difende la Costituzione?”), critico con il M5S, il direttore dell’Unità, Claudio Sardo (“In gioco il destino della sinistra”) e Michele Salvati (“Una buona legge elettorale per una coalizione all’italiana”).

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28 Luglio 2013
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SIAMO TUTTI CECILE KIENGE

28 Luglio 2013

Siamo tutti Cecile Kienge” è il titolo a tutta pagina dell’Unità di domenica 28 luglio. “Kienge, la vergogna e l’assurdo” (Elena Loewenthal, La Stampa); “Destra e sinistra con Kienge” (Messaggero); “Razzisti al tappeto. Elogio di una nera” (Vittorio Feltri, Il Giornale); “Mai più” (Sole 24 Ore); “Boldrini: Kienge vincerà, ora la legge sulla cittadinanza” (P. Lio, Repubblica); “Basta insulti. Temo per le mie figlie” (intervista della Kienge su Repubblica); “La solidarietà non basta. Tocca a noi difendere Cecile” (Gad Lerner, Repubblica); ne scrive, tra gli altri, anche l’Osservatore Romano: “Episodio di intolleranza contro il ministro Kienge”.

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28 Luglio 2013
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Un Patto per non precipitare

28 Luglio 2013
di Vittorio Sammarco

Un patto contro la povertà. Lo lanciano Acli e Caritas, con l’obiettivo di arrivare ad introdurre anche in Italia il Reddito di Inclusione sociale.  Sottoscriverlo è già importante, ma non basta: occorre l’impegno di associazioni movimenti e partiti.

La povertà in Italia si fa più drammatica. Gli ultimi dati dell’Istat lo evidenziano con forza: secondo l’Istituto nazionale di statistica le persone in povertà relativa sono 9 milioni 563 mila (il 15,8% della popolazione); di questi, 4 milioni e 814 mila (8%) sono poveri assoluti, cioè persone che non riescono ad acquistare beni e servizi essenziali per una vita dignitosa. Un aumento deciso rispetto all’anno precedente in cui erano 8.163.000 le persone in povertà relativa e 3 milioni 415 mila quelle in povertà assoluta.

E mentre le discussioni politiche si arrovellano su questioni che non sempre appaiono importanti, ecco che parte la proposta di un Patto Aperto contro la Povertà, lanciata da Acli e Caritas il 24 luglio

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27 Luglio 2013
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RENZI E IL PD. E ALTRO

27 Luglio 2013

Commenti alla Direzione del Pd di venerdì 26: “Il vaso di coccio della maggioranza” (Claudio Tito, Repubblica), “Letta e Renzi, i due percorsi che spaccano i democratici” (Massimo Franco, Corriere della Sera), “Renzi sta finendo nell’angolo, ma la colpa è anche un po’ sua” (Stefano Folli, Sole 24Ore), “E ora il Pd vuole ‘prodizzare’ Renzi” (Andrea Colombo, Manifesto). Poi altro: “Scelta civica. L’ala cattolica tentata dall’Udc” (Corriere della Sera); “A passo lento la ripresa si avvicina” (Mario Deaglio, La Stampa); “Legge elettorale: il governo prova a mediare” (F. Fantozzi, Unità); “Province svuotate di poteri diventano assemblee di comuni” (L. Salvia, Corriere); “Il problema resta. Omofobia, impossibile pretesa” (Francesco d’Agostino, Avvenire); “La mia vita prigioniera in fuga dall’amore violento” (testimonianza di Giulia, Corriere).

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26 Luglio 2013
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SU RENZI, SU FASSINA E L’EVASIONE FISCALE, SULLA COSTITUZIONE E SULLO SCENARIO INTERNAZIONALE

26 Luglio 2013

Ancora Matteo Renzi: “Si fa presto a dire Matteo” (Marco Damilano, Espresso), “Una mina vagante, come Fanfani” (Piero Ignazi, ancora sull’Espresso), “Sono un cattolico, ma…” (intervista di Famiglia Cristiana a M. Renzi). Stefano Fassina è messo in croce per aver parlato di evasione fiscale di sopravvivenza: “Pd e tasse, il Pd si divide sull’evasione di sopravvivenza” (M. Sensini, Corriere della Sera); lui rilascia un’intervista all’Unità (“Per combattere gli evasori dobbiamo conoscerli”) e ad altri giornali (“Non li giustifico come Berlusconi, ma c’è proprio chi non riesce a pagare”, Repubblica). Per un’analisi concreta dell’evasione fiscale si veda Antonio Galdo sul Mattino (“Il Mezzogiorno e la mappa dei nuovi poveri”). Marco Olivetti sull’Unità interviene con un articolo che riconosce un nesso tra riforma elettorale e riforme costituzionali (“Senza riforme, Costituzione in pericolo”). Roberto Toscano su La Stampa indica la “Nuova mappa per le grandi potenze”, riprendendo un’analisi di Mario Deaglio.

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25 Luglio 2013
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FUOCO SUL GOVERNO. POMBENI FRENA. POI IL DIBATTITO NEL PD, GLI F35, L’OMOFOBIA…

25 Luglio 2013

L’insofferenza per la situazione politica cresce. Nel suo allarmato editoriale sull’Unità Claudio Sardo chiede un cambio di passo al governo (“Un patto chiaro o sarà il collasso”); anche G. Viesti sul Mattino chiede più impegno politico (“Le inutili tattiche con l’Italia a picco”). Il presidente del Senato ripropone la riforma elettorale subito (“Grasso rilancia sulla legge elettorale: Una priorità”, Repubblica); sullo stesso tema interviene Nadia Urbinati, contestando che non la si voglia fare perché si teme di precipitare in campagna elettorale (“Tornaconti elettorali”). Paolo Pombeni, però, teme soprattutto la delegittimazione di tutte le nostre strutture costituzionali in corso non solo nell’opposizione, e che neppure nuove elezioni frenerebbe (“I veri poteri del Parlamento e l’eterno alibi dei partiti”, Messaggero). Nel dibattito a sinistra: “Barca: stop ai doppi incarichi” (Casadio, Repubblica), “Appello di Letta al Pd: travolti se falliamo” (Martini, La Stampa), Nicola Latorre dice che “E’ ora di schierare Renzi” (Unità), E POI:

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24 Luglio 2013
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POLEMICHE A SINISTRA INTORNO AL GOVERNO. E FRANCO MONACO SPIEGA CHE VUOLE UN CONGRESSO DI VERA RIFONDAZIONE

24 Luglio 2013

Napolitano replica a Bertinotti, che l’aveva ammonito di non poter blindare il governo Letta (“Le elezioni anticipate, una patologia italiana”, Corriere). La senatrice Pd Francesca Puglisi replica allo psicanalista Massimo Recalcati, che aveva parlato di una pacificazione Pd-Pdl contro natura (“90 giorni di governo. Questi sono i risultati”, l’Unità). Barbara Spinelli su Repubblica scrive: “Se la stabilità si trasforma in idolatria”. Franco Monaco spiega la sua posizione: “Congresso, perché le regole non vanno cambiate”, Europa). Fabio Martini su La Stampa illustra “La road map del premier”. Ezio Mauro firma un breve editoriale su Repubblica: “La vera riforma è abolire il porcellum”. Sulla questione dell’omofobia Eugenia Roccella dice su Avvenire che “Il giudizio sulla legge resta negativo”; Delia Vaccarello, sull’Unità, scrive che “Tra odio e amore è venuto il tempo del rispetto”. Roberto Saviano lancia un allarme sulla legge di riforma sul voto di scambio (“Proteggere la democrazia”, Repubblica).

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23 Luglio 2013
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FRANCO MONACO E ROSY BINDI (e altri) SUL CONGRESSO PD (e altro)

23 Luglio 2013

In una lettera al Corriere Franco Monaco indica le tre diverse linee che dovrebbero confrontarsi al congresso Pd (“Il congresso del Partito democratico”). Rosy Bindi, intervistata dal Corriere, dice che si deve cominciare a guardare “oltre” il governo Letta (“Bindi: il Pd non può identificarsi con il governo”). Una reprimenda di Fausto Bertinotti a Napolitano, sempre sul Corriere (“Niente alibi per sospendere la democrazia”).  Sull’Unità, Anna Finocchiaro scrive che non è sufficiente una riforma della forma di governo se non si riformano i partiti, ma in un quadro di democrazia rappresentativa e non diretta (“Chi svaluta i partiti”), e Michele Prospero scrive che non è saggio, per il Pd al governo, andare avanti a dispetto dei santi (“Patti chiari o si rompe tutto”). Simonetta Fiori, su Repubblica, intervista Stefano Rodotà che definisce “il nuovo papa della sinistra ‘altra’ – quella dei diritti, dei beni comuni, della Costituzione e della rete” (“Stefano Rodotà. ‘Dignità’: oggi è questa la parola-chiave”). Su Europa una riflessione di Mario Rodriguez (“Pd, contro la retorica della politica come progetto”). Su Repubblica Massimo Recalcati interpreta la pacificazione tra Pd e Pdl come falsificazione (“Rimozione e pacificazione”).

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23 Luglio 2013
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Prigionieri?

23 Luglio 2013
di Vincenzo Ortolina

 

Il post su Facebook di un militante piddino, l’altro giorno, recitava: “Il governo salva Alfano per salvare sé stesso. Il PD salva Alfano per salvare il governo. L’unico a non essere salvato è il PD”. Sintesi perfetta, a me pare, della situazione in casa “democratica”. Lo dico pur dichiarando, innanzitutto, simpatia per Enrico Letta, che ho frequentato ai tempi della Dc. Lo considero intelligente, capace, e degno di fare il presidente del consiglio dei ministri. So, poi, che non c’erano alternative al governo delle “larghe intese”, dopo l’esito elettorale e le conseguenti difficoltà a costituire un esecutivo più “compatto”, diciamo così. Eppure, più il tempo trascorre e più ritengo non sia una semplice boutade quella di chi sostiene che, in realtà, la maggioranza che supporta il governo è “contro natura”. Ma, a partire dal “Colle”, molti ribadiscono che non vi sono alternative, e che pertanto Letta & C. sono “obbligati” a durare. Cadessero, è il messaggio, scoppierebbe il caos, con i mercati finanziari che impazzirebbero, e la crisi economica e sociale che raggiungerebbe il suo apice. E l’immagine dell’Italia ne risulterebbe ulteriormente sfigurata. Sarà. Ma è una tesi che non mi convince sino in fondo.

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