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  1. venerdi 27 novembre si terrà a roma presso l’istituto gramsci una giornata dedicata alla memoria di felice balbo, a cinquant’anni dalla sua scomparsa; egli fu l’animatore – con sebregondi, motta, mottura, fè d’ostiani, baroni e molti altri – del “movimento dei lavoratori cristiani”, che negli anni della fine della 2^guerra mondiale e la fase costituente la repubblica, fu un ambito di profonda riflessione per quella parte dei cattolici che, avendo scelto la via democratica, furono respinti dall’area comunista, ancora tutta egemonizzata dal primato ideologico, ma anche dalla parte cattolica, che aveva scelto di togliere dal proprio nome di rappresentanza partitica il termine “popolare” per sostituirlo con quello di “cristiana”, confondendo obbedienza di fede con sottomissione politica
    ne discuteremo con vittorio possenti e giorgio rivolta, con giovanni turbanti e giulio sapelli, confidando di contribuire alla riflessione in atto, tra democratici cattolici e non, sulle scelte da compiere perchè libertà a giustizia non vengano mai meno

    • Non conosco molto Felice Balbo, da giovane ho cercato di seguire Franco Rodano e in parte Napoleoni che mi hanno convinto e ho certo di praticare nelle mie diverse esperienze politiche e in quella sindacale che i cattolici democratici non possono lasciarsi chiudere nell’angusto spazio del moderatismo e questo vale anche per la presenza nel PD. Mi turba anche la definizione di riformisti che mi sembra orientata al minimalismo e preferisco quella di riformatori . Si può essere riformisti anche a destra mentre è più difficile essere riformatori, ovvero tendere a riforme strutturali e non solo sul terreno politico e istituzionali, ma anche su quello economico. L’attuale capitalismo di matrice liberista è in contrasto profondo che impianto antropologico a cui ci riferiamo che fa della persona il suo centro vitale e che rifiuta la sua riduzione a merce. I cattolici democratici e sociali devono fungere da pungolo e da pro-vocatori dentro il Pd e non appiattirsi sulla semplice logica dei “diritti” , ma promuovere quella dei “doveri” e pertanto delle partecipazione democratica nei luoghi decisionali della politica, dell’economia e del sociale. Rompiamo le tendenze oligarchiche che inficiano la democrazia e che si stanno diffondendo ovunque.

  2. Certo la DC nel 1943 prese l’etichetta “cristiana” ma questo non significa che abbia rinunciato alla tradizione del popolarismo, e il fatto che il partito di Sturzo abbia evitato l’etichetta “cristiana” non toglie che il PPI fosse nella sostanza il partito dei cattolici. La DC ha avuto leader come De gasperi e Moro che certo non “confondevano obbedienza di fede con sottomissione politica”. Va benissimo studiare Balbo che è una figura storica e intellettuale interessante, ma non illudiamoci che l’esperienza dei “cattolici comunisti” possa contribuire alla riflessione in atto sulle scelte da compiere, come voleva Fadda.

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