11 Gennaio 2021
by c3dem_admin
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Identità del cattolico in tempi di populismo

11 Gennaio 2021
di Giancarla Codrignani

 

Qualcuno ha letto una deplorazione dello sfregio istituzionale al Campidoglio americano, e un qualunque monito per le violenze costate cinque vittime da parte del cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York? Si tratta di un silenzio che segue il sostanziale sostegno della Conferenza Episcopale Americana a favore della presidenza Trump…

E noi che facciamo? Non basta fare seminari e conferenze sulle encicliche e frequentare parrocchie di propria elezione… Anche da noi i centri-città votano progressista e le periferie sono, non da oggi, diventate populiste…

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29 Marzo 2019
by Giampiero Forcesi
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CATTOSOVRANISMO

29 Marzo 2019

Sebastiano Maffettone, “Quel passo indietro sui diritti a Verona” (Messaggero). Chiara Saraceno, “Quel che serve davvero alle famiglie” (lavoce.info). Giorgio Tonini, “No alla rissa su famiglia e sessualità” (L’Adige). Pasquale Annichino, “Il Congresso di Verona è il prodotto della critica all’ordine liberale” (Foglio). Paola Binetti, “A Verona non vado, è uno spot per Salvini” (intervista a Il Fatto). Noi Siamo Chiesa, “E’ un’operazione politica della destra”. Steve Bannon, “I gialloverdi modello Trump” (intervista al Messaggero).

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31 Dicembre 2018
by Giampiero Forcesi
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RIFLESSIONI POLITICHE DI FINE 2018

31 Dicembre 2018

Romano Prodi,Troppe chimere e poche risorse per un 2019 senza crescita” (Messaggero). Il giurista Glauco Giostra sulla manovra in Italia: “Ma è offensiva contro i deboli”. Così anche Furio Colombo su Il Fatto: “Il cambiamento: cosa porta e cosa toglie”. Sergio Fabbrini, “Mance date a pioggia, non c’entrano con il popolo” (Sole 24 ore). Luca Ricolfi, “Il paradosso del cambiamento: un futuro di tasse in più” (Messaggero). L’editoriale di Marco Damilano sull’Espresso: “La sottile linea rossa dell’attesa”. Maurizio Ambrosini, “Quattro motivi per sperare” (Avvenire). Giuliano Ferrara, “Un augurio malinconico per la coscienza italiana” (Foglio). Claudio Cerasa,Il 2018 ci ha insegnato che la ruspa populista è un guaio per la democrazia” (Foglio). Angelo Bagnasco, “L’Europa unita torni ad essere comunità” (Secolo XIX). Alessandro Campi, “A chi tocca costruire la rinascita dell’Europa” (Mattino). Ernesto Galli della Loggia, “Le elite devono tornare a fondarsi sul merito” (Corriere della sera). Marcello Sorgi, “Il tagliando gialloverde” (La Stampa). Piero Ignazi,La stella cadente di un movimento” (Repubblica). L’intervista di Steve Bannon al Corriere: “Come formerò agenti del populismo”. L’editoriale su La Stampa dello spagnolo Juan Luis Cebrian, “La democrazia degli indignati”. Amartya Sen sul Corriere: “Brexit, il potere tremendo delle cattive idee”. Sul Sole 24 ore due opinioni a confronto sull’euro a vent’anni dalla sua introduzione: Romano Prodi (a favore), “Sopravvivenza legata all’euro”, e Giulio Sapelli (contro), “La moneta unica che non unisce”. Su La Stampa ne scrive Mario Deaglio, “L’euro al test più difficile”.

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11 Settembre 2018
by Giampiero Forcesi
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“QUESTO BARATRO INATTESO E VERO”

11 Settembre 2018

Emanuele Felice avverte: “La libertà muore con calma” (Espresso). Non dissimili le considerazioni di Anna Foa: “Questo baratro inatteso e vero” (Avvenire). Nadia Urbinati riflette sul futuro dell’Europa: “Terra di conquista” (Repubblica). Monica Perosino riferisce: “Sull’Europa la scossa svedese” (La Stampa), e lo scrittore svedese Hakan Nesser commenta: “Non riconosco più il mio paese. Hanno vinto gli estremismi” (La Stampa). Andrea Bonanni fa il punto sul che fare: “Respingere o cooptare i populisti, il dilemma europeo dopo l’avanzata” (Repubblica). Intanto Steve Bannon spiega che “In Europa serve un unico gruppo populista” (Messaggero).  Sergio Fabbrini spiega “Che cosa significa allearsi con Orban” (Sole 24 ore). A fronte di queste analisi assai sconfortate, qualcuno sostiene che la sinistra deve cambiare schema di gioco se vuole evitare il baratro: Paolo Mieli, “Opporsi (male) ai populisti” (Corriere della sera);  Mauro Calise, “L’ultima sfida dei sovranisti è ai popolari” (Mattino). Ma spostare ora gli italiani dal loro orientamento prevalente è difficile anche per ragioni antropologiche, come sembrano dire Romano Prodi (“Riflessioni sui vizi degli italiani”, Il Gazzettino) e Leonardo Becchetti (“Tentazione Mugabe”, Avvenire). Massimo Villone, sul Manifesto, prova a discolpare l’attuale governo italiano: “Gialloverdi né nuovi né barbari” (Manifesto); non così Ezio Mauro, su Repubblica: “I giornali e i giallo verdi” (Repubblica). E ci sono ripensamenti sul tema immigrazione: Gian Enrico Rusconi, “La socialdemocrazia ha fallito sull’integrazione dei migranti” (La Nazione); Giovanni Cominelli, “Gli immigrati clandestini: il nostro fastidio, le nostre ragioni”.

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4 Marzo 2018
by Giampiero Forcesi
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VENTOTENE O VISEGRAD?

4 Marzo 2018

In questo interrogativo Sergio Fabbrini sul Sole 24 Ore riassume il nocciolo del voto (“Il voto di oggi e l’Agenda di domani”). Eugenio Scalfari, su Repubblica, immagina lo scenario post 4 marzo con un po’ di fiduciosa inventiva (“La sinistra per battere i populismi”). Sul Corriere della Sera Dario Di Vico indica, con nettezza e senza retorica, “il doppio compito” a cui siamo chiamati: “tenere alta la bandiera dell’apertura delle frontiere, dei mercati e delle menti e, al tempo stesso, ridurre le distanze con le periferie dello scontento” (“Reinventare la nostra democrazia”). Anche Mauro Magatti, sempre sul Corriere, prova a indicare la strada che si dovrebbe percorrere: “Ricostruire insieme l’idea di futuro”. Ma, per realismo (o scaramanzia?), il Corriere pubblica anche un’intervista a Steve Bannon, l’ideologo trumpiano presente in questi giorni in Italia, che dichiara: “Sento lo stesso clima pre-Trump”. Nel suo editoriale su L Stampa, Maurizio Molinari invita a non lasciar cadere le cose positive del governo uscente (“La staffetta dell’interesse nazionale”). Non è dissimile il senso dell’editoriale di Marco Tarquinio su Avvenire (“Prendeteci sul serio”). Sul Manifesto Norma Rangeri chiede, invece, il cambiamento (“Un voto a sinistra per cambiare questo Paese”). Intanto, anche in Germania, tra gli iscritti della SPD, c’è un voto importante. Lo spiega Jurgen Habermas su Repubblica: “Perché l’SPD deve essere più coraggiosa”.

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