13 Marzo 2014
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Emendato il porcellum, si può ancora migliorare?

13 Marzo 2014
di Guido Formigoni

 

Abbiamo quindi una prima versione dell’Italicum, legge elettorale che sarebbe probabilmente più onesto chiamare «porcellum emendato». Ci sarà il tempo e il modo per correggerlo (ma temo solo marginalmente) al Senato. Come mi è capitato talvolta di scrivere in passato, non sono un fanatico di nessun modello di legge elettorale, vedendo di ciascuno pregi e difetti. Il mix ideale di rappresentanza e governabilità è molto, molto difficile da realizzare. Di ogni formula occorre essere consapevoli degli effetti collaterali negativi, per prendere le necessarie contromisure. Quindi non esprimo entusiasmo, né mi straccio le vesti.

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31 Dicembre 2013
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POLITICA ITALIANA. QUALCHE ANALISI DI FINE D’ANNO

31 Dicembre 2013

 “Matteo contro tutti” è il titolo dell’editoriale di Elisabetta Gualmini su La Stampa del 30 (dopo l’intervista del quotidiano a Renzi). Assai più prudente e critico l’editoriale di Antonio Polito sul Corriere della Sera del 31 (“L’impazienza di un leader”). Per Mauro Calise, sul Mattino, le strategie di Letta e Renzi sono molto diverse ma forse conciliabili; il punto è che Renzi deve darsi una squadra capace (“Rilancio del Paese, un leader non basta”). Intanto, dice l’Istat, “Più povera e precaria, l’Italia non decolla” (Unità). E in molti se la prendono con Napolitano (“Si tenta di destabilizzare il Quirinale”, Stefano Folli, Il Sole 24Ore). Ma tre italiani su quattro vorrebbero eleggere direttamente il presidente, dice Ilvo Diamanti (“Una società senza Stato”, Repubblica 30). Michele Ainis, giurista, denuncia, sul Corriere, che ci sono “Troppe leggi, poche regole”; Milena Gabanelli racconta con acume “Tutto quello che non ha fatto la politica del ‘noi faremo’”, tra cui favorire l’occupazione, e Enrico Marro spiega perché non si riesca a creare occupazione(“Apprendistato e collocamento, quelle riforme senza lavoro”). Al 2014 guarda, proponendo un’uscita da sinistra, Stefano Rodotà intervistato dal Manifesto (“Riforme, c’è chi tenta nuove forzature”).

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26 Giugno 2013
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Il capo dello Stato: un ruolo da ripensare?

26 Giugno 2013

Con questo titolo “il Mulino” pubblica, nel n, 3 del 2013, un articolo di grande chiarezza di Enzo Cheli, presidente emerito della Corte costituzionale e professore ordinario di diritto costituzionale presso l’Università di Firenze. “Alla luce dell’esperienza politica e istituzionale che il nostro Paese sta oggi attraversando – si chiede Cheli -, ci sono ragioni per ripensare e ridefinire il ruolo, le funzioni, i poteri del presidente della Repubblica?”. Per dare una risposta, che sarà negativa, egli offre una lucida valutazione critica del ruolo dei presidenti della Repubblica dalla Costituzione a oggi, con particolare riferimento all’ultimo settennato.

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24 Giugno 2013
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SUL PD E SULLE RIFORME

24 Giugno 2013

Sul Pd: Franco Monaco,Non si combatte Renzi cambiando le regole” (Europa 22/6); stessa posizione per Rosy Bindi sul Corriere della Sera: “E a sorpresa la Bindi dà ragione a Renzi. ‘Niente cambi di regole per bloccarlo’”; d’accordo anche Pierluigi Castagnetti sull’Unità che auspica che il Pd si riimmerga nella società per costruire nuovi canali di partecipazione “inventando insieme ad essa anche modalità originali di rappresentanza” (“Il congresso un’occasione. Non parliamo solo di nomi”); Scalfari vede inevitabile la vittoria di Renzi nel Pd, ma ne teme le conseguenze per il partito e il governo (“Quando Renzi vincerà, il gran ballo comincerà”, Repubblica 23/6); Fabrizio Barca rilascia una bella intervista a Left in cui tra l’altro rivela le sue cinque parole-chiave: “concorrenza, merito, lavoro, giustizia e persone, che sono per me – dice – riassuntive delle tre matrici confluite nel Pd” (“Alla ricerca del partito perduto”). Riforme: “Nasce il fronte antipresidenzialista” (Il Manifesto 22/6); Carlo Galli scrive sull’Unità che “L’Italia non è la Francia”; Sergio Fabbrini sul Sole 24Ore parla di un nesso tra riforme economiche e riforma costituzionale (“Larghe intese e opportunità nel puzzle delle riforme”).

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8 Giugno 2013
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Più che correggere la Costituzione servirebbe ritornare alle sue sorgenti

8 Giugno 2013
di Angelo Bertani

 

Si sta sviluppando un’ampia discussione su riforme istituzionali, costituzionali, elettorali… alla quale partecipano anche molti nomi amici e autorevoli della cosiddetta tradizione cattolico-democratica: da Prodi a Bindi, da Monaco a Ceccanti, da Pizzolato a Balboni, Allegretti, Castagnetti, Armillei…  Il dibattito, che coinvolge anche persone e idee di diversa matrice culturale e politica, è interessante; e la circostanza, pur nelle difficoltà del momento, è anche simpatica perché sembra un po’ d’essere tornati allo spirito della Costituente. C’è tuttavia il rischio che serpeggi uno spirito di contrapposizione e di precipitazione. Alcune posizioni, a mio avviso, vorrebbero imporsi con un eccesso di forza e di sicurezza. Alcune affermazioni, date per ovvie e condivise da tutti, non lo sono affatto; e talvolta sembra che alcune proposte siano poco motivate, se non da una pistola sul tavolo.

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8 Giugno 2013
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Casavola, Rodotà, Carlassare, Rossanda, Tocci, Bachelet: contrari. Francesco Clementi: favorevole

8 Giugno 2013

Al dibattito sul presidenzialismo si aggiungono le voci di Francesco Paolo Casavola, più critico di quanto non dica il titolo (“Presidenzialismo con troppi rischi”, Il Mattino), di Stefano Rodotà (“Uno strappo alla Carta”, Repubblica), in cui si sostiene che si tratterebbe della negazione della democrazia rappresentativa, di Danilo Barbi, segretario confederale Cgil (“Non c’è bisogno del presidenzialismo”, l’Unità), di Lorenza Carlassare, una dei 35, che sostiene che la riforma della forma di governo è totalmente inutile (“Carlassare pronta a lasciare ‘Se delegittimano la Carta’”, Il Fatto quotidiano”), di Rossana Rossanda, secondo la quale “dietro le “larghe intese”, il ridisegno costituzionale calpesta la democrazia” (“Perché cambiare la Costituzione?”, su sbilanciamoci.org), e di Francesco Clementi, anche lui uno dei 35, e favorevole invece a un rafforzamento dell’esecutivo, con l’elezione diretta del capo del governo o del presidente (“La sfida delle riforme”, Messaggero). Riportiamo anche due interventi  fatti nel corso della Direzione nazionale del Pd del 4 giugno, entrambi critici su cambiare la forma di governo: quello di Giovanni Bachelet (“Not in my name”) e quello di Walter Tocci (“Cambiare il PD, non la Costituzione”), entrambi tratti dal loro blog.

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6 Giugno 2013
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Sempre nette le divisioni sulle riforme costituzionali

6 Giugno 2013

Dichiarazione (incauta?) di Letta in tv: “Letta, il mio esecutivo finirà la legislatura” (M. Guerzoni, Corriere della Sera). Renzi, intervistato dal Corriere, fa un passo avanti verso la sua candidatura a segretario del Pd e chiede una nuova legge elettorale subito (“Governo e Pd, affondo di Renzi”).  Lo storico Massimo Salvadori analizza la debolezza del Pd nel costruire un progetto: “Pd e la sfida della ricostruzione”. Sulle riforme costituzionali articolo di Ceccanti su Europa (“Riforme, se noi saggi non ce la facciamo, rischia la politica”); Arturo Parisi è intervistato dal Messaggero (“Parisi. Avanti sul presidenzialismo. Il fattore ‘B’? Scusa per non cambiare”); intervento di Piero Ignazi su Repubblica che ritiene, invece, che il presidenzialismo servirebbe solo a Berlusconi (“Il grande inganno della pacificazione”); e Michele Ciliberto, sull’Unità, vede nel presidenzialismo “L’ombra lunga del dispotismo”. Lorenzo Dellai è cauto: su Repubblica afferma: “Attenzione alle accelerazioni. Troppo presto per l’elezione diretta”. Antonio Carioti recensisce sul Corriere un libro di Luciano Canfora intitolato “La trappola” (editore Sellerio): “Canfora, pamplhet contro il maggioritario”.

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6 Giugno 2013
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In Italia il presidenzialismo ci riporterebbe a un sistema oligarchico

6 Giugno 2013
di Umberto Allegretti e Enzo Balboni

 

 

Umberto Allegretti è professore ordinario di Diritto pubblico generale all’Università di Firenze e direttore della rivista “Democrazia e diritto” dell’Associazione “Centro studi e iniziative per la riforma dello Stato”. Enzo Balboni è professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università Cattolica del Sacro Cuore

 

Con la nomina del Comitato di esperti e la prossima adozione da parte del Governo della legge di deroga all’art. 138 della Costituzione, sembra avviarsi l’itinerario della voluta riforma costituzionale. Sembra, diciamo, perché su tutto aleggia un atteggiamento di “opportunismo costituzionale” che potrebbe a un certo punto fermarla, come già in passato.

Ma di che riforma si può trattare se si vuol stare fedeli, come è necessario, ai principi democratici e costituzionali? Bisogna ovviamente ripetere che la prima obiezione riguarda i modi con cui ci si appresta a procedere, richiamando ancora una volta il fatto che il procedimento di revisione della Costituzione è stabilito proprio dall’art. 138, e che le  leggi di revisione devono essere puntuali  – anche perché possano essere oggetto ognuna di una pronuncia referendaria coerente e pienamente libera – di modo che una “grande riforma”, già del resto anch’essa più volte fallita, è da ritenere vietata.

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5 Giugno 2013
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Dibattito ravvicinato su Europa (Ceccanti, Monaco, Castagnetti, Armillei, F. Orlando)

5 Giugno 2013

Su Europa on line, a Stefano Ceccanti  (“L’elezione diretta non è plebiscitarismo”, 1° giugno) replica Franco Monaco (“Presidenzialismo, tre obiezioni laiche”, 3 giugno; anche su c3dem in risposta a un commento); poi scrivono Pierluigi Castagnetti (“Presidenzialismo. Castagnetti attacca i cattolici distratti”, 4 giugno), Giorgio Armillei (“Presidenzialismo, i cattolici non sono distratti”, 4 giugno), Federico Orlando (“Come si cambia la Costituzione lo decida il Congresso. Tra il dossettiano Prodi e la dossettiana Bindi, stiamo con Bindi”, 4 giugno).

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5 Giugno 2013
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Il Pd e la nuova segreteria. Il Governo e il nuovo comitato dei 35 esperti di riforma costituzionale

5 Giugno 2013

Il Pd ha nominato la sua nuova segreteria.  L’Unità: “Quindici in segreteria. Metà donne, età media 40 anni”. Follini esce dal Pd (“Riconsegno la tessera e rifaccio il Centro”, Repubblica), e Leoluca Orlando fonda un altro partito. Sul Pd scrivono Elisabetta Gualmini su La Stampa (“Pd, il partito che ha paura del leader”) e Stefano Folli sul Sole 24Ore (“Epifani e Renzi, il paradosso degli opposti che rischiano il vicolo cieco”). Il Governo ha nominato il Comitato degli esperti sulle riforme costituzionali; ne scrivono su La Stampa Fabio Martini (“Presidenzialismo, la partita si gioca qui”) e Antonella Rampino (“Amato il grande assente. ‘Partiti deboli, è lì il problema”). Duri interventi di Barbara Spinelli su Repubblica (“L’escamotage presidenzialista”), di Cristoforo Boni su l’Unità (“I veri conservatori”) e di G. Zagrebelsky, intervistato da Cazzullo sul Corriere (“Il sì al presidenzialismo del Pd, un caso di sindrome di Stoccolma”). Intervistato Ceccanti sulla Gazzetta del Mezzogiorno (“Il sistema è malato“).

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