17 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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AUGURI, CARO PAPA!

17 Dicembre 2016

Enzo Bianchi, “Gli 80 anni rivoluzionari di Francesco” (La Stampa). Andrea Riccardi, “Il valore storico di questo papato” (Corriere della Sera”). Alberto Melloni, “The old pope e gli 80 anni” (Repubblica). Marco Roncalli, “Il realismo di Dio che ispira Bergoglio” (Avvenire). L’omelia di Francesco durante la messa di sabato 17 dicembre con il collegio cardinalizio; e l’omelia tenuta il 13 dicembre a Santa Marta, “Popolo scartato”. L’articolo (critico) di Sandro Magister sull’Espresso: “Bergoglio politico. Il mito del popolo eletto”. Quello ugualmente critico di Giuliano Ferrara sul Foglio: “Un processo a Francesco”, e quello nello stile consueto di Antonio Socci su Libero (“Quante fesserie dice Bergoglio”). Sull’interrogativo “Papa Francesco, vero leader della sinistra?” discute Vittorio Bellavite insieme a Vittorio Agnoletto e Silvano Piccardi sul blog 4ottobre. Giorni fa, per la festa di S. Ambrogio, il card. Angelo Scola aveva pronunciato un discorso incentrato sull’Europa: “Il bene dell’Europa è vivere insieme” (Avvenire).

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16 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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Gli stranieri non rubano lavoro, sostengono economie in declino

16 Dicembre 2016
di Nicola Cacace

 

Pubblichiamo la relazione tenuta al convegno su “Meriti e bisogni”, organizzato a Milano lo scorso 26 novembre, da Mondo Operaio e Critica sociale

 

Da qualche anno la paura dei migranti, insieme alla crisi economica, spinge settori sempre più ampi di ceti popolari verso movimenti di destra populista.  I migranti sono diventati il primo argomento con cui le destre fanno politica in Europa ma anche negli S.U.. Tutte le analisi  mostrano che la diffusione di sentimenti anti immigrati nelle popolazioni, più che essere legata  a dati oggettivi  come  il peso degli stranieri e il tasso di disoccupazione, è legata alla cattiva organizzazione dell’accoglienza e ai movimenti populisti che politicizzano il tema migranti.

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15 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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“Guardare avanti”

15 Dicembre 2016
di Lino Tosetti

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di un amico-lettore del nostro portale, della provincia di Cremona

 

Volentieri vorrei entrare nel dibattito aperto da Franco Monaco nell’agorà dei cattolici e democratici, il portale c3dem, con l’articolo del 9 dicembre “Cattolici e referendum”, per riprendere, qui, le cinque ragioni da lui enunciate, secondo le quali si sarebbe generato, nella circostanza del referendum costituzionale tenutosi pochi giorni fa, uno scostamento di settori del mondo cattolico, spingendo, come sostiene Monaco, una parte cospicua e forse maggioritaria dell’universo cattolico a schierarsi per il sì.

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11 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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PER UN VERO PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE POPOLARE

11 Dicembre 2016

“Renzi ha peccato di arroganza, i suoi critici di disprezzo” dice Fulvio De Giorgi in un bell’articolo sull’Avvenire e invita ora a ripartire dalla Costituzione (“Il patriottismo che serve all’Italia”). Romano Prodi, in un articolo sul Messaggero, rivolto non solo allo scenario italiano, parla dell’esigenza di recuperare un riformismo forte (“I riformisti ritrovino la bussola, e gli elettori”). A Renzi Eugenio Scalfari chiede indubbiamente troppo: “Per essere uno statista Renzi studi Garibaldi e Cavour” (Repubblica). Anche Michele Serra, difendendo il suo Sì, rimprovera a Renzi avventurismo e prosopopea (L’amaca). I giuristi di sinistra, sostenitori del No, puntano a proseguire l’iniziativa in nome della Costituzione: così Gaetano Azzariti sul Manifesto (“Attrezziamoci a una lunga marcia”). Il sondaggio di Nando Pagnoncelli: “I 5Stelle due punti sul Pd” (Corriere della Sera). Mauro Calise, sul Mattino, riflette sulle chances di Renzi (“Regole del gioco, un’intesa difficile”). L’analisi del voto di Ipsos.

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10 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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IL RUOLO DEI CATTOLICI PER RICUCIRE IL PAESE

10 Dicembre 2016

Alberto Melloni commenta su Repubblica qualche superficialità di troppo del governo Renzi nei rapporti con la Chiesa e indica come la chiesa di Francesco può incidere nella storia (“Il ruolo dei cattolici per ricucire il Paese”).  Franco Monaco sul Manifesto critica la bandiera alzata da Renzi del 40% (“L’ennesimo passo. Il divorzio dalla prospettiva ulivista”). Sulle riforme istituzionali e lo “stile” nel realizzarle si sofferma Mario Chiavario su Avvenire (“Ma non è tutto affare di governo”). Paolo Franchi sul Corriere invita Renzi a riflettere: “Perché è necessario riflettere su una protesta così ampia”. Sul Corriere un’intervista a Giorgio Tonini: “Nel Pd la leadership del segretario uscirà rafforzata”.  L’avvertimento di Claudio Cerasa a Renzi: “Se Renzi si dimette da Renzi” (Foglio). Roberto D’Alimonte, sul Sole: “Senza collegi e premio si torna al ’92: governo scelto dopo il voto”. Stefano Ceccanti: “Il pantano proporzionale” (Quotidiano nazionale). Tommaso Montanari replica a Michele Serra: “Non siamo la sinistra del no, no, no” (Repubblica) e Daniela Ranieri su Il Fatto liquida Pisapia: “Hanno spaccato l’Italia e adesso vogliono unirci con tal Pisapia”. Sulla questione banche Marcello Messori intervistato dall’Unità (“Oltre il bail in serve un accordo con l’Europa“) e un intervento di Giulio Sapelli (“Le colpe di Siena e l’eccesso di rigore europeo”) sul Gazzettino.

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10 Dicembre 2016
by Vittorio Sammarco
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PAOLO POMBENI: E ADESSO?

10 Dicembre 2016

“Che in democrazia il voto popolare debba sempre essere rispettato come determinante è una ovvietà. Ritenere che sia un metro infallibile per giudicare la bontà o meno di una causa è una sciocchezza smentita dalla storia: vox populi, vox Dei è un aforisma da cui guardarsi”. Così l’incipit dell’articolo di Paolo Pombeni sul suo portale mentepolitica.it. Pombeni rileva il vuoto di cultura politica presente nel Paese e il fatto che Renzi lo abbia largamente sottovalutato. Altri rimproveri riguardano la “sindrome di Napoleone” che ha contrassegnato il rapporto di Renzi con gli avversari, e la logica a cui Renzi ha ceduto, quella che Pombeni chiama “a populista, populista e mezzo”. Per il futuro, Pombeni parla della esigenza di “un rinascimento culturale in senso forte”, senza fare finta di niente e senza dar vita a nuovi scossoni (“E adesso?”). Su Repubblica di ieri Stefano Folli mette anch’egli in guardia Renzi da non ripartire lancia in resta… (“La tenaglia che stringe Matteo“).

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10 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA, LA SFIDA GRILLINA

10 Dicembre 2016

Andrea Malaguti su La Stampa tratteggia l’oggi del M5S e suggerisce di imparare a guardare le cose anche da un punto di vista diverso dal proprio, per non fare la fine di Renzi (“Dalla protesta alla proposta, la sfida grillina”). Angelo Panebianco, sul Corriere, scommette che nei prossimi giorni e mesi molti busseranno alla porta dei grillini (“Il carro dei vincitori e i futuri convertiti ai cinquestelle”).  Alessandra Longo su Repubblica scrive su “I muscoli leghisti di M5S”. LA CRISI E I SUOI SBOCCHI: Stefano Ceccanti prova a spiegare i rapporti complessi tra i quattro soggetti de “Il quadrilatero istituzionale” (Unità). Ugo De Siervo spiega che “La Consulta non può riscrivere l’Italicum” (Intervista a Il Giornale).

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10 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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IL RITORNO DEL PROPORZIONALE?

10 Dicembre 2016

Alessandro Barbano chiede a Renzi di abbandonare la leadership forte e di darsi una cultura più adeguata al sistema politico multipolare e dunque più proporzionale (“La Repubblica e il futuro proporzionale”, Mattino). Stesso tipo di analisi è quella di Paolo Macry sul Corriere della Sera (“La grande debolezza delle leadership forti”). Chiede capacità di autocritica Alessandro Campi, che suggerisce però di dar vita a un ‘partito di Renzi’, o della nazione, distinto dal Pd (“Renzi, e la scommessa sul futuro”). A favore del proporzionale anche Antonio Floridia sul Manifesto (“La saggezza del proporzionale ben temperato”). Spiega perché è contro al proporzionale Franco Debenedetti sul Sole (“Le riforme, il voto e i rischi del populismo”).Giuliano Pisapia, in un’intervista a La Stampa, torna sulla sua proposta (“Il Pd deve decidere se guarda a sinistra o agli attuali alleati”); Michele Dau (Sinistra per Roma) sul Manifesto è contro la proposta e scrive: “La perfetta sintesi di tutti gli errori del centrosinistra”. Michele Serra firma invece un editoriale su Repubblica critico con i critici: “Quella sinistra del no, no, no”. Michele Prospero chiude il conto: “Il renzismo è già finito, la burla ancora no” (Manifesto).

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9 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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Cattolici e referendum

9 Dicembre 2016
di Franco Monaco

 

Se dio vuole, ci siamo messi dietro le spalle il referendum costituzionale che ha diviso il paese, il centrosinistra, il PD, le famiglie. E anche il mondo cattolico. Per un verso, lo si può considerare normale: è nella natura duale del referendum ed è giusto che da una comune ispirazione cristiana possano sortire diverse opzioni pratiche, come nel caso dei modelli istituzionali. Sta scritto chiaramente nella enciclica sociale “Centesimus Annus”: la Chiesa non si lega ad alcun modello istituzionale. Ferma restando la propria contrarietà ai regimi che manifestamente violino la dignità e la libertà della persona.

Sul punto ho avuto modo di esprimere il mio amichevole dissenso da Raniero La Valle che si è battuto per il no “in quanto cattolico”. Ciò detto, non va però sottaciuta la circostanza che, non fosse altro che per ragioni storiche legate al decisivo, qualificante contributo dei costituenti di parte cattolica alla elaborazione della nostra Carta fondamentale, i cattolici italiani, pur di diverso orientamento, hanno sempre coltivato uno speciale attaccamento ad essa. Riconoscendovi il segno di una ispirazione personalistico-comunitaria e dunque vitalmente cristiana.

Merita chiedersi il perché della divisione che si è prodotta.

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9 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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Ripartire si deve

9 Dicembre 2016
di Guido Formigoni

 

Dopo una vicenda così inopinatamente dura e divisiva come quella referendaria, non è facile dire da dove e come si possa ripartire. Ci possono essere considerazioni diverse a diversi livelli: il paese, la politica, il nostro mondo culturale.

Rispetto al paese, non è difficile dire che occorre tornare a un minimo di normalità, dopo gli eccessi di questa vicenda referendaria. Occorre abbassare i toni, fare un governo che assicuri la normalità, curi il necessario adeguamento della legge elettorale, e torni a nuove elezioni con ragionevole calma e con tutti gli elementi per non far diventare l’appuntamento elettorale una nuova premessa di instabilità come nel 2013. Per fortuna, la stessa assenza della speculazione internazionale sul sistema italiano ci dà il segnale che non siamo all’ora della tregenda.

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