UNA PASQUA NELLE TENEBRE

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Mario Draghi, “Il governo ha fatto tanto. Ora avanti senza dividerci” (la sua prima intervista, a tutto campo, ad un quotidiano, il Corriere della sera). Sergio Fabbrini scrive su una scadenza cruciale: “Il voto francese e il destino dell’Europa” (Sole 24 ore). Due articoli, in questa domenica di Pasqua, sembrano tra i più “duri”, “dolorosi”, a leggersi, non di cronaca ma di prospettiva: Maurizio Molinari, “Dove porta la guerra d’attrito” (Repubblica), che prefigura le prossime mosse dell’esercito russo per demolire l’esercito avversario; Olga Stefanishyna (vicepresidente dell’Ucraina), “Siamo pronti ad accordi sul Donbass. Torniamo alla status quo pre-invasione” (intervista a La Stampa), che sostiene che la guerra può solo finire con la vittoria dell’Ucraina. Al futuro guarda, con non poco pessimismo, anche Romano Prodi: “Cosa lascerà questa guerra alle potenze occidentali” (Messaggero), in cui prevede il rischio di una frattura tra Occidente, da una parte, e Paesi poveri che si aggregano a Cina  e Russia, dall’altra. Tema che riprende anche, con qualche superficialità, l’economista americano Jeffrey Sachs: “Un altro miliardo di persone malnutrite. Sono i più deboli a pagare” (intervista a Repubblica). Assai più fosca la previsione dello scrittore Alessandro Perissinotto (secondo il quale è iniziata la terza guerra mondiale): “Perché il conflitto può avere una sola fine” (Mattino). Sui timori di Prodi scrive anche Federico Rampini, “Il mondo diviso di nuovo in due blocchi” (Corriere della sera). Anna Zafesova, su La Stampa, scrive: “Così Mosca ha trasformato l’Ucraina nel Terzo Reich”. Ezio Mauro, su Repubblica, “Dio contro Dio. E’ la guerra delle quattro Chiese”. Mariapia Graravaglia, presidente dei partigiani cristiani: “Quella ucraina è resistenza e va sostenuta con le armi”. Piero Fassino apprezza la scelta di Bergoglio delle due donne, ucraina e russa, insieme alla Via Crucis: “La Pasqua in tempi di guerra” (Nuova Sardegna). Enzo Bianchi: “Una Pasqua nelle tenebre” (La Stampa).

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