È possibile una prospettiva di pace in Ucraina?

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La pace non può venire dalla vittoria dell’uno o dell’altro. Può solo scaturire da una mediazione in cui ognuno rinuncia a qualcosa. Ed è l’Unione europea che è la più interessata a prendere un’iniziativa in questo senso. O almeno lo facciano i paesi trainanti, Germania, Francia, Italia, Spagna

 

La guerra in Ucraina continua con i suoi quotidiani annunci di bombardamenti, uccisioni di civili (quelle dei militari sono segrete oppure i dati hanno un carattere prevalentemente propagandistico), atrocità, esodi e sofferenze infinite.

Ascoltando i resoconti televisivi si parla di armi, di sanzioni, di truppe in movimento, di discorsi di condanna dell’aggressione: l’unica parola che si sente poco pronunciare è la parola pace.

I russi sembrano oggi decisi a continuare la guerra almeno sino alla conquista dell’intero Donbass, per annetterlo definitivamente. D’altra parte, Zelensky afferma che gli ucraini combattono per la vittoria e che non si può trattare con un aggressore criminale.

Anche l’America e la Nato sembrano sulla stessa linea, parlando anche loro di guerra per la vittoria e che la guerra sarà lunga; la recente decisione della Finlandia e della Svezia di chiedere l’adesione alla Nato ha l’ulteriore effetto di gettare benzina sul fuoco del conflitto ( e forse poteva essere evitata, almeno temporaneamente).

Nel caso dell’America è chiaro l’interesse e la volontà che la guerra si trasformi in una sconfitta della Russia, non tanto e non solo sul piano militare, quanto sul piano di un ridimensionamento in quanto potenza.

Da qui anche le ripetute posizioni di Zelensky che tendono a coinvolgere il più possibile il mondo occidentale in una guerra che, a suo parere, non riguarda solo l’Ucraina ma l’intero mondo democratico. Se l’Occidente non partecipasse decisamente e domani l’Ucraina fosse sconfitta, sarebbero enormi i problemi che si creerebbero per l’Europa e l’Occidente stesso. In base a queste convinzioni, Zelensky spinge i suoi discorsi al limite della provocazione chiedendo cose che lui stesso  sa bene che sono impossibili e forse tendono a creare almeno un senso di colpa per avere di più e subito: così la non-fly zone, la richiesta di una rinuncia totale al gas russo, l’inutilità dell’ONU, la richiesta di tagliare ogni rapporto coi russi anche sul piano culturale e umano (impressionante a questo riguardo l’intervento relativo alla partecipazione di una donna ucraina e di una russa alla Via crucis di Roma: nemmeno la preghiera può essere fatta insieme).

Se le cose stanno così e ognuno combatte sino al raggiungimento della vittoria, ogni discorso di pace è chiaramente inutile.

E infatti al di là degli appelli inascoltati del Papa, solo il turco Erdogan ha preso un’iniziativa in proposito. Macron, senza poteri, aveva cercato di prendere un contatto, ma poi è stato  assorbito dalle elezioni presidenziali.

Ora certamente la pace non può venire dalla vittoria dell’uno o dell’altro; può solo scaturire da una mediazione in cui ognuno rinuncia a qualcosa.

Sembra che sulla neutralità internazionale dell’Ucraina si siano fatti seri passi avanti (e mi si lasci dire che se si fosse dichiarata subito questa disponibilità, le cose avrebbero potuto andare diversamente), mentre le difficoltà maggiori provengono dalle questioni territoriali.

La Crimea è da tempo nelle mani dei russi (e infatti non è un territorio in cui sono in corso combattimenti) e forse questa situazione di fatto potrebbe essere accettata anche da parte ucraina. L’alternativa è che la Crimea rimanga ai russi senza un riconoscimento e quindi materia di contesa anche per il futuro. Ne vale la pena?

Per il Donbass, realtà molto complessa e problematica, si potrebbe individuare una soluzione provvisoria e rinviare quella definitiva a un referendum entro alcuni anni: sia la transizione che le elezioni potrebbero avvenire sotto la regia e la gestione dell’ONU, che in questo caso sarebbe chiamato a svolgere un ruolo effettivo determinante.

Naturalmente è solo un’opinione e non certo da esperto, ma che serve a sostenere che una soluzione può essere trovata.

Ciò che mi preme sostenere – nel confermare il nostro pieno appoggio all’Ucraina – è che si dovrebbe non solo e non tanto parlare di armi e sanzioni, ma decisamente di più di come sia possibile fermare la guerra e arrivare alla pace.

A riguardo sono necessari uno o più soggetti che si assumano questo obiettivo. Data per scontata l’impossibilità di un intervento dell’ONU, il cui Consiglio di Sicurezza è evidentemente bloccato, e data la posizione di neutralità della Cina, il soggetto più interessato è chiaramente l’Europa.

Se l’Unione Europea non ritenesse di assumere questo compito, potrebbero essere alcuni stati significativi (Francia, Germania, Italia, Spagna) a prendere l’iniziativa, con la chiara intenzione di realizzare una trattativa decisiva che porti alla soluzione.

E’ questo l’impegno più significativo e più urgente da affrontare oggi, anche per evitare uno squilibrio che va estendendosi a livello mondiale e non certo a favore dell’Occidente.

 

Sandro Antoniazzi

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  1. Tutti vogliamo che la guerra cessi al più presto – fare la pace è tutt’altro discorso; tutte le opinioni su come arrivarci sono lecite, perché non si può dimostrare quale possa funzionare in realtà: ma ogni ragionamento dovrebbe avere quanto meno una certa coerenza. Ad Antoniazzi “preme sostenere – nel confermare il pieno appoggio all’Ucraina – è che si dovrebbe non solo e non tanto parlare di armi e sanzioni, ma decisamente di più di come sia possibile fermare la guerra e arrivare alla pace.” Ora se intendiamo dare un pieno appoggio all’Ucraina, nel parlare di come sia possibile fermare la guerra e arrivare alla pace dobbiamo tenere conto della loro opinione oppure no? Con che diritto l’Unione Europea – che tra l’altro non ha un’opinione unitaria – o anche gli USA o la Cina – come suggerisce Prodi – potrebbero pensare di trattare con la Russia sopra la testa dell’Ucraina? Concordando quali rinunce territoriali dovrebbe accettare o a quali regole sulle alleanze dovrebbe sottostare? E se l’Ucraina non accetta un’eventuale accordo, glielo si impone? Naturalmente ciascuno è libero di pensare quale è realisticamente la soluzione possibile per la cessazione delle ostilità: dall’estremo di cercare di far fallire il piano militare di Putin a quello opposto di non fornire armi perché così prima Putin raggiunge i suoi obiettivi prima terminano i combattimenti. Io non lo so quali scelte abbiano maggiori probabilità di ottenere un risultato positivo: ma secondo me non si può dichiarare pieno appoggio all’Ucraina e allo stesso tempo ritenere di decidere o di negoziare al posto suo.

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