Vittorio Sammarco
“Primarie anche per i candidati al Parlamento? Per carità! ma non dovreste essere già contenti di come sono andate quelle per il premier?”, così mi ha apostrofato alcuni giorni fa un amico riformista sempre scettico su queste manifestazioni di democrazia avanzata.
A parte il fatto che l’imperativo categorico del “dover essere” mal si associa con la condizione dello stato d’animo della contentezza, mi sembra che la radice semantica di “contento” abbia un qualcosa di particolarmente significativo proprio in campo politico. Contento perché “conto” e contento perché “ci conto”. Il passato e il futuro, il già fatto e il da farsi: verificare i risultati ottenuti, il primo, e, insieme, puntare sui possibili sviluppi, con quella ragionevole fiducia che a volte si concede a fatti o persone conosciute: “bada che ci conto!”. Positivi entrambi, almeno in questo caso.
E allora,