27 Giugno 2013
by c3dem_admin
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L’EUROPA, GLI F35, IL M5S, LE LARGHE INTESE, IL LAVORO PRECARIO, IL CONGRESSO PD E I PARADISI FISCALI

27 Giugno 2013

Questa è “La settimana cruciale per l’Europa” scrive Emma Bonino sul Messaggero. Sugli F35 l’Unità intervista il generale Mini (“Tagli possibili solo con accordi europei”) e un comunicato della Campagna “Taglia le ali alle armi”. Il Fatto Quotidiano pubblica una lettera di Roberta De Monticelli al senatore del M5S Nicola Morra: “Criticare Grillo non è lesa maestà”. Il politologo Alessandro Campi sul Mattino spiega perché, secondo lui, alle “larghe intese, l’alternativa è solo il caos”. L’economista Alberto Bisin (docente alla New York University) pubblica sul Foglio una lunga riflessione sul senso del lavoro flessibile o precario (“Precari immaginari”). Nicola Cacace sull’Unità propone per il Pd un “Congresso costituente per un’Italia solidale”. Luigino Bruni su Avvenire si schiera con la battaglia dei brasiliani contro le megaspese del governo per lo sport e contro le multinazionali che lo finanziano e hanno sede nei paradisi fiscali (“Il mostro in ‘paradiso’”).

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18 Maggio 2013
by c3dem_admin
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Occorre un sindacato innovativo e unitario per rilanciare il lavoro

18 Maggio 2013
di Sandro Antoniazzi

 

L’autore intende aprire un dibattito sulla centralità del lavoro nella vita del Paese e sulla necessità di operare un cambiamento radicale nel nostro sistema economico. Per questo serve, però, un sindacato che prenda atto della fine dello sviluppo illimitato da cui far derivare i benefici per i lavoratori e che diventi un soggetto attivo e protagonista della nuova economia

 

Il lavoro è solo l’altra faccia dell’economia. Per questo, fare leggi sul lavoro come se il lavoro fosse un problema a sé stante, avulso dall’economia, non ha alcun senso, anzi costituisce un inganno e una perdita di tempo.

In questa categoria metterei i provvedimenti del ministro Fornero di cui è difficile comprendere la logica. Probabilmente l’idea originaria stava in uno scambio: i sindacati avrebbero dovuto accettare un’apertura sull’articolo 18, di contro gli imprenditori avrebbero consentito a limitare le molteplici forme contrattuali precarie.

Questo scambio non è andato in porto e a quel punto gli interventi sono diventati confusi e  inconcludenti. Inoltre, continuare a cambiare le norme senza un chiaro indirizzo non fa che aumentare la fatica  per adeguamenti formali e l’adozione di nuove procedure: cose che andrebbero francamente evitate.

Mi permetto di esprimere qualche perplessità anche su quella che mi sembra costituire l’idea cardine del sindacato in tema di lavoro precario:

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