ANCORA SUL DECENNALE DEL PD E SUL ROSATELLUM BIS

| 1 Comment

Sulla legge elettorale approvata dalla Camera e sul bilancio dei 10 anni del Pd molto positivo il giudizio di Eugenio Scalfari su Repubblica di domenica, in netto dissenso con l’editoriale di Zagrebelsky del giorno prima (“Ecco perché la legge elettorale non viola la democrazia”). Positivo il giudizio del dem Dario Perrini: “Il vantaggio del Rosatellum è che con il 38% si può governare” (Messaggero.it). Moderatamente positivo quello di Massimo Adinolfi su Il Mattino (“I democratici nell’era proporzionale”). Per Giorgio Tonini, intervistato da Pierluigi Mele per Rai news, “Senza il Pd avremmo avuto un’Italia da incubo”. Mauro Calise, ancora sul Mattino, scrive: “Se l’ultimo partito resta il Pd”. Critico invece Arturo Parisi: “Triste per dov’è finito il Pd, ma testardamente lo voterò, contro alleanze anomale” (intervista a Repubblica). Critica Rosy Bindi: “Noi esclusi per recidere le radici” (intervista al Corriere della Sera). Sul Corriere uno scettico Aldo Cazzullo: “Storia di un partito senza ricambio. Cosa resta dell’album di famiglia dem”. Intervistato da Il Fatto, Emanuele Macaluso è durissimo con la legge elettorale, severo con Renzi, meno con il Pd: “Legge orribile, Renzi ha bruciato Gentiloni, rischio scissione-bis”. Sul Manifesto Massimo Villone critica la riforma: “La sfiducia nella democrazia” e Michele Prospero il Pd: “Un non-partito proiettato alla deriva”. Interessante l’analisi di Giovanni Orsina: “Berlusconi, il ritorno del rottamato” (La Stampa). E Claudio Cerasa spiega “Perché le democrazie sono vittime del proprio successo” (Il Foglio).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

One Comment

  1. Sulla legge elettorale approvata dalla Camera ho molte perplessità, prima ancora che sulla maggioranza che l’ha votata, sui suoi contenuti. Nel merito tre considerazioni e una valutazione:
    1) Il quadro di riferimento. La legge elettorale in vigore oggi è il risultato di ciò che resta della Legge Calderoli del 2005 e della Legge Italicum del 2015 dopo le due sentenze della Corte Costituzionale che hanno dichiarato incostituzionali alcune loro parti. Ne consegue che oggi abbiamo due leggi elettorali tra loro diverse, una per la Camera e una per il Senato, non approvate dal Parlamento ma definite dalla Corte Costituzionale attraverso l’abrogazione di parti delle leggi precedenti.
    2) Le scelte della politica. La necessità di approvare una legge elettorale organica, che superasse i limiti del sistema elettorale rimasto in vigore dopo le sentenze della Corte Costituzionale e unificasse le modalità di elezione per la Camera e per il Senato, è stata ritenuta una priorità di competenza dal Parlamento da realizzare entro la fine della legislatura per poter eleggere il nuovo Parlamento con le nuove regole. Quello approvato dalla Camera è il testo della nuova legge elettorale che ha ottenuto la maggioranza dei voti. Considerato che per fare una legge occorrono i numeri, va rilevato che alla Camera la maggioranza dei voti si è espressa per questa legge. Piaccia o non piaccia non si è manifestata una maggioranza diversa per fare una legge diversa, dunque la legittimità della legge approvata non è in discussione.
    3) I contenuti della legge. Positivo è il fatto che la nuova legge prevede modalità omogenee per entrambi i rami del Parlamento. Meno positiva è la scelta di attribuire un terzo dei seggi di Camera e Senato con il sistema maggioritario (vince chi prende un voto in più) e i restanti due terzi con il sistema proporzionale su listini plurinominali corti in collegi elettorali di piccole dimensioni, il che riduce a 2/3 del totale la possibilità delle forze politiche di nominare i componenti del Parlamento che prima, con il Porcellum, era invece totale. Del tutto negativa è la non possibilità di esprimere preferenze nominative e di non esercitare il voto disgiunto. In estrema sintesi, l’insieme di queste norme non appare idoneo e sufficiente per ristabilire un positivo ed efficace rapporto tra “eletto” ed “elettori”.
    4) La valutazione. Mi rendo certo conto dei vincoli e dei limiti che presiedono e condizionano l’approvazione di questa legge, ma anche che questo è quanto passa il Parlamento oggi e, dunque, non provo per essa alcun entusiasmo. Mantengo pertanto il mio dissenso sugli aspetti del sistema in sé (1/3 maggioritario e 2/3 proporzionale, mentre sarebbe stato più accettabile il 50/50), sui 2/3 di nominati in Parlamento e sull’assenza delle preferenze e del voto disgiunto.
    Pur tuttavia, essendo convinto che non esiste una legge elettorale perfetta e che quella ora in votazione è manifestamente migliorabile, attendo di vedere la legge – se passerà – alla prova dell’esperienza, che è sempre assai dura per le leggi elettorali.
    Forse, con tutti i suoi limiti, se essa verrà infine approvata, sarà nel complesso un piccolo passo in avanti da cui ripartire.

Lascia un commento

Required fields are marked *.