LETTA E RENZI. IL PD E GIORGIO NAPOLITANO. E LE CRITICHE A “RE GIORGIO”

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In “Democristiani sì, ma di sinistraMarco Damilano sull’Espresso racconta come sia che sono arrivati al cuore del Pd, e in testa ai sondaggi di gradimento, due ex democristiani dal retroterra simile: Renzi e Letta. Rosy Bindi, intervistata il 18 luglio dal Messaggero dice “Matteo si calmi, il governo prima di tutto”. Ancora sul governo, sul caso Alfano e sul Pd: il testo del discorso del  ventaglio di Napolitano (“Il governo non può cadere”, su Europa), i commenti di Marzio Breda sul Corriere della Sera (“La linea dura di Napolitano” e “Colle, ‘addio’ sempre possibile”), di Paolo Pombeni sul Messaggero (“Una rete di protezione agli istinti anti-italiani”), di Stefano Folli (“Messaggio mai così esplicito”) e quelli, critici, di F. d’Esposito sul Fatto (“Il Pd s’inchina a re Giorgio“), di A. Colombo sul Manifesto (“Il Pd obbedisce e si liquefa”); poi l’intervista di G. Cuperlo all’Unità del 18 luglio (“Alfano lasci, serve un atto di responsabilità”), quella di Giorgio Tonini del 19 all’Avvenire (“Tonini: nessuno farà fortune sulla pelle di Enrico”) e quella di Zanda al Messaggero (“Zanda. Se Matteo è stufo lasci il partito”), e l’editoriale di Scalfari (“Quel ministro non può restare al suo posto”). Sul Foglio, a C. Cerasa, il ministro “Del Rio spiega cosa devono fare Renzi e Letta per non vivere da separati in casa”. Sul Manifesto Marco Revelli dice che con questo governo “Ogni giorno che passa è perso”.

 

 

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