Franco Monaco, in una riflessione sui funerali di Genova, vede nella mancanza di umiltà la ragione principale dell’avversione verso il Pd (non solo Renzi): “Pd dopo Genova. Umiltà vo’ cercando” (Huffington post). Un’analisi analoga la fa Nadia Urbinati su Repubblica, che stigmatizza la mancanza di umiltà, la saccenteria, la supponenza degli uomini del Pd: “I peccati della sinistra senza popolo”. Sul Corriere della Paolo Franchi evoca: “La marcia nel deserto che attende l’opposizione”. Ma Giuseppe De Rita, in un’intervista a Repubblica, la mette così: “La sinistra i fischi se li merita, ma 5stelle e Lega non saranno eterni”. Severo sul Pd, e non invece su Lega e 5stelle, il politologo Mauro Calise, già sostenitore di Renzi: “Il Pd sotto le macerie del passato” (Mattino). Ilvo Diamanti dice che la colpa della sinistra è stata di abbandonare le piazze, la società, il territorio: “Che cosa deve espiare la sinistra” (Repubblica). Federico Geremicca su la Stampa consiglia il Pd il coraggio e la pazienza di rifare tutto da capo: “Se per il Pd il nome è un peso”. Alessandro Campi allarga la visuale: “Quel senso di Stato da recuperare nella faida” (Messaggero). A Rimini Giancarlo Giorgetti si è confrontato con Graziano Delrio; così Cesare Zapperi sul Corriere: “’Il Parlamento non conta più. Duello Lega-Pd sul populismo”. L’intervista di Matteo Renzi a Repubblica: “Un boomerang il giacobinismo anti Pd. Chi dice il falso pagherà”. Scrive Alessandro Barbano sul Foglio: “Salvarsi dalla ‘consensite’, malattia mortale della democrazia”. E Federico Fubini indica i rischi per il governo: “La politica nell’epoca delle false promesse” (Corriere della sera).