SE LE AUTONOMIE DIFFERENZIATE AUMENTANO LE DIFFERENZE

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Non è facile districarsi nel pasticcio della questione dell’autonomia regionale. Non drammatizza ma chiede che se ne parli in Parlamento Valerio Onida, in un’intervista a Repubblica (“La coesione sociale non è messa in discussione”) e in una al Mattino (“Sbagliato non aprire la discussione in Parlamento”). Cauto anche il punto di vista di Marco Olivetti sull’Avvenire (“Un’occasione da usare bene”), affiancato da un articolo più critico, di Francesco Gesualdi (“Un boccone avvelenato”). Critici altri giuristi: Michele Ainis su Repubblica (“La fiera degli egoismi”) e Massimo Villone sul Manifesto (“Non solo questione di soldi, in ballo c’è molto di più”). Soppesa il giudizio un altro giurista, Francesco Clementi, sul Sole 24 ore (“L’aumento delle differenze e i contrappesi da prevedere”). Tra gli economisti sono critici Massimo Bordignon, su lavoce.info (“La posta in gioco con l’autonomia del Nord”), Gianfranco Viesti, il principale accusatore del regionalismo differenziato (“Lo spacca-Italia fa pagare al Sud la quota del fisco che resta al Nord”, Il Messaggero, e “Sono solo Zaia e soci a guadagnarci, e dopo non si torna indietro”, Il Fatto), e Adriano Giannola, presidente della Svimez (“Bloccare tutto o la secessione verrà fatta dal Sud d’Italia”, La Stampa). Quanto al Pd, Stefano Ceccanti e Luigi Marattin parlano di un grande equivoco (“Dieci punti sull’autonomia regionale”), Enrico Letta sembra assai critico (“E’ una secessione mascherata”, Quotidiano nazionale), alcuni presidenti di regione sono a favore: Sergio Chiamparino (“Io dico sì, il Nord non toglie risorse al Sud”, Il Sole 24 ore, e “Io favorevole ma nessuna regione può tenersi le tasse”, Repubblica), Stefano Bonaccini (“L’Emilia non minaccia l’unità del Paese”, Corriere della sera); altri meno: Enrico Rossi, “Si sfascia il paese per fondare staterelli egoisti”, Repubblica).

 

 

 

 

 

 

 

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