Per una “uguaglianza sostenibile”

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È stato presentato a Bruxelles il 27 novembre un documento, “Uguaglianza sostenibile”, redatto da una trentina di esperti europei, tra cui Enrico Giovannini e Fabrizio Barca, riuniti nella Commissione indipendente per l’Uguaglianza Sostenibile, di cui sono co-presidenti il danese Poulnyrup Rasmussen e la greca Louka Katseli. La commissione è stata promossa dal Gruppo parlamentare dell’Alleanza progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo.

Dell’iniziativa ha scritto su Repubblica Fabrizio Barca (“La Ue e l’uguaglianza sostenibile”). Ne ha parlato a Radio Radicale Enrico Giovannini (qui l’audio).

Diamo qui il link alla versione italiana della Sintesi dell’importante documento che contiene un centinaio di proposte politiche.

Scrivono, nella presentazione del documento,  i due co-presidenti della Commissione, Rasmussen e Katseli: “Le raccomandazioni politiche che la commissione indipendente fornisce nel presente rapporto sono finalizzate a una trasformazione radicale delle nostre società: una trasformazione che metta profondamente in discussione il mito di una crescita economica fine a se stessa, che dissoci la ricchezza dal benessere, che contesti fermamente la prevalente distribuzione del reddito, della ricchezza e del potere economico e che chieda una trasformazione sostenibile come fattore potente e innovativo di progresso sociale.”

Scrive Udo Bullmann, presidente del Gruppo parlamentare dell’Alleanza progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo: “La commissione non solo propone soluzioni politiche estremamente pertinenti e necessarie per la prossima legislatura europea, ma elabora altresì una nuova visione a lungo termine per una società realmente giusta e responsabile per il XXI secolo, in cui tutti abbiano un futuro dignitoso: una società fondata sul profondo rispetto per ogni persona e per il pianeta che dobbiamo proteggere con tanta urgenza.”

Il messaggio fondamentale del documento è così riassunto: “Le nostre società sono in crisi. Si tratta di una crisi non solo sociale e ambientale, bensì anche economica e politica. Le quattro crisi si alimentano a vicenda e nessuna di esse può essere superata senza invertire le crescenti disuguaglianze e cambiare il funzionamento del nostro sistema economico”.

Questi i capitoli su cui si articola il documento:

  • Ridare potere ai cittadini
  • Ridefinire il capitalismo
  • Conseguire la giustizia sociale
  • Verso uno sviluppo socio-ecologico
  • Innescare il cambiamento nel funzionamento della Ue

Così viene introdotto il documento: “La commissione indipendente sull’uguaglianza sostenibile è stata incaricata di sviluppare una nuova visioneprogressista fondata sul concetto di sviluppo sostenibile. Questa missione, volta a combattere le crescenti disuguaglianze in Europa, si ispira agli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, adottati nel 2015 da tutti gli Stati membri europei e da altri paesi delle Nazioni Unite. Tale programma lungimirante non ha ancora trovato un riscontro preciso e completo nella politica europea e non è stato tradotto in specifici obiettivi strategici a livello dell’Unione.

Questo è il primo rapporto strategica a cura della commissione indipendente. Essa lancia un appello ad agire per cambiare radicalmente l’Europa, attraverso più di 100 proposte politiche che potranno essere perseguite dai partiti progressisti e da altri attori nel corso della prossima legislatura (2019-2024), e integrate con un approccio alla governance europea profondamente diverso, basato su un nuovo patto di sviluppo sostenibile.

La commissione indipendente insiste sull’urgenza di questa azione politica radicale alla luce delle diverse crisi che, oltre ad acuirsi, si stanno rafforzando vicendevolmente e in considerazione della necessità di rilanciare la democrazia sociale, che si trova in un momento estremamente critico della sua storia politica. Dette crisi – sul piano economico, sociale, ambientale e politico – sono la conseguenza del sistema economico dominante. In assenza di profondi cambiamenti, esse porteranno a un collasso democratico, sia perché le forze populiste ed estremiste autoritarie acquisiranno un forte potere in tutta Europa, sia perché queste crisi economiche, sociali o ambientali raggiungeranno una fase destabilizzante per la società.

A titolo di esempio, il nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha messo chiaramente in evidenza la sfida ambientale. Una nuova crisi finanziaria, già prevista da alcuni esperti, potrebbe avere ripercussioni devastanti per le nostre economie facendo leva sui persistenti effetti negativi della crisi del 2008. Non sono stati compiuti progressi sufficienti per rendere la zona euro più resiliente agli shock. Un continuo deterioramento delle condizioni sociali, alimentato dall’aumento delle disuguaglianze e dell’insicurezza, non da ultimo nelle regioni meno sviluppate di tutta Europa, nelle zone rurali e nei centri urbani o nei loro dintorni, potrebbe comportare gravi rischi sistemici, convogliando un maggiore sostegno elettorale verso partiti populisti ed estremisti autoritari.

Un quadro così fosco è in contrasto con i risultati che si potrebbero ottenere se si perseguissero con successo politiche profondamente progressiste. In tale ottica, la commissione indipendente ha cercato di fornire un contributo elaborando una strategia politica dettagliata e concreta e lanciando allo stesso tempo un messaggio di speranza e di fiducia per la realizzazione di un’Europa diversa; si tratta di un messaggio rivolto anche ai partiti progressisti, che devono assumere la guida politica e unire le forze con i sindacati e le organizzazioni progressiste della società civile, al fine di dar vita a una mobilitazione dal basso verso l’alto e rivendicare un percorso politico diverso.

Esiste una scomoda verità sull’Europa. Quasi un terzo dei nostri bambini e dei nostri giovani è povero o rischia di diventarlo, milioni di giovani non riescono a trovare un lavoro che consenta loro di costruirsi un futuro e più della metà degli adulti in Europa ritiene che le giovani generazioni avranno una vita peggiore della loro. Grazie alle politiche illustrate nel presente rapporto, saremo inoltre in grado di coinvolgere le giovani generazioni e dire loro che non esiste un futuro prestabilito senza prospettive.

Se intervenissimo per modificare il corso della storia europea, potrebbe nascere una società alquanto diversa – all’insegna dell’uguaglianza sostenibile, del benessere di tutti, dell’equilibrio economico, sociale ed ecologico e della pace, che non lascia indietro nessuna persona e nessuna regione.”

 

4 Comments

  1. Questo tipo di elaborazioni politico-sociali, di carattere sistemico e legate a visioni prospettiche del futuro non riescono, assai spesso, a sollecitare l’interesse dei media e restano patrimonio di idee e di speranze per gruppi assai ristrettì. Perciò quando si commissionano tali studi di valore strategico occorre, contestulemente, predisporre un progetto di diffusione e conoscenza ampia dei temi e delle conclusioni. Altrimenti quelli, anche molti giornalisti progressisti, che dicono che in Europa mancano le idee per una riforma delle Istituzioni e delle politiche avranno facilmente ragione.

  2. Lei ha certamente ragione. Sorprende, e rattrista, in effetti, che queste elaborazioni come lei dice di valore strategico, su temi decisivi e cari a tutti noi, restino appese per aria e non muovano a dibattito. E’ che l’attenzione è presa dalla superficie delle cose, dalle prese di posizioni quotidiane, dall’accelerazione impressa alla discussione politica dai social media. Ed è che non c’è più il tessuto dei partiti, dove le grandi visioni politiche, le questioni strategiche, vengono spacchettate e fatte circolare, vengono ruminate dagli iscritti, e possono così alimentare davvero la vita culturale e politica di un paese. Ma evidentemente le idee forti ancora ci sono, c’è chi le elabora. E dobbiamo dunque ritrovare i modi per farle circolare, per ristabilire i contatti tra cronaca quotidiana e progettualità politica, tra vita e pensiero…

  3. Io vorrei invece far riflettere sulla carenza di dibattito online, ci sono molte riflessioni, rassegne stampe, racconti di conferenze, ma praticamente non ci sono siti dove ci si incontra e si discute davvero.

    I cattolici, salvo rare eccezioni (per lo più di stampo tradizionalista), sono praticamente fuori dalla vita del web, tenuto conto che una delle attuali forze politiche in campo è nata online mi sembra un problema piuttosto rilevante.

  4. …anche Angela ha ragione. Completamente ragione. “Non ci sono siti – dice – dove ci si incontra e si discute davvero”. C3dem, più ancora che una rete di associazioni, è un sito web. E il suo enorme limite è proprio che non è sede di incontro e di discussione. Le persone che a suo tempo lo hanno proposto non lo hanno poi usato per confrontare le proprie idee. Non ne hanno sentito evidentemente la necessità. Ognuno avrà probabilmente il suo cerchio di amici, e certo la sua piccola associazione, dove farlo. Oppure si ha timore di esprimersi, di mettersi in gioco, di dire il proprio parere; magari si teme la critica, si teme di essere colti in fallo, si ha paura di dire cose banali, o troppo emotive… Insomma, niente discussione, niente dialogo.
    Angela si riferisce esplicitamente al web, e nota come molti tra i cattolici siano restati indietro nell’uso di questi strumenti. Ha ragione, ma non è solo lo spazio on line a essere poco usato per incontrarsi e dialogare; ci si incontra poco e ci si confronta poco anche negli spazi fisici, visto che ognuno resta nella sua piccola associazione e lo spazio-partito in pratica non esiste più. E persino i luoghi cartacei sono poco battuti (quante riviste e rivistine hanno chiuso!).
    Penso, poi, a quanto poco si dialoghi e ci si confronti anche nelle comunità parrocchiali…

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