I SÌ E I NO (NETTI E MENO NETTI) E LE DOMANDE SENZA RISPOSTA

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Referendum: molti che si sono già dichiarati per il Sì e per il No si ripetono sull’uno o sull’altro giornale. Tra le voci (più o meno) nuove: Walter Veltroni, “Voto No. È nella storia del Pd” (intervista a Repubblica); Piero Grasso, “Non voglio firmare cambiali in bianco, voto No” (intervista a La Stampa);  Giovanni Guzzetta, “Provvedimento inutile che rafforzerà la casta” (intervista a Il Tempo); Ida Dominijanni, “A chi giova il taglio della casta” (Internazionale); Mario Segni, “Stavolta invece voto No” (intervista a Il Venerdì); Guido Crainz, “Un No netto ma con molte domande senza risposta” (Repubblica); Massimo Giannini, “Il mio No a malincuore” (La Stampa); Marcello Flores, “Sono i 5stelle la casta: odiano le poltrone, ma le hanno riempite tutte di amici e parenti” (intervista a Il Riformista); Filippo Pizzolato, “Le ragioni del Sì” (sulla newsletter del Meic); Salvatore Vassallo, “Il referendum non impone una nuova legge elettorale” (Domani). Un breve video con le due posizioni (già note) di Luigi Zanda per il No e di Stefano Ceccanti per il Sì. Dice Daniela Preziosi (ex Manifesto, ora Domani): “Al Governo servono anche i No che aiutano a crescere”. Dice Stefano Folli (Repubblica): “Il referendum è un voto sui 5stelle”. Giuseppe Boschini, “Un referendum senza risposta” (Settimana news).

 

 

 

 

 

 

 

 

One Comment

  1. E’ vero, il referendum sul taglio dei parlamentari pone ai fautori del SI e del NO una serie di domande che restano, al momento, senza risposte e che nemmeno dopo l’esito del voto si avranno risposte.
    L’unica cosa certa è che il taglio dei parlamentari, essendo un intervento parziale che lascia inalterato anzitutto il processo decisionale (funzionamento del Parlamento e assoluta duplicità tra Camera e Senato), non dà il segno del cambiamento istituzionale in cui questa così detta “riforma” si inserisce. E di questo limite non è risolutivo neanche una nuova legge elettorale che, peraltro, ancora non c’è se non nelle intenzioni di qualcuno.
    Per queste ragioni continuo a ritenere che sia più utile, anzi necessario, votare “NO” perché, in ogni caso, all’Italia serve di più una onorevole sconfitta (ma non è detto che sconfitta sarà) che una inutile vittoria.

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