Giuseppe Dossetti e la democrazia sostanziale

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La casa editrice Zikkaron, messa in piedi a Marzabotto da alcuni membri della Piccola Famiglia dell’Annunziata, la comunità fondata da Giuseppe Dossetti, ha pubblicato  un prezioso libricino (110 pagine) in cui è raccolta un’antologia dei testi di Dossetti dedicati in modo specifico alla democrazia. Sono testi in parte già editi in parte inediti o difficilmente reperibili, di diverse tipologie (resoconti di discorsi politici, articoli pubblicati in testate giornalistiche, relazioni giuridiche). Come spiega il curatore, Andrea Michieli (dottorando in Diritto pubblico alla Bicocca di Milano ed ex fucino), la scelta dei testi si è sviluppata attorno al concetto di “democrazia sostanziale”, e ciò sia per l’influenza che esso esercitò nel Secondo dopoguerra, durante i lavori dell’Assemblea Costituente e nell’azione del gruppo di intellettuali di “Cronache sociali”, sia per i numerosi richiami che lo stesso Dossetti, in circostanze differenti, fece a tale nozione come prisma per comprendere il suo impegno giuridico e politico.

La raccolta è preceduta da una densa prefazione di Carlo Galli e contiene una postfazione di Valerio Onida. Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna e deputato nella legislatura appena conclusa (prima nel Pd poi in Mdp), analizza a fondo la nozione dossettiana di democrazia sostanziale, contestualizzandola anche rispetto alle discussioni attuali intorno alla democrazia. “La prospettiva di Dossetti – scrive – non è Stato-centrica. Semmai, sta nel rapporto con la trascendenza. L’Assoluto, infatti, non è assente dalla riflessione di Dossetti, ma non certo in modo tale da generare un fondamentalismo, sì piuttosto come una fonte d’ispirazione e di tensione o, se si vuole, come una fonte d’energia per un agire politico umano e concreto, per quella ‘democrazia sostanziale’ che è il volto storico del cristianesimo. L’apertura alla trascendenza è l’origine della possibilità che la libertà si apra all’altro, non si chiuda nell’egoismo”.  nella Postfazione Onida spiega come “sostanziale”, per Dossetti, la democrazia lo debba essere perché essa muove dalla centralità della persona, con tutti i suoi diritti e doveri, e dal rapporto che vi è fra persona e comunità.

L’antologia contiene interventi di Dossetti fatti tra il 1945 e il 1948, più un estratto della conversazione con il clero di Pordenone che egli tenne nel marzo del 1994.

Il primo è il resoconto di un comizio che tenne nel luglio del ’45 presentando l’Organizzazione Giovanile Italiana, un’associazione da lui fondata, apartitica, per promuovere una sensibilizzazione politica dei giovani all’indomani della Resistenza. In questo testo compare per la prima volta l’espressione “democrazia sostanziale”, da intendersi – dice Dossetti – come “democrazia economico-sociale e democrazia politica”; ed emerge già la sua idea della necessità che la Dc andasse oltre il puro ripristino della democrazia formale. Di pochi giorni dopo è il breve scritto “La triplice vittoria”, pubblicato come il precedente, nel settimanale “Reggio democratica” (ma questo poi riedito da Giuseppe Trotta, nel ’95, nel volume degli “Scritti politici” di Dossetti), in cui contrappone la “democrazia sociale” al socialismo e al liberalismo. Il terzo scritto è un intervento che Dossetti tenne nei giorni del 1° Congresso del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, nel settembre dello stesso anno (uscito in “Rassegna” e poi ripubblicato da Alberto Melloni in “Contemporanea” nel 2007), in cui chiedeva che i comitati di liberazione nati dalla Resistenza rimanessero come forme vitali di democrazia, pur se privi della funzione di governo del Paese.

Nel maggio del ’46, alla vigilia del referendum, Dossetti tenne un comizio a Treviso, pubblicato sul settimanale locale della Dc (e di recente riedito nel volume “L’invenzione del partito”, a cura di Roberto Villa). Nella presente antologia questo testo viene pubblicato con il titolo “La democrazia sostanziale”. La Dc – sostiene Dossetti, che intanto era diventato vice-segretario del partito – deve individuare lo “specifico concetto di democrazia, unico vero”: concetto che non coincide, spiega, con la libertà, perché la libertà è un mezzo e non il fine della comunità politica. Nello  stesso mese tiene un comizio a Reggio, di cui abbiamo il resoconto (pubblicato nel volume curato da Trotta), in cui torna sui caratteri di una democrazia che sia “integrale”: la libertà politica, la giustizia economica e la libertà morale (cioè di religione, di scuola e di stampa). In questo scritto sono già esplicitati gli elementi di distinzione con De Gasperi. Nell’antologia sono poi riportati quattro tra i molti interventi di Dossetti all’Assemblea costituente (già editi nel volume “La ricerca costituente”, pubblicato dal Mulino nel 1994).

E’ del settembre 1947 l’intervento che Dossetti tenne al Congresso della Fuci, sul rapporto tra libertà e democrazia, dove la libertà viene vista come realizzazione della personalità umana e non nell’accezione negativa di assenza di ogni determinismo. In quell’intervento Dossetti spiegò la libertà declinandola su tre versanti: verso le cose, verso gli altri e verso Dio. E su queste tre tracce si svolsero i lavori di altrettante commissioni di studio; nella seconda vi erano, tra gli studenti, Leopoldo Elia e Carlo Alfredo Moro. Il resoconto del’intervento uscì su “Ricerca”, mensile della Fuci. A questo testo fa seguito il resoconto, curato da Vincenzo Saba, della conferenza che Dossetti tenne nel 1948 ad un convegno regionale dell’Azione Cattolica, sulla posizione dei cattolici di fronte allo Stato (pubblicato solo nel 1995 su “Conquiste del lavoro”, periodico della Cisl). Sul rapporto tra libertà e democrazia Dossetti tornò nello stesso anno in un intervento al X Congresso dei Laureati cattolici, pubblicato sul numero 1-2 di “Coscienza” di quell’anno.

L’ultimo testo dell’antologia ci fa fare un salto di quasi 50 anni. Siamo nel marzo del 1994 e Dossetti ripercorre il suo itinerario di vita e di fede in una conversazione con il clero della diocesi di Pordenone-Concordia. Rievoca la democrazia sostanziale, diversa e distante – dice – dalla “liberaldemocrazia di cui tutti, oggi, si sono fatti seguaci e realizzatori: con un nominalismo sempre più corroso di ogni sostanza fattiva, operante, concreta, reale e schietta, non ingannevole”.

Il libro contiene anche un’appendice digitale in cui sono riediti due testi famosi: l’articolo “La famiglia”, del 1944, a commento di un radiomessaggio di Pio XII, e la relazione del 1951 al Congresso dei giuristi cattolici su “Funzioni e ordinamento dello Stato moderno”.

In un testo che qui non compare Dossetti scriveva (1996): “Ho cercato la via di una democrazia reale, sostanziale, non nominalistica: che voleva che cosa? Voleva anzitutto cercare di mobilitare le energie profonde del nostro popolo e di indirizzarle in modo consapevole verso uno sviluppo democratico”. Nel 1947, all’Assemblea costituente, aveva detto che la democrazia per cui si batteva, sostanziale, sociale, era “una democrazia finalmente umana”.

Carlo Galli, chiude la sua Prefazione con questa riflessione: “La consapevolezza che la politica è potere di governo carico di responsabilità e di finalità, che senza politica non c’è democrazia umanistica ma solo l’ordine non umano della tecnica e la prospettiva inumana della sopraffazione universale, è il senso più radicale della posizione politica democratica di Dossetti. La quale è stata una possibilità che, per quanto non certo inerte, non è divenuta pienamente realtà, a suo tempo, benché abbia fecondato parte della riflessione e dell’azione della sinistra cristiana nell’Italia del dopoguerra. Una possibilità che – in dialogo con la laicità più pensosa e meno ideologica, con il pensiero critico più responsabile e meno ‘alla moda’ – dovrebbe ancora essere coltivata perché si inneschi quel grande ripensamento della democrazia di cui il nostro Paese mostra di avere oggi un così grande bisogno”.

 

(Giampiero Forcesi)

 

Il libro può essere richiesto a koinonia.montesole@gmail.com (www.zikkaron.com)

Qui si può leggere la prefazione di Carlo Galli.

 

 

 

 

 

 

 

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