Cattolici democratici e nuovo Pd

| 1 Comment

Nelle settimane scorse nella rete c3dem si è aperta una discussione sul tentativo di rinnovamento del Partito democratico e sul ruolo dei cattolici democratici in politica, dentro e fuori del Pd. Qui pubblichiamo un primo intervento al nostro interno, che reagisce alla recente presa di posizione di Pierluigi Castagnetti a cui la stampa ha dato un certo risalto. Altri interventi, di membri della nostra rete e di persone a noi in qualche modo vicine, seguiranno

 

 

Pierluigi Castagnetti ha lanciato un allarme (ampiamente documentato e commentato su questo portale) perché teme che il rinnovamento del Manifesto dei Valori del PD tradisca la sintesi tra le diverse culture politiche che lo avevano generato. Ma in che modo avverrebbe questo tradimento? Su quali temi? Cercando la risposta a queste domande, ho ascoltato l’introduzione e alcune relazioni tenute al Convegno de “I Popolari” del 19 dicembre scorso. E ho fatto bene, perché i resoconti giornalistici sono davvero banalizzanti. Ma invece di trovare una risposta ho dovuto porre altre domande.

Castagnetti afferma: “non si dice, ma si pensa che i cattolici democratici nel Pd siano una palla al piede perché su certi temi rallentano la corsa”.  E si scalda rivendicando che, al contrario, il cattolicesimo democratico non è, e non è mai stato, un elemento frenante ma “fuoco” quando arriva in politica. È stato, e vuole continuare ad essere, “il fuoco di una politica progressista che intende realizzare più pace, più giustizia, più uguaglianza!”.

Il Presidente de “I Popolari” ha cercato di dimostrarlo ricordando come il cattolicesimo democratico abbia giocato un ruolo da protagonista nella costruzione della democrazia dopo il fascismo, nella fissazione dei diritti inalienabili della persona nella Costituzione, nella costruzione dell’Europa unita, nella realizzazione di un’economia sociale di mercato. E se oggi si è capito che bisogna parlare di ecologia integrale è perché è il Vescovo di Roma – punto di riferimento del cattolicesimo democratico – che spinge energicamente in questa direzione.

Il gesuita Francesco Occhetta ha richiamato poi, tra l’altro, la necessità di rimettere al centro la fraternità accanto alla libertà e all’uguaglianza perché queste ultime due non degenerino nel soggettivismo. E ha detto che ci sono alcuni grandi temi da portare nel dibattito politico: la giustizia (che per noi è riparativa e non vendicativa), la dignità del lavoro, l’ecologia integrale, le riforme istituzionali (a partire dalla legge elettorale fino alla forma dello Stato perché non degeneri in autoritarismo).

Ora io mi chiedo: se le questioni sono queste, non mi pare che i cattolici democratici stiano rivendicando un po’ più di “centro” contro troppa “sinistra”. E non mi pare nemmeno che stiano chiedendo più “moderatismo” e meno “radicalismo”. Che cosa c’è di più radicale della fraternità e dell’ecologia integrale?

Mi pare piuttosto che chi si riconosce nella tradizione cattolico democratica veda solo cenere e fumo e voglia portare fuoco, veda freddo pragmatismo e voglia portare il coraggio dei grandi ideali.

Ma se è così, non vedo proprio perché l’attuale Manifesto dei Valori sarebbe intoccabile. È un testo che, per esempio, evoca più volte, con entusiasmo, la competizione, la crescita, la libertà del mercato, concetti che ci azzeccano poco con la fraternità e con l’ecologia integrale.

Occhetta ha detto anche che il cattolicesimo democratico deve cercare “inclusione e cambiamento”, non “identità e sicurezza” pena l’auto-tradimento.

Quindi? Quindi credo che potremmo superare le nostre, pur legittime, paure che derivano forse da occhi inconsapevolmente puntati all’indietro, e guardare avanti cercando di costruire il consenso nel Pd (le condizioni ci sono tutte!) su valori e scelte politiche radicali, all’altezza delle radicali sfide del tempo che ci è dato di vivere. È questo il nostro compito.

Carla Mantelli

One Comment

  1. Grazie a Carla per il suo contributo. La direzione prioritaria, in termini di valore, della transizione ecologica e della fraternità sul versante sociale, non risultano più in alcun modo, in realtà, estranei a quelli della competitività e della concorrenza nel mercato. Lo ha esplicitato bene il Green New Deal e tutti gli atti normativi attuativi del disegno europeo. Si tratta solo di intendersi sul concetto di crescita che dovrà inevitabilmente orientarsi nel senso della circolarità economica (riuso, riciclo, durabilità, riparabilità) e non in quello della linearità (prendi, consuma e getta). Lo spiega ottimamente di recente Leonardo Becchetti su Avvenire. Peraltro dall’Agenda ONU del 2015 e dall’Accordo di Parigi dello stesso anno, il metodo dell’agenda politica, nazionale ed europea, dovrà essere sempre quello dell’interconnessione di profili sociali, economici e ambientali. Nella traiettoria prevalente della transizione ecologica e digitale, infatti, nessuno potrà essere lasciato indietro

Rispondi a monica cocconi Annulla risposta

Required fields are marked *.