A proposito dell’invito di Guido Formigoni

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Era iniziato come un “commento” all’articolo di Guido Formigoni “Il cristiano, i muri, i ponti”, pubblicato sul nostro sito qualche giorno fa, ma poi è diventato … un articolo. E come tale l’autore ce lo ha inviato

 

Guido Formigoni sollecita e stimola. Al solito. E spesso lo fa volando alto. Questa volta trova naturali agganci nella battuta di Bergoglio sul miliardario americano Trump, candidato per i conservatori repubblicani alla presidenza degli Usa. Un Tea Party scolorito, che ignora l’insegnamento sociale della Chiesa e confonde la Rerum Novarum con il Capitale di Marx.

Formigoni non è da ora, e non è il solo, che lancia appelli agli ultimi giapponesi cattolici democratici, rinchiusi e sparsi a difesa dei propri piccoli territori, per farli uscire dal proprio guscio e spingerli a lavorare insieme in un cantiere culturale aperto. Per evitare fraintendimenti ripeto: culturale. Un cantiere riconoscibile, identificabile e possibilmente vociante aggiungo io. Uscire dall’autoreferenzialità appagante, ma ininfluente, che caratterizza la galassia associativa del cattolicesimo democratico italiano, per incontrarsi, dialogare, con-dividere e chiarire, diventa così il primo e più significativo passo di una proposta ambiziosa, politicamente “post-unitaria” e senza nessuna nostalgia di ripescare il Padre Sorge della “… ricomposizione dell’area cattolica”. Ma certamente con la consapevolezza che un nobile pensiero sociale e politico, come quello cattolico democratico, non merita con la sua straordinaria attualità il silenzio che lo avvolge. Un fatto deve essere certo: da soli non si va da nessuna parte, soprattutto quando il lavoro vuole essere messo a disposizione di altri.

Lo si è ripetuto tante volte: attingere alle essenze dei valori depositati nel Vangelo, e declinarle nel Terzo millennio cristiano affrontando i macigni delle sfide sino a ieri inimmaginabili che ci troviamo davanti, rappresenta il calcestruzzo messo nel secchio di ogni singolo operaio cristiano e di ogni singola realtà  associativa. Occorre però dotarsi di cazzuola e di tanta buona volontà. Per costruire, anche qui, ponti  di collegamento. Cementando sensibilità diverse, storie diverse, territori diversi , ma eguali nell’ispirazione, e nella finalità della ricerca culturale pre-politica. Un’operazione complicata non c’è dubbio. Che suggerisce incomprensioni. Anche perché è in ascesa il convincimento, eroico, che il cristiano debba agire sempre da solo. Anzi, che è meglio se agisce da solo. Ma un’operazione che richiede anche tanta umiltà. E tanta pazienza. Lo dimostra questo sito C3Dem, che forte della presenza e dell’adesione di 25 associazioni  “cattolico democratiche”, si ritrova quasi sempre con le stesse firme, con gli stessi nomi, con gli stessi temi, senza mettere in circolo il dibattito interno delle singole realtà, suggerimenti e idee nuove. E senza aver potuto creare quella rete di dibattito collettivo, intanto virtuale, su cui si contava, capace di realismo per saper leggere i nuovi tempi collocando sul passato i nostri precedenti convincimenti, e puntando la rotta verso il futuro senza smettere di farci orientare dalla nostra coscienza cristiana. Non perdiamo la speranza! Rimane il fatto che oggi stiamo pagando a caro prezzo la liquidità sociale nella quale siamo immersi, e la debolezza di pensiero che essa implica. Una società solida e solidale va sotto i nostri occhi pian piano scomparendo, attaccata dal ripiegamento liberista sull’individuo motore del mondo, senza comunità, senza collettivo, e forse senza Stato. Scomparso il partito a denominazione cattolica, che Sturzo già cento anni fa non digeriva, scomparsa la Chiesa che sponsorizza partiti e leader politici, scomparsi gli appuntamenti laici del grande dibattito culturale, in ritirata l’associazionismo cattolico storico, e di fronte ad una confusa e autoproclamata rappresentanza politica nominalistica che crea solo disinteresse e si fa sentire solo per i diritti e le Unioni civili, a questo nobile pensiero rimane il compito ingrato di giocarsi le sue carte solo sul piano della casuale testimonianza isolata. Nell’associazionismo sparso. Nei movimenti. Apparentemente fruttiferi nella loro ricca diversità, come qualche studioso cattolico ha sostenuto. In realtà sociologicamente e culturalmente insignificanti nella loro proiezione nazionale e sovranazionale: la testimonianza giocata sulla solitudine, va bene forse per la preghiera ma non per la polis e la sfera pubblica. Le domande sono allora queste: non è per caso che la frammentazione si unisce spesso alla temerarietà di autoproclamarsi traduttori e depositari unici di una tradizione, e trascina all’intransigenza e a una sorta di fondamentalismo autoreferenziale? non è per caso che l’incomunicabilità porta al narcisismo irrilevante delle tante “isole felici” separate? Si pensi al silenzio dell’associazionismo cattolico storico in primis, e poi alla galassia dei movimenti, delle associazioni territoriali, gruppi d’impegno sociale, incontri per l’impegno politico, scuole diocesane di formazione, ecc. non escludendo giornali diocesani e l’editoria. Insomma è veramente la propria parrocchietta territoriale che oggi conta e su cui conviene spendersi ?

Concludo ritornando all’inizio del mio appunto. E cioè ai “muri e ponti” di Francesco. Gli attacchi alla “…svolta marxista” di Bergoglio, da parte della destra repubblicana Usa, dei conservatori Teocon, e dei populisti Tea party, non sono nuovi. E non appartengono al miliardario Donald Trump che al pari di molti altri “cristianisti”, fa capire di ignorare evidentemente il Vangelo, la Storia della Chiesa, e il suo Insegnamento sociale. Su diversi media Usa questi attacchi partono a ridosso dell’Evangeli Gaudium del novembre 2013. Sono stati in particolare i capitoli II sulle sfide del mondo attuale, e il IV sull’inclusione sociale dei poveri a destare allarme. Un’Esortazione che s’ispira alla Teologia della Liberazione, è stato detto e scritto sui media statunitensi. A cui hanno fatto seguito articoli colmi di ignoranza e spesso astiosi, che pian piano si sono trasformati in libri livorosi anche in Italia. Tutti contro Bergoglio. Tutti contro il suo marxismo sotto traccia. Tutti contro il suo anticapitalismo e antiliberismo. Ma tutti insieme che dimostrano tanta stupidità. Anche da parte di chi dichiara di essere cristiano. Su questo aspetto mi sono soffermato una o paio di anni fa su “Appunti “ chiamando in causa il teologo liberista Michel Novak, difeso a spada tratta qui in Italia da Marcello Pera e da Piero Ostellino. Non pretendo che il miliardario americano Donald Trump, sappia chi sia Novak. Così come non pretendo che conosca la storia dell’Europa, dell’Italia e di Roma. Men che meno la storia della Chiesa. Escludo dunque che sappia che Leone IV non è il quarto leone ucciso da un suo amico milionario nel corso di un safari africano. Ma quando rispondendo alla provocazione evangelica di Bergoglio: “…non muri ma ponti”, ha affermato che anche il Vaticano è chiuso da mura, ha dimostrato di ignorare che le “mura leonine”  sono state alzate qualche anno fa per difendere la Basilica di S. Pietro dalle invasioni e dai saccheggi degli Unni, dei Vandali, dei Goti e dei Musulmani. I quali, certamente, non avevano le stesse intenzioni che hanno i tantissimi poveri messicani che vogliono entrare negli Stati Uniti solo per sfamarsi e lavorare, e che lui con la sua ricchezza e quella della sua Nazione vuole respingere e cacciare. Mi viene da urlare un evviva ai nostri …terroni lampedusani!

Nino Labate

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