Qualche riflessione realistica sulla Costituzione

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Adesso che il referendum costituzionale è lontano e che gli animi sia dei difensori che degli innovatori della Costituzione si sono placati, forse si può tentare di fare qualche ragionamento realistico e di merito in proposito. Avanzerei pertanto due riflessioni.

Senza nulla togliere al valore della Costituzione, come legge fondamentale dello Stato e per i molti orientamenti ideali che contiene, ritengo che si potrebbe prendere atto che difficilmente si possa dire che essa oggi costituisca un fondamento di unità del popolo italiano.

Lo è stato  nel dopoguerra come un punto di intesa tra le grandi forze politiche di allora e ha consentito lo sviluppo della nostra democrazia in un tempo attraversato da profonde divisioni ideologiche.

Ma i sostenitori (i popoli, mi verrebbe da dire) di PD, Forza Italia, Lega, Cinque Stelle, Liberi e Uguali, Fratelli d’Italia che si confronteranno nelle prossime elezioni hanno come substrato comune la Costituzione? Io penso di no e d’altra parte una base comune è essenziale per impedire la disgregazione sociale e consentire la vita democratica.

Per questo personalmente ritengo importante che si operi per cercare posizioni trasversali condivise sulle questioni più importanti della vita della società.

Prendiamo ad esempio lo ius soli: non è stato discusso alla Camera perché si temeva un voto negativo. Ma sarebbe stato positivo che passasse con il 50%+1 dei voti quando su questo tema è profondamente divisa l’intera società? Non sarebbe meglio aprire un serio confronto pubblico nella società civile (ecco un grande compito della Chiesa e dei cattolici democratici) per vedere di superare critiche, diffidenze, paure e accogliere anche suggerimenti validi di miglioramento?

Passiamo a un secondo tema: si parla tanto, come di un problema drammatico, della disoccupazione giovanile. Se si analizzano i dati è facile vedere che una buona parte di questi giovani o non hanno titoli scolastici, o li hanno inadeguati o non sono preparati. Non è questo un problema di tutti? E’ impossibile mettersi d’accordo, anche da posizioni politiche diverse, per realizzare un grande programma formativo condiviso?

Naturalmente potrei continuare con altri esempi, ma il discorso mi sembra chiaro; il terreno comune non va ricercato nel passato ma lo dobbiamo costruire noi oggi sul piano dei problemi concreti da affrontare.

Vengo alla mia seconda proposta. Sinceramente sono un po’ stanco di tanti discorsi celebrativi della Costituzione, sempre uguali, ripetitivi, per lo più declamatori e retorici. Forse sarebbe meglio dedicare le energie per cercare di realizzarne qualche parte tuttora valida.

Prendiamo il tema del lavoro; tutta la Costituzione è lavorista, ci sono almeno trenta articoli che parlano di lavoro, ma si è fatto poco o niente.

Ora negli ultimi documenti sindacali unitari si dà grande rilievo alla partecipazione dei lavoratori nelle imprese richiamando l’articolo 46 della Costituzione. E’ un ottimo proposito, ma è un tema che può essere vinto solo se  trova consenso nella società e diventa una coscienza condivisa. Ecco cosa intendo per credere nella Costituzione, e come è possibile renderla viva non solo a parole.

 

Sandro Antoniazzi

 

 

 

 

 

 

 

2 Comments

  1. A mio avviso la prima parte della Costituzione è certamente un substrato comune della nostra democrazia. O per lo meno lo è stata, se guardiamo agli eventi della storaìia republlicana (stragi di mafia, terrorismo, anni di piombo) e ha permesso nondimeno uno svulippo economico solido nel dopoguerra e la partecipazione da protagonista al percorso di integrazione europea.
    Il punto cruciale riguarda la seconda parte, ossia l’organizzazione degli organi costituzionali.
    E’ innegabile, penso anche da parte di chi ha sostenuto il No all’ultimo referendum, che una revisione ampia e incisiva del ruolo del parlamento (2 camere che svolgono compiti uguali ma con una base elettorale diversa), del federalismo (titolo V che dal 2001 non ha funzionato), nonché un rafforzamento dei poteri del governo in parlamento (poteri nel senso vero del termine: capacità ed effettività decisionale in un’epoca che lo richiede sempre più velocemente) sia necessaria.
    Una democrazia più decidente sarebbe senz’altro il primo passo per realizzare i punti della Costituzione rimasti ancora lettera.
    La Costituzione, per quanto solenne e fondamentale, è pur sempre un testo giuridico, elaborato da uomini in un certo periodo storico, e come tale necessita di un adattamento all’evolvere del tempo.

    Giacomo (Parma)

  2. Sandro, sono d’accordo con Te nella conclusione del Tuo scritto: oggi dovremmo impegnarci a ragionare sulle situazioni problematiche che rendono difficile l’attuazione dei principi fondativi contenuti nella prima parte della nostra Costituzione, ma questi principi restano validi e devono rappresentare l’obiettivo per cui impegnarsi politicamente! Credo che in questo ampio spazio di servizio alla nostra comunità civile stia anche il ruolo della nostra rete di associazioni che si richiamano alla ispirazione cattolico democratica, una ispirazione che ha grande parte della costruzione della nostra Costituzione!

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