NASCE L’ERA TRUMP. PRIME REAZIONI

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Donald Trump si è insediato alla casa Bianca con un discorso tranchant. Il giudizio di Romano Prodi: “Usa, nuovo corso. Un’occasione anche per l’Europa” (Il Gazzettino), e in un’intervista all’Avvenire: “Alla sinistra serve un nuovo riformismo”. Nella lunga intervista rilasciata a El Pais papa Bergoglio osserva: “Lo giudicherò dai fatti. Ma sui nuovi salvatori ricordiamoci di Hitler” (“Il papa e il tycoon”, Repubblica). Rita Di Leo: “Noi europei e l’era di Donald” (Manifesto). Ferdinando Nelli Feroci: “Allarme Ue, la nuova Casa bianca sponda ai populismi” (intervista all’Unità). Federico Rampini, “Trump, il manifesto populista” (Repubblica). Timothy Garton Ash: “L’alleanza dei populisti” (Repubblica). Tania Mastrobuoni: “Ora l’effetto domino: la destra dei populisti contro l’Europa aperta” (Repubblica). Marco Valsania: “Il grande timore del neoprotezionismo” (Sole 24 ore). Sergio Fabbrini: “Quella santa alleanza tra populismo e nazionalismo” (Sole 24 ore). In un azzardato articolo Eugenio Scalfari prima paragona poi analizza distintamente Trump e Renzi, e infine detta a Renzi il programma politico futuro: “La forza dell’io sul percorso di Donald e Matteo” (Repubblica). Walter Veltroni, nel suo domenicale articolo sull’Unità: “Trump e i sindaci”. Alberto Melloni: “Chi è Dio nell’America di Trump” (Repubblica). E tante sono le donne che protestano, racconta Bia Sarasini: “Woman’s march, un programma politico che parla a tutti e a tutte” (Manifesto).

 

 

 

 

 

 

 

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  1. E’ vero, per quanti dubbi e preoccupazioni sollevi Trump è comunque il Presidente degli Stati Uniti, se si vuole è un Presidente debole e forse ricattabile perché sulla sua elezione grava il sospetto della manipolazione del risultato elettorale, ma è anche il Presidente più “divisivo” e meno popolare che la storia ricordi. Nonostante il suo discorso di insediamento, resta indecifrabile la sua politica e, per molti aspetti, lui stesso. Per questo credo abbia ragione Papa Francesco che in proposito dice: “vedremo quello che farà, e allora valuteremo, non si può essere profeti di calamità”.
    Già, non resta che attendere e, per una parte far conto sulle risorse della democrazia americana e sulla speranza che le sue scelte politiche provochino sussulti di dignità e di mobilitazione negli Stati Uniti perché le conseguenze di tali scelta interesseranno anzitutto i cittadini americani, vedi ad esempio, la cancellazione dell’Obama Care in materia di sanità, e per l’altra parte mantenere viva la nostra attenzione e la riflessione sugli elementi di rottura che hanno portato alla sua elezione e le possibili novità che si aprono.

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