IL VOTO AL NORD E IL CASO BANKITALIA

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Romano Prodi, “L’autonomia dei ricchi mette a rischio l’unità” (Mattino). Paolo Pombeni, “Riaperta la questione regionale. Serve responsabilità” (Sole 24 ore). Massimo Cacciari, “Una risposta anacronistica a una domanda giusta” (intervista a Repubblica). Marco Damilano, “Il voto che spezza l’Italia” (L’Espresso). Paolo Balduzzi (economista della Cattolica), “La qualità sarà migliore ma non si pagheranno meno tasse” (intervista a La Stampa). PD E MDP: Matteo Renzi, intervistato dall’Avvenire, insiste nella critica a Bankitalia e dice: “Mille euro l’anno per figlio. Avrò la copertura dall’Europa”. Roberto Speranza  dice a Renzi: “Incontro subito per trattare. Destra forte, serve un’intesa”.  BANKITALIA: Eugenio Scalfari, “Scorciatoie populiste, gli errori più gravi del premier” (Repubblica). Silvio Berlusconi, “Le colpe sono dei banchieri, non di Visco” (intervista a La Stampa). Laura Boldrini replica al Sole 24 ore (“Bankitalia, le mozioni una scelta politica, ma testi ammissibili”) e al Corriere (“Perché le mozioni andavano accettate“).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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  1. VALUTAZIONI SUI RISULTATI DEL REFERENDUM IN LOMBARDIA
    24 ottobre 2017

    I dati definiti del referendum in Lombardia indicano che i votanti sono stati 3.017.707 pari al 38,40% degli elettori, che il “SI” ha ottenuto 2.875.438 voti pari al 95,29%, che il “NO” di voti ne ha ottenuti 119.051 pari al 3,95% e che le “schede bianche” sono state 23.218 pari allo 0,77%.

    Disponendo dei dati definitivi si possono fare alcuni raffronti e valutazioni assumendo a riferimento le elezioni regionali del 2013:

    – gli elettori erano 7.738.280 nel 2013 e 7.857.000 nel 2017, pari a + 118.720, cioè l’1,53% in più

    – i votanti sono stati 5.938.044 nel 2013 di cui 200.217 schede bianche o nulle, e 3.017.707 nel 2017, pari 2.920.337 voti in meno, cioè il 49,18% in meno

    – la percentuale dei votanti era il 76,74% nel 2013 ed è del 38,4% nel 2017, pari al 38,34% in meno.

    – nel 2013 il centro destra aveva ottenuto 2.456.921 voti, mentre il M5S ne aveva ottenuti 782.007, complessivamente 3.238.928 voti, pari al 54,54% dei voti validi.

    – i votanti totali al referendum sono stati 3.017.707, pari a 221.221 voti in meno dei 3.238.928 di voti che centro destra e M5S avevano ottenuto nel 2013 (il 6,83% in meno) e al 16,14% in meno rispetto ai voti espressi nel 2013 sul totale (54,54% dei voti validi nel 2013 meno il 38,40% di quelli validi nel 2017 uguale al 16,14% in meno)

    – considerando i voti ottenuti dal “SI”, 2.875.438 in rapporto ai 3.238.928 voti del 2013 si hanno 363.490 voti in meno pari all’11,22% in meno, e in rapporto al numero degli elettori la percentuale è del 36.59. Tutto ciò senza considerare che una parte non marginale di voti, ma difficile da quantificare, per il “SI” arrivano, per esplicita loro affermazione, da rappresentanti di forze politiche o di istituzioni non di centro destra o M5S, il che riduce l’incidenza delle forze promotrici sul risultato finale e sul rapporto con il numero totale degli elettori.

    I risultati del referendum sono sicuramente significativi e importanti in quanto evidenziano che nei diversi territori regionali esiste una domanda di maggiore autonomia che può trovare senso e risposta nella prospettiva in un vero federalismo europeo, in ciò che taluni chiamano gli “stati Uniti d’Europa”.

    Questo è un tema che non ha avuto spazio e attenzione nel dibattito referendario, ma nondimeno è un tema fondamentale per il futuro del nostro Paese e dell’Europa.

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