20 Novembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Aspettando la “rinascita” di Reggio

20 Novembre 2012
di Nino Labate

L’ondata di scandali che l’Italia ha fatto registrare nell’ultimo anno ha investito in maniera esemplare anche Reggio Calabria. Una delle più belle e storiche città calabresi ha assistito al commissariamento della sua amministrazione comunale con molta indignazione. Ma nello stesso tempo con tanta rassegnata compostezza. Tutto ha riguardato il déjà vu, il déjà senti, accompagnati da una drammatica impotenza. L’atto governativo, per le sue devastanti conseguenze sulla fiducia cittadina verso la politica, non è davvero da sottovalutare. Nel mentre alimenta ulteriormente la cultura del sospetto fra i ceti sani della città, rende consapevoli non solo del deficit di etica pubblica, ma anche del diffuso disinteresse delle èlite locali verso l’impegno civico. Se a questo si aggiunge

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13 Novembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Giovani e lavoro al Sud. Sfide per il mondo adulto

13 Novembre 2012
di Giovanni Serra

La crisi economica originatasi nel 2008 sta impattando in misura considerevole sull’occupazione e sulle prospettive di vita dei giovani meridionali. L’ultimo rapporto Svimez ricorda che, nel triennio 2008-2011, gli occupati giovani (under 30) sono scesi dell’11% a livello nazionale, del 22% al Sud. Vi è difficoltà a trovare lavoro e difficoltà a conservarlo. Si riduce la motivazione allo studio (in calo le immatricolazioni all’Università) ed aumenta il numero dei Neet (not in education, enployment or training) cioè dei giovani che non lavorano e non studiano. In Italia si tratta di 3,2 milioni di giovani, 1,8 dei quali vive al Sud. Un dato impressionante, quasi la metà dei giovani meridionale, semplicemente, non fa nulla!

Giovani choosy, come li definirebbe il ministro Elsa Fornero? Giovani schizzinosi che non vogliono fare lavori non graditi? Forse in parte. Così come in parte si tratta di giovani lavoratori in nero, costretti a lavorare senza contratto e senza diritti.

Ma la maggior parte sono giovani senza prospettive, senza speranza di futuro, perché credere nel futuro è difficile e richiede anche i mezzi per decidere di investire ancora nella formazione o solo per scegliere di emigrare.

Su questi giovani, però, non si può, con disinvoltura, scaricare la responsabilità della crisi che vivono, limitandosi ad inventare gli aggettivi che possano, di volta in volta, apparire più cool.

La società degli adulti deve fare autocritica. Quanta parte ha avuto

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