SESSANTA A QUARANTA

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Gianfranco Pasquino, “Non credo al voto di protesta, ha vinto la passione politica” (intervista a La Stampa). Chiara Saraceno, “Basta con le accuse di populismo. Nel No c’è tanta ricchezza” (intervista al Manifesto). Gustavo Zagrebelsky, “La Costituzione salvata da ogni manomissione, ora va soprattutto attuata” (Repubblica). Tommaso Montanari, “La rete di salvataggio della Costituzione” (Repubblica). Ezio Mauro, “Il populismo del potere” (Repubblica). Ilvo Diamanti, “Avanti tutta verso il passato” (Repubblica). Anais Ginori, “I populisti, dal Front National all’UKIP: l’esultanza delle destre europee” (Repubblica). Michele Ainis,L’energia civica che batte l’apatia” (Repubblica). Alessandro Barbano e Massimo Adinolfi, “Grillo e gli altri. La sfida che verrà” (Mattino). Alessandro Campi, “La sinistra che cade in Europa” (Messaggero). Ernesto Galli Della Loggia, “Le cinque ragioni di una sconfitta” (Corriere della Sera). Sabino Cassese, “Legge elettorale, nodo da sciogliere” (Sole 24 ore). Emanuele Macaluso, “Il Pd, la sinistra e il marasma del dopo voto” (Unità). Mauro Calise, “Renzi non è solo. 13 milioni di voti vi sembrano pochi?” (intervista all’Unità). Giovanni Orsina, “Il risiko delle mosse dei 5 Stelle” (La Stampa). Marco Olivetti, “Rebus dell’intesa larga e voglia di proporzionale” Avvenire). Roberto D’Alimonte, “Centri per il Sì, periferie per il No” (Sole 24 ore). Giuseppe Vacca, “Ora la conta, e via i fautori del No” (Mattino). Alessandro Rosina, “Onda di protesta. Urgenze? Il lavoro e la crescita economica”. Stefano Folli, “La bandiera del 40 per cento e quell’incrocio governo-dem” (Repubblica). L’amaca del 6 dicembre di Michele Serra (Repubblica).

 

One Comment

  1. Valutando, a posteriori e con maggiore razionalità, la campagna referendaria sulle modifiche della Costituzione e i risultati del voto che ha visto prevalere il “no” con il 60% dei voti contro il 40% del “sì” è molto difficile dire chi ha vinto. Certamente non ha vinto Salvini, ma neppure Grillo e tanto meno Berlusconi, per non parlare della galassia di Sinistra Italiana e della minoranza del PD che hanno votato “no”. Questo poliedrico schieramento ha rappresentato i 4/5 delle forze e movimenti politici e, dunque, la vittoria del “no” è una vittoria condivisa tra tutti coloro che vi hanno partecipato. Solo il tempo ci dirà se quella che ha vinto è anche una coalizione politica e di governo. Sicuramente Renzi ha perso, ma il 40% dei voti per il “sì” è in un campo un po’ più omogeneo di quello del “no”.
    Questi sono i dati che emergono dal voto referendario e sui social media, oltre ai commenti sul voto, ci sono un’infinità di consigli gratuiti nonché interessati, indicazioni, raccomandazioni, pareri, opinioni, idee, suggerimenti, proposte, sul cosa fare, sul come affrontare e risolvere i problemi politici e di governo creati dall’esito referendario.
    Per carità, in termini democratici tutto pienamente legittimo anche se, con una certa dose di ironia, i destinatari di tali consigli potrebbero citare il vecchio detto “non datemi consigli perché so sbagliare da solo”. Se tutto questo manifestare il proprio pensiero e le proprie idee è democratico, non riescono a comprendere perché Umberto Eco a proposito dei social media abbia detto: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli”.
    Visto che Umberto Eco se la prende con gli “imbecilli” suggerisco la lettura di un piccolo libro di Maurizio Ferraris “L’imbecillità è una cosa seria”, Ed. Il Mulino, anche per ricondurre alla reale dimensione la grande massa di costituzionalisti e strateghi della politica, senza escludere chi scrive, che la campagna referendaria prima e l’analisi del voto poi hanno posto in evidenza.

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