RENZI, “PRESIDENTE PRETERINTENZIONALE”

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Renzi e Berlusconi hanno dato risposte alle medesime domande. Sia l’uno che l’altro vanno letti in riferimento alle “esigenze storiche reali alle quali entrambi hanno cercato o cercano di dare risposte”. Cosi Giovanni Orsina su La Stampa (“La fenomenologia del renzismo”). Per Michele Ciliberto, sull’Unità, Renzi ha forti differenze rispetto alla tradizione socialista o alle correnti  del cattolicesimo democratico e liberale che hanno convissuto nella Dc; ma recupera “elementi di cattolicesimo sociale e della esperienza di un uomo di governo come La Pira” (“La sinistra post-ideologica di Renzi”). Mauro Calise sul Mattino evidenzia che, a differenza di quella di Berlusconi, la personalizzazione di Renzi “fa leva sul suo ruolo, e sui propri poteri, come premier”, è cioè un “requisito istituzionale” che dà più autorevolezza alla figura del premier (“Il premier  forte secondo Matteo”). Per Ilvo Diamanti, su Repubblica, Renzi “sfrutta a proprio vantaggio il clima antipolitico del tempo. Trasforma la sfiducia politica in fiducia personale”; è una sorta di “presidente preterintenzionale”; ma “fare il Presidente senza disporre di regole e di poteri istituzionali” e con un partito riluttante è rischioso… (“Un presidente senza partito”). Clima pesante nel Pd: Massimo Adinolfi, “Pd prigioniero di cordate e potentati” (Mattino); Fabrizio Ronconi, “La rissa democratica nel Pd” (Corriere della Sera). Caso Moro: “Per la verità su Moro si riparta dalle sue carte” (intervista a Giovanni Pellegrino sull’Unità).

 

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