Il nuovo partito cattolico e la “Fratelli tutti”

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La pandemia preoccupa molto. È vero. Ed è giusto. Specie quando ignoriamo l’inverno che ci attende. Non solo quello metereologico e stagionale dell’anno in corso. Ma quello del post Covid pieno di paure, provocate, ci ricordava Zygmunt Bauman, “… dall’insicurezza del presente e dall’incertezza del futuro”, e da un “…nuovo individualismo … che affievolisce i legami umani e inaridisce la solidarietà”.

Un futuro ansioso, legato ai mutamenti climatici e ambientali. Un futuro accompagnato da tutti gli sconvolgimenti economici e sociali, se si tiene conto dei vertiginosi aumenti del debito pubblico e del deficit, degli 800 mila lavoratori italiani che hanno già perso il posto di lavoro, e soprattutto del “discensore” su cui sono già saliti diversi ceti sociali, con il conseguente emergere, certo e sicuro, di nuove povertà.

Sconvolgimenti anche culturali e antropologici, dunque, che indubbiamente interrogano e vanno al cuore della politica. Verso cui occorre una “cultura nuova”, hanno sottolineato giorni fa su questo stesso sito, Guido Formigoni e Sandro Antoniazzi. Una “cultura politica nuova” per costruire una “democrazia consensuale” che assegna – ricorda Formigoni – “un ruolo importante a quella cattolico-democratica e sociale, ma non in forma di partito di centro”.

 

Davvero “siamo tutti sulla stessa barca”?

La raccomandazione, se letta fra le righe, non è però rivolta solo al nuovo partito di Zamagni. Ma nasconde anche l’esigenza di limare il più possibile le differenze fra i partiti esistenti, ritarando vecchie categorie geometriche orizzontali dal momento che “siamo tutti sulla stessa barca”. Facendoci persino riscoprire l’attualità di Giorgio Gaber, che con lo sguardo lontano si interrogava su cosa fossero la destra e la sinistra. Oggi da riempire e definire eventualmente con nuovi contenuti, evitando il né… né… populista già udito.

Cambiamenti epocali dunque. Che dovrebbero ragionevolmente spingere verso nuove unità di obiettivi e percorsi comuni. Annullando i neuro-conflitti irrazionali a cui assistiamo, a volte anche sulle piazze, buoni solo per la politica-spettacolo, a questo grado di sviluppo della “società liquida” definitivamente in mano a Tv, Social, e … fakes.

Rimescolamenti di categorie politiche storiche nell’interesse di tutti, che nel rispetto dell’autentico pluralismo, e non di quello finto fotocopia, dovrebbero anche suggerire, per quel futuro già iniziato, programmi elettorali simili con un Parlamento rilegittimato, meno rissoso e più unito. Facendoci alla fine leggere la “Fratelli tutti” anche con occhiali extrapastorali e laici. Diciamola tutta: con “occhiali politici”! Una lettura a trecentosessanta gradi, che serve anche ai cattolici per farli uscire dai gelosi recinti dove si erano da tempo rinchiusi in frammenti associativi personali e locali, e dove ora intendono di nuovo rinchiudersi, unendo questi frammenti isolati per comporre un frammento politico-partitico leggermente più grande chiamato “Insieme”. In altri termini, l’idea che queste presenze diffuse potessero contaminare i tanti territori e le diverse comunità dove vivevano, i diversi corpi intermedi, soggetti politici e sociali; l’idea che potessero formare ed educare, testimoniare una particolare “visione del mondo” lavorando sul prepolitico e sul prevolontariato; l’idea che servissero a seminare solidarietà e fraternità nei loro terreni di prossimità, è stata sconfitta.

 

Insieme, ma per fare cosa non è chiaro

Nella totale assenza di classe dirigente, giovani soprattutto, ha vinto l’idea che, riuniti “Insieme” attorno ad un nuovo partito cattolico di centro, si ha più forza e si conta di più. Tutto questo senza prima aver rivolto alcuna attenzione ai processi culturali formativi, e aver scrutato a fondo la società reale. Sarà, e faccio anche i miei auguri!

Ma per fare cosa non si è ancora capito bene. Almeno io.

Spero, e credo, non per proporre battaglie fondamentaliste sui principi irrinunciabili, e sui valori etici non negoziabili, che, data la fisionomia laica del partito, sono caso mai da fare in altri luoghi, in altri contesti e nei momenti opportuni.

Sino ad ora si sa solo che vuole ri-tornare sulla scena elettorale un nuovo partito cattolico in solitaria. Occupando uno spazio geometrico di centro. Che molti aggettivano come moderato. Supponendo che un autentico cattolicesimo democratico e sociale possa (e debba) mai essere moderato, pur non esistendo sui dizionari politici il termine moderato. Ma che alla fine presume di essere diverso da tutti gli altri, creando spazi virtuali di nostalgiche diversità, antichi consensi della Cei, e dimenticando che il pluralismo vive solo quando, come dicevo, è un pluralismo autentico. Mentre quando è finto indebolisce anche quel necessario sforzo unitario teso, specie in questo momento, ad unire il Paese, aiutandoci a distinguere quei pericolosi nazionalismi e sovranismi nati in questi anni da quel sogno di Europa politica delle radici cattolico-democratiche e popolari.

 

Una nuova ricomposizione

Paradossalmente proprio nel pieno della pandemia e della “Fratelli tutti” rispunta questa vecchia idea di padre Sorge, tesa a “ricomporre” un’area cattolica con un partito chiamato “Insieme”. A cui, dati alcuni amici che vi ritrovo, rivolgo i miei auguri associati a diversi dubbi. A me, infatti, sembra in primo luogo un partito che dato il suo desiderio, come dicevo, di essere diverso, rischia però di disattendere Francesco, evocando piuttosto un “Fratelli in pochi”, e distinti. Se non un “Fratelli cattolici separati”. Ma tant’e’’!

In secondo luogo, non si sa ancora bene se, sturzianamente, vuole ricomporre quell’area clerico-conservatrice e tradizionale, o quella cattolico democratica e popolare, ancora vive in Italia. Suppongo sia la seconda.

Oppure l’ala bergogliana con quella antibergogliana dei vari liberisti, italiani e statunitensi, che vedono in Francesco il sostenitore del pauperismo e come una sorta di ri-fondatore del Partito comunista italiano, nel migliore dei casi un cattocomunista nostalgico di Dossetti se non di Marx.

Se così sono divisi i cattolici italiani, il lavoro di Zamagni lo vedo molto duro. Comunque stiano le cose, si è intravista la possibilità di creare una terza via italiana, di mezzo fra quello che continuiamo tenacemente a definire destra e sinistra. Una via di Centro politico, come si è ripetutamente affermato. Che nasce solo perché si è in presenza di una momentanea legge proporzionale. E rivolta – si badi bene – al non voto. A quel c.d. moderatismo cattolico cioè, che sceglierebbe le pantofole e l’astensione solo perché non trova una offerta adeguata. Una terza via partitica che vuole per forza distinguersi e fare le differenze disattendendo l’utopia fraterna e unitaria di Bergoglio, il quale, di fronte alla fame e alle guerre, se ne esce con la fratellanza universale rivolta alla fine anche al … cattolicesimo politico di destra, sinistra e centro che sia. Un invito forte alla fratellanza che escluderebbe, dunque, anche ogni parvenza di partiti cattolici separati, forse utili e senza dubbio rilevanti in altri momenti storici.

 

Nino Labate

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