“NUOVE ELEZIONI PER RIFORME CONDIVISE”

| 1 Comment

Il gruppo dei giuristi che fanno parte dei “Comitati Dossetti per la Costituzione” lanciano un appello perché siano accantonate le riforme costituzionali in discussione  e si vada a nuove elezioni, preferibilmente con il metodo proporzionale, per dare vita a un nuovo Parlamento che sia in grado di rilanciare e attuare i valori della Costituzione: “Nuove elezioni per riforme condivise”. Tra i firmatari, insieme a Raniero La Valle, i giuristi Valerio Onida e Enzo Balboni.

 

One Comment

  1. Ho letto il comunicato “NUOVE ELEZIONI PER RIFORME CONDIVISE” dei Giuristi dei Comitati Dossetti per la Costituzione.
    Si tratta di persone di grande valore sotto il profilo professionale, culturale e umano , per le quali nutro profonda stima e che tante volte ho letto e ascoltato; e continuerò a farlo.
    Proprio per questo, tale comunicato mi ha lasciato sorpreso e mi fa pensare che forse la fretta di “dare un segnale” abbia prevalso su una valutazione più attenta e meditata. Almeno, è questa la mia speranza.
    Non sono un giurista e men che meno un costituzionalista e non mi permetto certo di mettermi al livello dei firmatari.
    Con umiltà e spirito di confronto costruttivo vorrei porre alcune domande, evidentemente in buona parte retoriche.
    1) Il sistema proporzionale puro non è da tempo nell’agenda delle forze politiche ed è stato, di fatto, superato da un referendum popolare. Ha senso porsi di fronte alla difficile e spinosa questione della riforma elettorale proponendo una soluzione non sentita utile dalla maggioranza del Paese?
    2) Davvero andare a votare subito porterebbe a un deciso miglioramento della situazione?
    3) Quanto sarebbe eticamente corretto presentarsi alle elezioni senza poter dire prima agli elettori con quali altre forze politiche si potrà o vorrà governare, visto che molto dipenderebbe dal risultato ottenuto da ciascuna? Sarebbe un passo avanti il ritorno alla “delega in bianco”?
    4) Salvo un clamoroso e inedito successo di uno dei partiti in campo (non riuscito finora nemmeno alla DC), come si potrebbe governare in modo stabile e senza trasformismi, maggioranze variabili, scambi di vario tipo, se si adotta un sistema proporzionale puro, che riproporrebbe e anzi solleciterebbe ulteriormente la frammentazione presente nel nostro Paese, non dovuta, spesso, a vere ragioni ideali e programmatiche? Sarebbe giusto correre il rischio di far dipendere i destini di un Governo dalle decisioni o magari dei capricci di un gruppo di pochi ma determinanti parlamentari, dando a questi un potere del tutto sovradimensionato rispetto al consenso ricevuto?
    5) Si è consapevoli che nelle condizioni attuali un Parlamento siffatto, probabilmente, darebbe vita a governi di “larghe intese” (tecnici o politici) tra forze di centrosinistra e di centrodestra che non si pongono come “alternative al sistema” (escludendo cioè Lega e Movimento 5 stelle)? E’ questo che si desidera?
    6) Infine, in base a quali elementi si può ritenere che “il nuovo Parlamento così eletto potrebbe essere in grado di realizzare indirizzi e misure capaci di rilanciare e attuare i permanenti valori della Costituzione, primi tra questi la dignità della persona con la centralità del lavoro e l’effettività della libertà e dei diritti sociali, l’eguaglianza, la corresponsabilità politica di tutti i cittadini e la costruzione della pace” ?
    Mi scuso per l’irriverenza e mi auguro che la riflessione comune continui.

    Sandro Campanini – Parma
    3 febbraio 2015

Lascia un commento

Required fields are marked *.