Non lasciare solo Francesco, il papa della riforma

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E’ fresco di stampa un libro che ci aiuta a fare il punto sullo straordinario pontificato di papa Bergoglio. Si chiama Francesco il papa della riforma ed è edito dalle Paoline (costo: 17 Euro). Lo ha scritto Franco Ferrari, un giornalista che è stato coordinatore editoriale della Cittadella di Assisi e che oggi dirige “Missione Oggi”. Ferrari, da qualche anno, ha dato vita all’Associazione Viandanti, che raccoglie gruppi ecclesiali e riviste impegnati nel rinnovamento della chiesa; ed è anche da questa collocazione che ha seguito passo passo l’avventura di papa Bergoglio. Il libro ha molti meriti: documenta con grande chiarezza il percorso riformatore messo in atto da Francesco, ricostruendone la genesi nella fase finale del pontificato di Benedetto XVI e nelle istanze emerse nelle Congregazioni che hanno preceduto il conclave, e poi illustrando le direzioni di marcia che Bergoglio ha intrapreso in questi primi sette anni di guida della chiesa. Il testo ha uno stile asciutto, conciso. Non ha mire teologiche, e non eccede in riferimenti bibliografici e citazioni di documenti. In 240 pagine offre uno spaccato ben articolato di quanto Francesco ha messo in moto e delle difficoltà e opposizioni che ha trovato. Riforma del papato, riforma della curia, sinodalità, centralità del popolo, critica dell’economia che scarta gli uomini, centralità dei movimenti popolari, primato della misericordia, critica al clericalismo, questione degli abusi, unità dei cristiani e fratellanza umana, carattere poliedrico della cultura riformatrice di Bergoglio, le diverse opposizioni contro di lui: sono i temi della quindicina di capitoli in cui si articola il libro, a cui fanno seguito alcune considerazioni conclusive e un’utile cronologia dei documenti e dei fatti di rilievo del pontificato. Ogni capitolo ricostruisce con grande vivacità e immediatezza quanto avvenuto rispetto a quella singola tematica, gli ostacoli incontrati, il metodo seguito.

Il libro non è per nulla agiografico: Ferrari, qua e là, indica dove gli sembra che Francesco sia stato troppo cauto o troppo lento (per esempio in tema di valorizzazione effettiva dei laici, non intervenendo sul Codice di diritto canonico, o in tema di abusi sessuali, dove l’obiettivo “tolleranza zero” pare a Ferrari ancora lontano). E’, piuttosto, un libro che nasce dal desiderio di sostenere lo sforzo del papa, raccontandone con cura ed equilibrio il difficile cammino, e invitando tutti noi, laici, religiosi e clero, a non restare in silenzio, perché non accada quanto disse di temere il vescovo Giancarlo Bregantini: “Il rischio è che, nonostante tutti dicano che è santo, buono e bravo, alla fine il pontefice rimanga solo”. A questo proposito, nelle pagine finali, Ferrari muove una critica (eccessiva?) al mondo dell’associazionismo cattolico, il quale – egli scrive – “inspiegabilmente tace, forse pensando (con un residuo di mentalità clericale) che basti l’azione del papa per riformare la chiesa”.

Il libro è uscito alla vigilia del documento post sinodale Querida Amazonia, da molti commentatori considerato una seria battuta d’arresto del disegno riformatore perseguito da Francesco. Marco Politi, che del libro di Ferrari ha scritto la prefazione, ha dichiarato la sua delusione (in un articolo su Il Fatto quotidiano); ha definito il testo di Francesco “una sconfitta per lo slancio riformatore del pontificato”, in quanto Bergoglio ha evitato di riprendere le sollecitazioni che la maggioranza dei partecipanti al Sinodo aveva inserito nel documento finale, in merito, soprattutto, all’ordinazione di diaconi sposati e al riconoscimento di ministeri femminili quali il diaconato. Ma il bel libro di Ferrari offre le chiavi per comprendere quanto è accaduto con la pubblicazione dell’esortazione postsinodale.  E’ vero che “la conversione”, che Francesco ha esortato a compiere all’inizio del suo pontificato, “non può lasciare le cose come stanno” (come si legge in Evangelii gaudium  25; e l’affermazione costituisce il sottotitolo del libro di Ferrari), ma è anche vero che tutto il cammino compiuto dal papa indica come egli sia consapevole che le riforme hanno bisogno di maturare nel tempo, e hanno bisogno di una maturazione fatta in comune, una maturazione che attraversi il conflitto e che recuperi quanto più è possibile del punto di vista di chi quelle riforme fatica ad accettare e a comprendere. E anche l’osservazione critica di chi, come Marco Politi, imputa a Francesco di contraddirsi, dal momento che, da un lato, indica nel cammino sinodale la via per attuare i cambiamenti e, dall’altro, (come avvenuto col Sinodo per l’Amazzonia) non accoglie quanto la maggioranza dei padri sinodali ha proposto, perde molto la sua forza se si tiene conto che alcune delle questioni poste in quel Sinodo hanno obiettivamente una ricaduta sull’intera chiesa e non solo sulla quella amazzonica (l’ordinazione di diaconi sposati, il diaconato femminile…). E’ la stessa questione che si porrà quest’anno con il Sinodo della chiesa di Germania. Possono i padri sinodali di una chiesa determinata prendere decisioni su temi che sono di carattere generale e riguardano la vita di tutte le chiese? E come lo si può fare su temi che sono pastorali, sì, ma che hanno evidenti risvolti dottrinali? Papa Francesco, come il libro di Ferrari mostra a più riprese, procede mettendosi in cammino, avviando dei percorsi, senza pretendere di arrivare subito alle decisioni conseguenti.

Certo, alcuni processi avviati potrebbero interrompersi… Per questo, in conclusione del suo libro, dopo aver fatto l’elenco aggiornato dei cambiamenti avviati da Francesco, e constatato che l’agenda delle questioni aperte eccede le possibilità stesse di Francesco, oltre al fatto che in alcuni casi le risposte a quelle questioni hanno un’evidente rilevanza dottrinale, Ferrari avanza il sogno – così lo chiama – che presto si vada ad un nuovo Concilio. Un sogno, o meglio una proposta, che il cardinal Martini ebbe a fare in un’intervista del 2011, ipotizzando che si facesse una convocazione periodica del concilio, “ogni vent’anni”.

Il libro può essere considerato come un testimonio per noi, che ci dà conto di quanto fatto sin qui da Francesco per cercare di riformare la chiesa, con l’indicazione delle sfide che gli hanno lanciato i molti oppositori e con l’agenda delle questioni aperte (e anche dei prossimi appuntamenti: ad esempio, il convegno di Assisi sull’economia a marzo e, più in là, quello sul “patto educativo”), perché noi tutti si abbia la consapevolezza di ciò che è in gioco e della parte che ciascuno di noi è chiamato a fare.

 

Giampiero Forcesi

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  1. Mi piace l’articolo di Forcesi; acquisterò il libro.Come laico battezzato mi impegno e mi impegnerò per sostenere l’opera, il pensiero e l’azione di Papa Francesco, però “sento” la sua solitudine non solo nella gerarchia, ma anche nel laicato. Cosa possiamo fare oltre a pregare?

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