MILITANTI DUBBIOSI

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Sempre molto critico Stefano Folli sulla ricerca di intesa Pd-M5S: “Un gioco politico spregiudicato” (Repubblica). Perplesso ma meno critico Massimo Franco sul Corriere della sera: “Passi avanti e incognite di una trattativa complessa“. Critico anche Marcello Sorgi su La Stampa: “L’antico vizio del cambio di alleanze”. Roberto D’Alimonte riferisce: “Per gli elettori Ok, i militanti dubbiosi“(Sole 24 ore). Per Federico Geremicca, “Così il cinico Renzi assapora il gusto di un’inattesa vittoria” (La Stampa). Il Corriere raccoglie voci della sinistra: “Sì all’intesa se è per l’Italia”. Ma, secondo Carlo Bertini, “Gentiloni si smarca: è un’operazione fragile” (La Stampa). Il Manifesto pubblica un appello: “Dieci punti per un governo che riparta dalla Costituzione”.

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  1. Vediamo di metterci d’accordo su quattro questioni:
    1) Chi è il popolo? È sbagliato dire che è costituito da tutti coloro che per legge hanno il diritto di voto?
    2) Se il popolo è questo, tutti coloro che hanno il diritto di voto lo esercitano come meglio credono, compreso il non votare, e scelgono chi vogliono.
    3) Il diritto a governare lo conquista chi ottiene il 50% + 1 dei voti espressi dagli elettori, ma dato che questo non è mai accaduto, almeno dal 1945 in avanti, governano i partiti che riescono a mettersi d’accordo su un programma e su una squadra di governo che deve ottenere la fiducia del Parlamento. Così è stato con il governo M5S-Lega che aveva una maggioranza del 50,1% (M5S 32,7% – Lega 17,4%). Così sarà con il probabile governo M5S – PD che avrà una maggioranza del 51,4% (M5S 32,7% – PD 18,7%). Questi sono i voti delle elezioni politiche 2018 e sono quelli che contano nella formazione di qualsiasi governo perché quando si parla di istituzioni e di diritto che valgono sono i fatti (e i voti lo sono) e non le intenzioni di voto (che non sono fatti ma, appunto, intenzioni).
    4) Queste sono le regole del vivere e del convivere che nel tempo sono state definite con il consenso di tutti, essendo impossibile pensare di governare senza regole condivide. Le regole si possono certo cambiare, ma fintanto che non si cambiano restano in vigore quelle che ci sono e visto che nel 2016 il 60% del popolo italiano ha scelto di non modificare la Costituzione perché è la più bella del mondo, piaccia o meno queste sono e restano.

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