L’appello di Zamagni e il dibattito politico dei cattolici

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Stefano Zamagni ha lanciato un appello, un vero e proprio grido di dolore, a difesa dell’economia civile, del terzo settore, delle cooperative e dell’associazionismo  sociale, soggetti  ad un pericoloso attacco volto a controllarli e ridimensionarli.

La figura di Zamagni, universalmente riconosciuto per la competenza e per l’impegno nell’affermazione dell’economia civile, è una garanzia dell’affidabilità delle sue parole.

E’ un appello, dunque, che merita di essere  accolto e sostenuto.

L’invito cade in un momento in cui molto si discute sul come assumere un’iniziativa o un ruolo politico da parte dei cattolici italiani: le due cose sembrano avere più di una connessione e forse potrebbero indirizzare a una soluzione convergente.

Dalle parole di Zamagni si evince una dato più volte e da più parti richiamato: quest’area è tanto presente a livello della società quanto del tutto priva di rappresentanza politica (salvo il fatto del tutto episodico dell’iniziativa di qualche partito di mettere in lista singoli esponenti del settore per fare bella figura e raccattare qualche voto).

Qui sta il problema: come fare in modo che quest’area, fra le più vive del mondo cattolico e certamente rappresentante di forze democratiche reali, possa contare politicamente?

Uscendo dall’eterno dibattito sulle idee generali, troppo spesso slegate dalla realtà effettiva  (motivo per cui non si riescono a fare dei seri passi in avanti),  perché non partire dal basso, dal concreto, dalle realtà esistenti, in altre parole ricostruire la politica partendo dai gruppi, dalle associazioni, dalle cooperative, rifondandola sul sociale?

Si potrebbe così, nel momento attuale, dar vita a liste locali rappresentative del terzo settore, del mondo del lavoro, di gruppi di immigrati, di comitati territoriali e ambientali e di altri settori civili e culturali, con il duplice obiettivo, uno immediato, di far sentire la voce di questo mondo, un secondo di prospettiva, di iniziare a pensare e sperimentare in concreto forme di rinnovamento della politica.

Naturalmente l’invito deve essere assunto come una misura di appoggio e di rafforzamento della coalizione di centro-sinistra, per non “rubare” voti a nessuno, ma per ridare vigore e portare nuove forze alla politica stessa  (e sappiamo tutti quanto sia necessario).

Del resto il ragionamento di Zamagni parte dal terzo settore, ma vale forse anche di più per il mondo del lavoro e per gli immigrati, oggi del tutto privi di una rappresentanza significativa e attraversati da problemi anche più gravi di quelli richiamati.

Sono mondi vasti e complessi che avvertono fortemente l’esigenza di riconoscersi in una prospettiva convincente, ma non si può certo aspettare che cada dall’alto. Le prospettive non nascono dal nulla, esse vanno create e costruite dai diretti interessati, i quali possiedono le idee, le conoscenze e la passione per volere e realizzare il cambiamento necessario.

Per rimettere in moto una politica dignitosa, degna di questo nome, abbiamo bisogno di due cose: un orizzonte ideale, di “trasformazione complessiva del sistema” (parole di Zamagni, interpretando papa Francesco) e un rapporto con la gente. Le idee non ci mancano; la proposta qui avanzata è volta invece a ricostruire il rapporto col popolo.  Solo se c’è la gente si può costruire un’alternativa, altrimenti è facile continuare a fare solo discorsi.

Sandro Antoniazzi

 

One Comment

  1. Come sempre le analisi del prof. Zamagni sono profonde e in questo caso purtroppo veritiere.
    La gravità della delegittimazione che questo governo sta realizzando verso il settore no profit è enorme e sottovalutata. Noi in Emilia Romagna forse ne risentiamo un pò meno che altrove, ma i giovani stanno bevendo questo latte. Per fortuna esiste la tanto contestata Alternanza scuola lavoro che permette proficui incontri con il mondo no profit e cooperativo.
    Ciò che invece spesso succede nel terzo settore sul campo è che, vivendo anche “grazie” ai finanziamenti pubblici, spesso non può “attaccare” direttamente la mano che gli da il pane, silenziando così la propria voce di fronte al partito di turno. Parlo soprattutto delle dimensioni locali dove bandi e accreditamenti spesso avvengono con condizioni economiche sempre meno dignitose e in una concorrenza fortissima in bandi costruiti al massimo ribasso. Forte quindi è stata la presa di posizione di quelle associazioni ed enti no profit che non hanno partecipato al bando per la seconda accoglienza-CAS e penso che questa anche a livello di partiti come il PD doveva essere una scelta da sottolineare e cui dar forza. Ma anche qui le posizioni sono diverse e non è facile uscire con una unica voce.
    Il mondo cattolico ed ecumenico, soprattutto con i suoi movimenti così impegnati e le Caritas, può fare un grandissimo lavoro di sensibilizzazione e formazione nelle comunità, che non può essere slegato dalla formazione politica dei cattolici per una nuova rete di stile e condivisione.
    In regione ER le consulte pastorali sociali si sono appena incontrate con lo stesso Zamagni per procedere in questa direzione non a spot, ma insieme e con l’intelligenza dell’amore più che mai necessaria.

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