LA VALLE: BATTERCI PER LA DEMOCRATIZZAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA

| 1 Comment

“La vera questione, ormai indilazionabile, è la riforma delle istituzioni europee. Queste sono le riforme necessarie, altro che quelle italiane. Ciò che urge è di introdurre la democrazia in Europa. Per questo il movimento chiamato “Economia Democratica”, i Comitati Dossetti per la Costituzione e “Sbilanciamoci” hanno lanciato un appello per l’attribuzione di funzioni costituenti al Parlamento che si sta per eleggere, quale Assemblea Costituente Europea”. Così scrive Raniero La Valle in un suo articolo diffuso il 12 marzo (“Verso le elezioni di maggio. La federazione europea c’è, ora ci vuole la democrazia”).

 

 

One Comment

  1. Mi permetto di fare mie alcune considerazioni a margine di un articolo di Lucia Serena Rossi, docente di Diritto europeo all’Università di Bologna. E’ urgente intervenire sui pericoli che rendono vulnerabili i cittadini meno informati sull’importanza dell’euro. “Rinviare la campagna sulle europee significa lasciare praterie aperte in cui nel frattempo può attecchire l’euroscetticismo rozzo e spicciolo di Grillo e della lega o quello più ipocrita di Forza Italia”. Infatti circolano sulla rete i “sette punti per l’Europa” che Beppe Grillo doveva meglio definire “contro” l’Europa. La Rossi risponde così punto per punto:
    1) La nostra costituzione vieta il referendum per la permanenza nell’euro perché è materia di accordi internazionali.
    2) Se volessimo abolire il Fiscal Compact, saremmo condannati dalla Corte di Giustizia e dai mercati. Il che non impedisce di rinegoziarne il contenuto.
    3) Già Prodi (e perfino Tremonti) hanno proposto gli Eurobond: si tratta di una scelta opportuna che non può essere unilaterale, ma d’intesa con gli altri Stati.
    4) L’alleanza tra i Paesi mediterranei per creare un Euro 2 è un’ipotesi non solo impensabile allo stato delle cose, ma senza futuro. Tra l’altro – e questo fa pensare alla credibilità dell’euro, nell’Unione Africana circola l’idea di una moneta unica del continente, l’Afro.
    5) Gli investimenti per innovazione e per attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio sono stati proposti dal governo Monti: per ottenerli è necessario l’accordo con gli altri Governi.
    6) Quanto ai finanziamenti per attività agricole finalizzate ai consumi nazionali “interni” sono contrari ai trattati che abbiamo sottoscritto (e le sanzioni sono pesantissime se qualche paese le facesse. Per gli “europei” Grillo non sa che sono appena stati regolati per i prossimi sette anni.
    7) L’abolizione del pareggio di bilancio comporterebbe l’uscita dal fiscal compact e, anche escludendo le obiezioni di merito già dette, richiederebbe una legge costituzionale italiana.
    Giancarla Codrignani

Lascia un commento

Required fields are marked *.