La nuova legge elettorale. Che dirà il presidente Mattarella?

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L’articolo è uscito sul settimanale diocesano di Reggio Emilia, “La libertà”, con il titoloI limiti di dubbia costituzionalità della nuova legge elettorale. Il rigore del presidente Mattarella si vedrà?”. L’autore è presidente del Circolo G. Toniolo di Reggio Emilia ed è stato consigliere regionale per il Partito popolare

 

Come è noto, prima della elezione del nuovo Capo dello Stato, nella splendida e rassicurante persona di Sergio Matterella, il presidente del Consiglio Renzi ha voluto far approvare a tutti i costi dal Senato, tra forti contrasti non solo politici ma anche di legittimità costituzionale, la nuova legge elettorale. In questa sede non vogliamo descrivere le  novità, cambiate, per tener conto del volere di Forza Italia, rispetto al testo uscito in prima lettura dalla Camera, diciamo solo che ne è nato un pasticcio giuridico-politico bello e buono. Il famoso emendamento Esposito, che ha fatto decadere tutti gli altri, mette in linea e combina, almeno per il momento, le esigenze del Presidente di Forza Italia (controllo dei propri parlamentari con capilista nominati e catapultati in più collegi, esclusione di collegamenti e apparentamenti con altre liste che allo stato non darebbero frutto ma solo grane), del Nuovo Centro Destra (drastico abbassamento della soglia di esclusione dalla rappresentanza), oltre naturalmente del Segretario del Pd (la vittoria, forzata, forse artificiosa, del suo “partito “a vocazione maggioritaria” attraverso il meccanismo del doppio turno).

L’ esigenza che tutti riconoscono necessaria ma non assoluta, quella della stabilità dell’esecutivo, non deve però fare a pugni con i rigorosi ed inviolabili principi fondamentali della nostra Carta repubblicana: deve essere fuori discussione che le nuove norme devono essere più rispettose dell’equilibrio fra i poteri (parlamento, governo, magistratura) e non determinare una situazione di presidenzialismo “di fatto” del premier !

Diciamo subito che, a proposito di questo – e non solo – delicato aspetto, l’elezione di Sergio Mattarella è un vero e proprio regalo per l’Italia, ma soprattutto per tutti gli italiani. Lo dicono le pochissime parole che gli hanno quasi costretto a dire, nel palazzo della Consulta, quando le due presidentesse gli hanno portato il verbale della sua elezione. ‘Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. “ Queste le parole di un uomo, di un giudice e di un politico, sobrio, scrupoloso e competente. Un regalo che ci consegna un severo custode ma, almeno così ci auguriamo, un attento regista del corretto rapporto che deve esserci fra le massime istituzioni repubblicane. Un rapporto che non deve mai essere squilibrato, frammentato e ostacolato, fra i tre poteri dello Stato democratico. Mi auguro, che la forte, anche se schiva,  personalità del nuovo Presidente, sia non solo di continuità ai mandati di Ciampi e Napolitano, ma ci possa garantire in futuro da derive personaliste, presidenzialiste e, diciamo così, da partito unico, che abbiamo registrato in questi ultimi tempi, in cui i principi fondativi della nostra Carta Costituzionale, non dico siano stati violati, ma sicuramente messi a dura prova.

Alcuni studiosi della materia hanno focalizzato, in prospettiva di possibili future correzioni migliorative, l’attenzione su tre modifiche all’impianto dell’Italicum 2 che, senza alterarne le fondamenta,  contribuirebbero a renderlo maggiormente in linea con lo spirito della sentenza della Consulta (13/01/2014, n. 1),  che aveva emendato in molti punti “strategici” il vigente “porcellum “ e che lo stesso Mattarella, come giudice della Corte, aveva concorso a demolire. Esse sono l’abolizione dei capolista bloccati, le necessità di una salvaguardia democratica e un controllo preventivo della Corte sulle leggi elettorali. Vediamole per sommi capi.

Togliere i capolista bloccati. Così come è messa la proposta di legge, che passerà poi ai deputati, produrrebbe nei fatti una Camera con circa il 60-65% di nominati direttamente dai segretari dei partiti e questo – accoppiato con un Senato non più a elezione diretta – può portare a una grave compressione delle basi rappresentative delle nostre istituzioni. Per porvi rimedio sarebbe sufficiente trasformare  l’Italicum in un “Mattarellum con le preferenze” (come una volta disse Renzi all’inizio della discussione, ma poi cambiò idea e lo ha fatto già tante altre volte!). Si potrebbero cioè trasformare i cento capolista in veri collegi uninominali e procedere all’assegnazione dei seggi con un sistema simile grosso modo al modello tedesco: cento circoscrizioni, con un candidato di collegio e una lista di candidati alternati per genere, poi riparto nazionale dei resti sulla base delle preferenze individuali ottenute. In questo modo sarebbe decisivo il voto dell’elettore e non la logica di partito.

La salvaguardia democratica,con il ballottaggio, per rimediare alla bassa partecipazione al voto . Il crollo di affluenza oltre il livello di guardia, come il dato recente dell’Emilia Romagna (38 per cento di votanti), che è una tendenza generale, fa tremare i polsi. Le stime di oggi continuano a dare intorno al 45-55 % il numero dei votanti, ciò porterebbe come effetto finale che il premio maggioranza fino al 55%, “regalato” al partito maggiore, questo di fatto darebbe tutto in mano ad una sola forza politica, con un consenso reale attorno al 20% ; siamo di fronte ad una sorta di dittatura di una minoranza!.Per questa ragione, la seconda modifica dell’Italicum dovrebbe essere una clausola di non attribuzione del premio qualora al ballottaggio si rechi a votare una percentuale di elettori inferiore al 50 per cento, perché l’esigenza della governabilità non può spingersi fino allo stravolgimento dei sistemi di pesi e contrappesi democratici.

Il controllo preventivo della Corte Costituzionale sulle leggi elettorali. Prevedere un meccanismo di controllo di costituzionalità preventivo sulle leggi elettorali appare di buon senso, sulla base di motivazioni etiche ancor prima che giuridico-politiche, esse sono una garanzia democratica nel momento in cui si rafforza la natura maggioritaria del sistema. Una deriva che considero molto pericolosa, non sapendo fin dove possono arrivare gli effetti.
L’interrogativo, in proposito, è questo: il noto rigore in materia del neo-Presidente  Mattarella, a cui inviamo i più fervidi e fiduciosi auguri, ci sarà consentito vederlo da subito?

 

Luigi Bottazzi

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