Dibattito con Brunelli e il vescovo Castellucci all’assemblea di c3dem. Eletto il nuovo coordinatore.

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Si è tenuta a Modena l’assemblea-convegno di c3dem. Al mattino si è svolta la parte pubblica dell’iniziativa, per fare il punto sul ruolo del cattolicesimo democratico nella fase attuale della vita del paese e della chiesa, con la partecipazione di Gianfranco Brunelli, direttore della rivista “Il Regno”, e di Erio Castellucci, vescovo di Modena. Al pomeriggio, le associazione della rete c3dem hanno proceduto alla nomina del nuovo coordinatore nazionale nella persona di Paolo Tomassone (nella foto), presidente del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari, nella cui sede modenese si è svolto l’incontro, che ha preso il posto di Sandro Campanini.

La relazione introduttiva di Brunelli ha messo in luce il “cataclisma profondo” che sta sconvolgendo la società italiana. Per Brunelli, si tratta innanzitutto di una crisi culturale, un vero e proprio cambio di mentalità. Si è andato perdendo il valore della storia. E’ cambiata la chiave interpretativa con la quale leggere il nostro presente. Ad esempio, alla chiave interpretativa che individuava l’interesse primario dell’Italia nel far parte dell’alleanza euro-atlantica, dei suoi valori e della sua storia, si è andata sostituendo quella che mette al primo posto l’identità e la sovranità nazionale. Ovviamente molti aspetti della crisi profonda, antropologica, in cui la società italiana è immersa rinviano a cambiamenti che sono in atto a livello globale e che hanno anche molto a che fare con la finanziarizzazione dell’economia e con la rivoluzione digitale e le nuove modalità di comunicazione. Così il processo di individualismo, di fragilizzazione dell’io, di presentismo, di mancanza di pensiero progettuale…; il relativismo culturale, denunciato non a torto – dice Brunelli – da Benedetto XVI;  la critica aprioristica ad ogni autorità. Con un effetto assai pericoloso sulla democrazia, la cui crisi sembra lasciare il campo all’affermazione del “modello cinese” di gestione della politica e dell’economia.

Sul piano delle forze politiche che dominano la scena in Italia, Brunelli ha mostrato molte riserve sui 5 stelle, di cui dubita si possa parlare, come pure si fa, di “compagni in erba”. Per lui si tratta, invece, di un movimento che è attraversato in pieno dal processo di trasformazione in atto. Ha parlato, per i 5 stelle, di una visione antagonista della realtà, permeata da molto moralismo: prevale, nel Movimento,  un’idea del popolo come un’entità “pura” e della politica come espressione della purezza del popolo, cui corrisponde il giudizio di indegnità morale nei confronti dell’avversario politico. Ha evidenziato, dei 5 stelle, la posizione anti-istituzionale e anti-pluralista. In sostanza – ha detto Brunelli – si tratta di un’idea della società e della politica che è agli antipodi della visione cristiana.

Al Pd Brunelli ha rimproverato di aver iniziato il cammino di governo con i 5 stelle senza chiedere conto al nuovo alleato delle sue idee sulla democrazia. D’altronde, secondo il direttore del “Regno”, il Pd, come prima l’Ulivo, non è riuscito a uscire fuori pienamente dall’eredità del vecchio Partito comunista. A questo proposito, il suo giudizio su Renzi è che egli abbia fatto “tutte le battaglie giuste in modo sbagliato”.  Quanto al cosiddetto mondo cattolico, l’analisi di Brunelli è che, dopo la grande stagione della Dc, sia venuto a mancare un progetto. E manca nonostante papa Francesco e i suoi sforzi di stimolare la chiesa italiana. Di qui la proposta, che “Il Regno” ha avanzato già da tempo, di un Sinodo della chiesa italiana.

Alla relazione ha fatto seguito un acceso dibattito, cui hanno partecipato, tra gli altri: Sandro Antoniazzi (bisogna, ha detto, tornare a mettere a critica il capitalismo e a dedicare attenzione alla questione lavoro), Lino Prenna (che ha riproposto il Forum civico evocato dal card. Bassetti, e ha detto che si tratta di ripensare il cattolicesimo democratico sulla base del magistero di Francesco, a cominciare dalla sua idea di popolo come fondamento della cittadinanza, come farsi di un processo, come luogo teologico), Giuseppe Paruolo, consigliere pd alla Regione Emilia Romagma (che ha lamentato che nelle chiese non si parli più di politica e ha proposto un convegno per vedere che cosa fanno i cattolici nei vari partiti), Guido Formigoni (che ha proposto tre annotazioni: l’esigenza di promuovere un confronto nella chiesa sulla crisi antropologica, tenendo in conto la riflessione del card. Martini sul relativismo cristiano; la considerazione che l’errore della sinistra riformista non è stato quello di non aver superato la “forma comunista” – così Brunelli -, quanto quello di non aver saputo gestire la globalizzazione e di essersi troppo appiattita sul liberismo; la considerazione che, prima della inadeguatezza della chiesa, che c’è, dovremmo guardare a noi, cattolici democratici, che dovremmo essere più capaci di individuare dei punti di critica del sistema economico-politico, che possano poi diventare elementi di riferimento per la chiesa), Vittorio Sammarco (più che un Sinodo della chiesa italiana, ha detto, sarebbe forse più possibile e valido tenere un’assemblea dei laici; e ha espresso qualche dubbio sulla nozione di popolo evocata da Prenna) e Sandro Campanini (che ha proposto una lettura più positiva dei 5 stelle, rispetto a Brunelli: c’è in loro una richiesta di etica che va accolta, ha detto, e anche nella loro istanza dell’uno vale uno c’è una richiesta di ascolto del singolo individuo che forse non va disattesa).

Nella replica Brunelli ha detto che il Forum civico andava bene qualche tempo fa; oggi la disarticolazione, sia dei soggetti sia delle idee sul da farsi, è massima, e bisogna che ciascuno torni a capire il proprio ruolo, ripartendo dalle motivazioni di fondo. Il Sinodo che lui propone 8e che La Civiltà cattolica ha rilanciato) dovrebbe mettere a tema come la chiesa possa riprendere il filo del suo rapporto con il popolo di Dio, e dunque come lo possa  rievangelizzare, approfondendo nuovamente i nuclei fondamentali della fede, dal momento che l’analfabetismo del popolo di Dio oggi è assai elevato. Nel fare sinodo, nel convenire insieme, la chiesa ristabilirebbe un legame con il popolo di Dio, pur nella libertà responsabile di ciascuno; darebbe una iniezione di speranza, una spinta a vivere l’impegno nella città – ha detto Brunelli.

Mons. Castellucci ha rivolto un breve saluto e si è poi trattenuto per rispondere ad alcune domande. In particolare sul sinodo. Lui è stato uno dei tre vescovi, insieme a Pompili, vescovo di Rieti, e a Zuppi, arcivescovo di Bologna, a dirsi favorevole, in sede Cei, alla convocazione di un sinodo della chiesa italiana. Ma la cosa non è passata. Due le obiezioni: la prima, che non si è pronti a farlo, e vi si scontrerebbero visioni opposte; la seconda, che il sinodo, in fondo, non è cosa molto diversa dal convegno nazionale che la chiesa italiana già tiene periodicamente. In realtà, ha detto Castellucci, i convegni nazionali della chiesa italiana non hanno una vera preparazione che coinvolga il popolo di Dio. Sarebbe già qualcosa – ha detto, e lo ha proposto alla Cei – di assumere almeno “un metodo sinodale”. Ha poi ricordato che di recente è stato papa Francesco a parlare di un sinodo per la chiesa italiana. Ma, secondo Castellucci, la Cei non porterà avanti questa proposta. Castellucci ha poi detto che è davvero viscerale la contrapposizione che vi è oggi all’interno del cattolicesimo. A suo avviso sarebbe meglio che si arrivasse a uno scisma, piuttosto che andare avanti con la confusione che c’è oggi e con la posizione fondamentalista che preme. “Io – ha detto – auspico uno scisma. Quelle posizioni fondamentaliste non sono cattoliche”. Rispondendo ad altre domande, ha osservato che l’enciclica Laudato si’ ha fatto germogliare un approccio nuovo all’ecologia, che tiene insieme ambiente e giustizia sociale, e su questo sta crescendo l’attenzione tra i giovani, anche tra i giovani imprenditori, e anche tra i giovani parroci. E ha detto che la discussione e l’approfondimento delle questioni di fondo nella chiesa, anche con un pluralismo di posizioni, è importante perché aiuta a diventare più umili, più consapevoli della complessità. “Una fede consapevole – ha detto – aiuta a strutturare la fede in maniera critica”.

 

Il confronto interno alla rete c3dem, nel pomeriggio, è servito, soprattutto, a eleggere il nuovo coordinatore, Paolo Tomassone. E’ il quarto: il primo era stato Guido Formigoni, cui era succeduto Vittorio Sammarco; poi è stato il turno di Sandro Campanini. Non è che in c3dem si abbia fretta di cambiare; è che lo statuto prevede una durata di due anni per il coordinatore nazionale…

Paolo Tomassone è il più giovane dei coordinatori finora eletti. E’, dal 2014, il presidente del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari di Modena. E’ giornalista. Attualmente è redattore stabile a “Il Regno” ed è il corrispondente dall’Emilia Romagna dell’agenzia di stampa Askanews. Nel giornalismo si è fatto le ossa a La Gazzetta di Modena, dopo anni di lavori vari nelle principali aziende modenesi (Ferrari, Ducati…), fino a quando non è stato chiamato a collaborare a Il Sole 24 Ore. Poi è passato alle agenzie di stampa: prima l’Apcom, poi l’Askanes. Nel 2010 ha fondato, insieme ad altri due giornalisti, le Officine Tolau, per la realizzazione di docufilm. Collabora, anche, dal 2016, con il TVLP Institute della Silicon Valley in California, che ha un progetto per la diffusione in Europa, e anche in Italia, dello spirito imprenditoriale nella versione, appunto, della Silicon Valley. Non sappiamo se l’auspicato rinnovamento di c3dem possa passare anche di qui, ma chi sa mai?

 

Giampiero Forcesi

 

 

3 Comments

  1. Un grazie a Giampiero Forcesi per il suo sempre prezioso contributo!

  2. Buon giorno
    ricevo e leggo 3CDem. VI da Bruxelles dove risiedo. Sono criticamente attivo nel PD. Europeista per convinzione. Mi associo al ragionamento del prof. Formigoni. Soprattutto sul neoliberismo sul quale non si riesce a suscitare una discussione politica né nel mondo cattolico né nella sinistra. Sui temi delle disuguaglianze e giustizia noi cattolici progressisti siamo indietro perfino a molti laici agnostici. Se seguiamo Francesco, dovremmo approfondire quelle tematiche e tradurle in politiche.
    Per oggi, leggo su La Repubblica, é atteso il manifesto Zamagni-Becchetti. Un’ulteriore operazione identitaria?
    V, Campanelli

  3. Non vedo nel resoconto alcun accenno all’ipotesi di nuovo partito di cattolici lanciata ieri. Ne deduco che sia cosa del tutto esterna a 3CDem. Ma di che operazione si tratta? L’Avvenire la relega a pag.7 con un pezzo molto modesto. E’ solo un’operazione identitaria con probabile scarso esito elettorale? Il documento diffuso a me sembra soprattutto una scrittura sulla dottrina sociale della Chiesa (famiglia, corpi intermedi, autonomie locali…) ma senza riferimento a grandi questioni che incombono. Nulla si dice dei poteri criminali, nulla di droga, (gioco d’azzardo su cui invece molto dice il quotidiano cattolico), a parte l’Europa nulla di politica estera, nulla sulla presenza della Nato e via continuando, nulla della crisi della finanza ecc…I tre gruppi promotori chi li conosce?

    Sul Sinodo italiano una domanda: ci sono le condizioni minime senza un vero cambiamento dal basso? come potrebbe essere qualcosa di diverso dell’incontro del tutto inutile di Firenze? Come mettere in gioco energie nuove? E’ possibile fare un sinodo senza partire dal discutere senza rete del consenso “cattolico” a Salvini e a questa destra?

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