Democrazia è partecipazione

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I principi fondamentali della Costituzione italiana affermano la necessità di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori nell’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

L’art. 49 specifica che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

La visione dei padri costituenti, come afferma Antoniazzi, era quella di una democrazia sostanziale, non solo formale.

Oggi noi constatiamo che questo diritto, di partecipazione politica, non viene esercitato da milioni di cittadini che si astengono dal voto e nelle ultime elezioni del 25 settembre hanno raggiunto la cifra di 16 milioni. Tutte le inchieste dimostrano la sfiducia dei cittadini nei partiti, che hanno perso quella funzione pedagogica che li aveva caratterizzati nel secondo dopoguerra.

Il primo problema della democrazia è quello della crisi di partecipazione e della perdita di legittimità, nel pensiero comune, del partito politico.

Contemporaneamente però si sviluppano forme di partecipazione nel volontariato sociale e nel cosiddetto “Terzo settore” che sono apprezzate e che raggiungono cifre ragguardevoli: oltre 360 mila organizzazioni non profit che occupano più di 850 mila dipendenti e vi collaborano più di 5,5 milioni di volontari.

L’art. 118 della Costituzione afferma che le istituzioni pubbliche (Stato, Regioni, Comuni) favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

Secondo problema: che rapporto esiste tra tutta questa forza di volontariato attivo e la formazione di una coscienza politica democratica?

Scriveva Norberto Bobbio: “Quando si vuole conoscere se ci sia stato uno sviluppo nella democrazia in un dato paese si dovrebbe andare a vedere se sia aumentato non il numero di coloro che hanno il diritto di partecipare alle decisioni che li riguardano ma gli spazi in cui possono esercitare questo diritto”.

Ricordo la grande conquista sindacale del contratto dei metalmeccanici del 1969 quando, per la prima volta, venne riconosciuto il diritto d’assemblea da svolgersi nello spazio interno alla fabbrica.

Gli spazi istituzionali sono notevolmente aumentati ed estesi nell’organizzazione dei Municipi delle grandi città, ma i Consigli dei Municipi riescono a promuovere la partecipazione dei cittadini o sono una brutta copia dei Consigli comunali? La prima fase dell’aspirante al mestiere del politico da esercitare a livelli più elevati e ben retribuiti?

Sulla partecipazione culturale: quali spazi le Istituzioni locali mettono a disposizione delle associazioni o dei singoli cittadini che vogliono promuovere particolari iniziative? Vedi l’esperienza torinese del “Polo del Novecento” (luogo fisico dove hanno sede diverse associazioni/fondazioni)

In genere la partecipazione nei territori si sviluppa con la costituzione di Comitati, come protesta su scelte dell’Amministrazione considerate nocive, solo in pochi casi (da analizzare) nasce in forma propositiva con una visione di futuro. Quest’ultimo tipo di partecipazione non nasce spontaneamente, ma va promossa da attivisti del sociale o da amministratori sensibili.

Su questo punto occorre individuare delle persone da invitare al Convegno del 26 Novembre.

Se, storicamente, la partecipazione oscilla tra cicli di coinvolgimento e cicli di riflusso nel privato, oggi occorre analizzare la forma più diffusa di partecipazione tra illusione e realtà: quella via web. Se da una parte, esiste l’illusione di contare (ognuno si sente in grado di esprimere giudizi su ogni questione anche se non ha nessuna competenza, vedi la questione del vaccino), dall’altra costituisce uno strumento di partecipazione allargato anche a livello internazionale; su quest’ultimo aspetto C3dem potrebbe promuovere incontri almeno a livello europeo con realtà simili.

Interessante analizzare il caso concreto dell’esperienza delle 5 Stelle e della sua evoluzione: la democrazia dal basso, il voto via web.

Salvatore Vento

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