CERCASI UN FINE: “Memoria e crescita” – OREUNDICI: “Potere e creatività” – APPUNTI DI TEOLOGIA: la sorpresa di quella rinuncia – IL GALLO: applausi a papa Francesco, ma noi siamo disposti a cambiare?

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“Bisogna che il fine sia onesto. Grande. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo”. Così dice il “sottotitolo” (ma in realtà è il titolo vero) del bellissimo mensile Cercasi un fine: semplice, otto pagine tabloid, ma pieno di spirito cristiano e di voglia di confrontarsi con i temi veri della vita. Fondato da un sacerdote straordinario, realizzato da un gruppo di credenti coraggiosi in terra di Puglia s’ispira al Vangelo e anche, molto, a don Milani e alla lezione del miglior cristianesimo “sociale” Il numero di marzo è tutto dedicato alla memoria come grande risorsa e forza di crescita. “La memoria – ossia il ricordare, il far tesoro di quanto la storia insegni – si connota come una rude fatica, non sempre favorita dalle circostanze culturali e sociali, nonché da alcune istituzioni … Ci vuole libertà. Chi non è libero interiormente rischia di trasformare la memoria in propaganda…” E poi ci vuole onestà, responsabilità, progetto, educazione … La riflessione di don Rocco d’Ambrosio su “Memoria e crescita” (a fianco la toccante fotografia di Rita Levi Montalcini, all’interno una presentazione delle sue opere) è un breviario di sapienza e di delicatezza. Nelle pagine interne c’è tra l’altro una riflessione di Enzo Bianchi che ricorda: “L’uomo è definito dalla sua memoria individuale, legata alla memoria collettiva. Memoria e identità si alimentano reciprocamente”. Perciò Wiesel fa dire all’anziano Elhanan la preghiera: “Dio di verità ricordati che senza la memoria la verità diventa menzogna poiché essa non prende che la maschera della verità. Ricordati che è grazie alla memoria che l’uomo è capace di ritornare alle fonti della propria nostalgia per la Tua presenza”.

S’intitola “Potere e creatività” il fascicolo di aprile di Oreundici, rivista mensile di “crescita umana e spirituale nel quotidiano”, curata da don Mario de Maio, Silvia Petitti e dall’equipe del’associazione Oreundici. Alla rivista è allegato, questo mese, un piccolo, bellissimo libro del teologo Carlo Molari su Il difficile cammino della fede. L’articolo di fondo è offerto, come di consueto, da Arturo Paoli, la cui vivacità e giovinezza di spirito non finisce di stupire. Interessante anche l’intervista a Leonardo Boff sulle prospettive aperte da papa Bergoglio, ripresa dal Manifesto. Vivace e drammaticamente lucida anche l’intervista a Massimo Toschi (autore del recente libro “Un abile per la pace”, ed Jaca Book) che parla, anche sulla base della sua esperienza, dell’attuale classe politica, “incapace di riconoscere il dolore perché è morta dentro”. Mentre esprime parole di grande stima per Romano Prodi e Giuseppe Dossetti, Toschi denuncia il vuoto e le falsità dell’attuale politica; e c’è una responsabilità della Chiesa che negli scorsi anni ha fatto troppa “politica” dimenticandosi di alimentare una vera spiritualità delle persone. Solo così si sarebbe potuto educare ad un’autentica politica come servizio ai concittadini, a partire dai più bisognosi di pane, di cure, di affetto, di dignità …

Continua la sorpresa, la riflessione intorno all’elezione di Papa Bergoglio. Appunti di teologia (che è il notiziario del Centro Pattaro di Venezia, n 1 / 2013 ) si sofferma sull’importanza non solo pratica ma autenticamente spirituale, della rinuncia di papa Benedetto, che ha offerto un esempio straordinario di umiltà, libertà e amore al bene della Chiesa.

Alle speranze e all’entusiasmo suscitato da Francesco dedica l’editoriale la rivista genovese Il Gallo di maggio. Dopo aver esortato al realismo e a non lasciarsi prendere da un entusiasmo superficiale (“… la struttura gerarchica dogmatica e centralizzata della Chiesa di Roma resisterà ai tentativi di rivitalizzarla con il soffio dello Spirito. Tuttavia …”) l’editoriale del Gallo propone un esame di coscienza ed avanza una onesta domanda: “Mentre applaudiamo Francesco e simbolicamente apprezziamo le scarpe normali e la croce di ferro, chiediamoci se siamo noi davvero disponibili a scelte ispirate al bene comune prima che al proprio, alla tolleranza prima che all’imposizione … Come ci comporteremmo, ad esempio, se ci venisse richiesto, come impegno ecclesiale, di pagare sempre le tasse o di accogliere in casa, invece di limitarci, quando lo facciamo, a lasciare un’offerta?”.

(a bert.)

 

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