Un’agenda per il dibattito e iniziative dal basso: anche da altre sedi, un contributo per il nostro Convegno di Milano

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Ci sono stati due interessanti convegni nel mese di ottobre, molto simili al nostro del 29, se non proprio per i contenuti almeno per il taglio. Faccio riferimento a due articoli che (sulla rivista Segni Nuovi-Adista) ne hanno riportato le sintesi e si sono conclusi con un appello al dibattito e alla condivisione. Proprio le intenzioni che ci accompagnano in vista dell’appuntamento a Milano. Il primo è “Cercatori di futuro: senza lavoro non c’è futuro”, XIII colloquio del gruppo “Oggi la parola” che si è riunito a Camaldoli dal 31 ottobre al 2 novembre. L’articolo di Gianni Toniolo (insieme con quello di Giuseppe Avallone) dopo l’argomentata esposizione dei contenuti emersi dal convegno (si veda anche l’articolo di Giampiero Forcesi su questo sito Ragionando di economia e cittadinanza ), pone la questione centrale del rapporto tra società e rivoluzioni tecnologiche in atto, scrive: “come le passate rivoluzioni tecnologiche, anche questa … potrebbe alla fine trovare un equilibrio economico e sociale virtuoso. Ma va probabilmente aiutata. Scrive The Economist … che le tendenze attuali importeranno scelte politiche che porteranno alla ‘formulazione di regole e istituzioni che pieghino la tecnologia ad adattarsi ai valori espressi dalla società’. Mi pare – conclude Toniolo – un modo non banale di stabilire un’agenda per le riflessioni e per il dibattito”.

Il secondo articolo, quello di Jean-Jacques Peyronel – redattore di Riforma, settimanale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia – dopo la sintesi del convegno (per quello che è possibile dire, in poche righe per un consesso che ha visto la partecipazione di professori come A. Moro; R. Bellofiore; L. Bruni; S. Zamagni ed altri) conclude così. “Come uscire dalla crisi? Tutti i relatori sono stati concordi nel dire che bisogna tornare a proporre un pensiero forte capace di influenzare il corso delle cose, accompagnandolo, a livello di base, da iniziative fatte all’insegna del ‘bene’, dimostrando così – per dirla con Aristotele – che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la virtù è più contagiosa del vizio”.

Ecco: l’agenda per le riflessioni e per il dibattito (Toniolo), iniziative dal basso per proporre un pensiero forte (Peyronel). Noi da Milano vorremmo ripartire proprio da queste due coordinate. Però a Milano dobbiamo arrivarci. Preparati, e in buon numero.

A chi dice (e in questi giorni l’ho sentito ripetere più volte) che per economia e lavoro la Costituzione non serve, forse si può rispondere che l’alternativa è il pensiero unico di burocrazie e tecnocrazie, cioè di quelle corporazioni che della politica non hanno grande stima e fiducia, e non solo della cattiva Politica. Ci piace questa soluzione?

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  1. Ovviamente no, la domanda è retorica, burocrazie e tecnocrazie non ci piacciono; non solo basta rifuggirle, ma occorre combatterle.
    Un esempio formidabile di pensiero unico della tecnocrazia mi pare essere l’accordo in itinere USA-UE sul commercio e gli investimenti, il cosiddetto TTIP (ne viene data evidenza anche su questo portale al link http://www.c3dem.it/12220). Da quel poco che trapela, questo accordo non soltanto impatterebbe su commerci e investimenti, come suggerisce il nome, ma avrebbe ripercussioni pesanti e negative sulla struttura del lavoro e sull’occupazione nei nostri Paesi, a vantaggio delle grandi proprietà multinazionali. Non solo, quel che è anche peggio imporrebbe agli Stati regole vincolanti sulle politiche lavorative, sociali, ambientali, sanità, ecc, le quali verrebbero imposte al di fuori di ogni corretta e democratica dialettica parlamentare.
    E’ per questi motivi che vedo bene un approfondimento di questo problema anche, o soprattutto, fra i cattolici democratici; lo vedo pure bene come possibile argomento di discussione per il prossimo 29 novembre, magari anche solo per inquadrarne lo scenario. Troppi ingredienti nel minestrone che si sta cuocendo? Forse, ma il rischio di impatti gravi e imprevisti nella vita sociale e democratica del nostro Paese mi sembra rilevante.
    Grazie

  2. cari amici, buon convegno! Gli spunti di discussione non mancano e, per quel che si riferisce al contesto generale, ho molto apprezzato l’intervento di Gianni Toniolo a Camaldoli; così come le impostazioni di sempre di Guido Formigoni. Voglio solo suggerire – anche se, essendo presenti alcune relatrici, non sarebbe necessario – di non sottovalutare la necessità di dare spazio alla cultura delle donne. Normalmente le donne vengono considerate, perfino nelle valorizzazioni, delle “note a margine” per ogni partizione della politica, senza tenere in considerazione le proposte che hanno formulate. Poi, senza il 52 % dell’elettorato non si costruisce sistema….
    Un caro saluto a tutti
    giancarla codrignani

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