Un Paese da ricostruire

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di Laura Rozza – Un Paese da ricostruire. Bisogna partire da qui. Penso che ognuno di noi nel proprio luogo di lavoro, al proprio tavolo o la sera a fine giornata e la mattina alzandosi dal letto dovrebbe avere questo obiettivo. Accanto alla lotta quotidiana per la sopravvivenza alle fabbriche che chiudono ai posti di lavoro che scompaiono al precariato che dilaga alle difficoltà e alle sofferenze della vita quotidiana c’è un Paese da ricostruire. Solo in questa ottica si riesce a superare la nausea esistenziale ispirataci dai fatti di Roma e di Milano e di chissà quanti altri posti ancora. La nausea che mi pervade mentre sento crescere intorno a me gigantesca e funerea l’ombra dell’anti politica magari  tra quelle stesse persone che hanno portato al potere e accettato poi lo strapotere di questi personaggi. Mi tornano alla mente le parole di Martin Luther King “temo il mugugno dei buoni più della violenza dei cattivi”. E’ troppo facile mugugnare e troppo subdolo. C’è un Paese da ricostruire. Nelle coscienze innanzitutto. C’è un gran lavoro da fare soprattutto nella formazione delle coscienze. E’ forse per questo che ho avvertito un senso di insofferenza all’ultimo e consueto richiamo ai politici cattolici perche difendano la famiglia tradizionale si impegnino contro l’aborto … E poi? Sono questioni di grande importanza ma non possono essere l’unico contenuto o meglio la discriminante dei cattolici che fanno politica. E’ anche curioso che i giornalisti dei giornali cosiddetti laici si avventino a loro volta a intervistare in modo stanco e ripetitivo i cattolici solo su queste questioni. Quasi a misurare, a soppesare se siano più fedeli al Papa o ai segretari di partito. Condannandoli alternativamente o ad essere isolati all’interno della Chiesa ufficiale o ad essere discriminati all’interno del loro partito. E siccome passata una certa età non penso più che ciò avvenga a caso penso che sia un modo per eliminare alla radice l’esperienza cattolico democratica del tutto estranea alle grandi proprietà editoriali.

Ma questo è un Paese da ricostruire. E non penso che sia prioritaria per nessuno se non per poche decine di persone la questione del matrimonio gay. Mentre mi preoccuperei molto di più di ricostruire un tessuto di partecipazione, di solidarietà sugli obiettivi per una ripresa economica, per una distribuzione più equa della ricchezza, per la salvaguardia dei posti di lavoro e per la stabilità del posto, certo più importante ai fini del matrimonio e  del successo della famiglia tradizionale. Mi preoccuperei di quelli che pensano mugugnando di non andare a votare, della deriva antidemocratica che rappresenta questa scelta. Mi preoccuperei dei modelli culturali che emergono da politici spesso sostenuti perche considerati più affidabili… Mi preoccuperei del velinismo che corrompe nel profondo le menti dei ragazzi e delle ragazze… Mi preoccuperei della domanda di speranza che sale spesso inascoltata. Mi preoccuperei della formazione delle coscienze…Il rischio altrimenti è quello di passare dalla parte degli empi “che tendono insidie al giusto, che per noi è d’incomodo perché ci rinfaccia le nostre colpe” (Sapienza 2,12).

3 Comments

  1. Siccome non mi capita spesso di leggere un commento di Laura che, però, sento direttamente, mi fa un enrome piacere leggerla sul vostro sito. Nel merito aggiungerei solo una considerazione: la difesa dei valori della famiglia e della vita da soli, ovviamente, non bastano d’accordo; non credo tuttavia che essi siano in alternativa a quegli altri che Laura giustamente ricorda. Non capisco perché il cattolicesimo democratico per sentirsi accettato debba (senza che nessuno lo obblighi) a pagare questo dazio. Io da cattolico democratico – sia pure molto meno degno di tanti altri – pur impegnandomi per la giustizia sociale e per il superamento del nuovo classismo e dello sdtrapotere della finanza sull’economia reale e produttiva di beni, non vedo alcuna ragione per non sostenere la famiglia e difendere la vita. E con l’occasione chiedo a voi che ne sapete di più, di spiegarmi motivi per i quali l’introduzione del quoziente familiare (ciò che potremmo considerare l’ultimo lembo dell’antica idea di proletariato), non sarebbe di sinistra. Un saluto e i miei complimenti a voi tutti. Pio Cerocchi

  2. Sono d’accordo con Laura. Sono sempre più insopportabili le indicazioni della gerarchia che pretendono di valere erga omnes e di influenzare quindi anche le leggi solo su alcuni temi. Il triste é che pochi cristiani ormai stanno a sentire e certamente dai sessant’anni in su. Ma é sulla formazione di una rinnovata coscienza morale e civile che dovrebbe puntare la comunità ecclesiale, sull’aderenza al Vangelo, , sui temi della giustizia e della pace, della difesa della vita e della persona sempre, ad ogni età e in ogni situazione, anche dentro la Chiesa, senza marginalizzazioni.

  3. Concordo con Pio Cerocchi: la difesa della famiglia e la rimozione delle cause che mettono in difficoltà la famiglia sono due facce della stessa medaglia. Ringrazio Laura perchè con lucidità e chiarezza ha espresso quello che io, con tanta più confusione, penso da tempo: è veramente un paese da ricostruire nella coscienza civica, nel rispetto degli altri, nella tolleranza, nel confronto sereno senza paura di chi la pensa diversamente da me, anzi chi la pensa diversamente è un arricchimento anche per me. Solo le identità deboli hanno paura dl confronto libero e rispettoso delle idee altrui.
    grazie a voi tutti – luciano

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