Tutte le anime della Chiesa

| 0 comments

di Agostino Giovagnoli, in “la Repubblica” del 23 febbraio 2012

Nella Chiesa cattolica la contrapposizione tra progressisti e conservatori, nata sulla scia del dibattito il Concilio Vaticano II, appare oggi in declino. Raggiunto il suo acme negli anni Settanta, si è attenuata durante il pontificato di Giovanni Paolo II che ne ha smussato le “punte”. Benedetto XVI ha proseguito sulla stessa strada, collegando il Vaticano II al Concilio di Trento in una visione teologica di continuità senza rotture. Anche il passare del tempo, ovviamente, ha influito molto: Joseph Ratzinger sarà l’ultimo papa che ha vissuto il Concilio e, anche se molte questioni importanti sono ancora le stesse, il mondo del 2012 è molto diverso da quello del 1962.

«Quando emerge nella Chiesa una discussione normale, come c’è in qualunque istituzione, diventa uno scontro o chissà cosa» ha notato il cardinal Filoni riferendosi ai rumors delle scorse settimane. Indubbiamente, anche la Chiesa ha bisogno delle passioni e dei progetti degli uomini e delle donne che ne fanno parte, pur con una maggiore preoccupazione di unità rispetto ad altre istituzioni. È stato così anche nella Chiesa preconciliare, quando Montini e Tardini erano entrambi ai vertici della Segreteria di Stato vaticana. Il primo, infatti, ha perseguito un disegno di ampio respiro per riportare la Chiesa nel cuore di una cultura moderna che sembrava rifiutarla, mentre il secondo proseguiva nella linea della grande tradizione diplomatica che va dal cardinal Gasparri al cardinal Casaroli, cercando spazi di libertà all’interno di Stati novecenteschi totalitari, autoritari o, comunque, ostili. Ne sono scaturite anche conseguenze differenti sul piano politico: nel dopoguerra, Montini ha sostenuto, vittoriosamente, l’iniziativa politica della Dc, mentre Tardini avrebbe preferito una presenza dei cattolici in diversi partiti. E quando il disegno post-bellico è entrato in crisi, sono nuovamente emerse personalità con sensibilità e disegni differenti, come il cardinal Ruini e il cardinal Martini.

Anche oggi nella Chiesa emergono sensibilità diverse. La spiritualità salesiana segnata da un’impronta educativa ispira, ad esempio, uno stile ecclesiastico orientato verso un ottimismo di fondo, la fiducia nei confronti dell’altro e un approccio estroverso e comunicativo. Altri, invece, si richiamano alla personalità del cardinal Siri, arcivescovo di Genova con un forte senso dell’autorità e della tradizione, che però si commosse davanti all’immagine straordinaria dei vescovi di tutto il mondo riuniti dal Concilio. Ma è difficile ricondurre a queste o ad altre sensibilità disegni complessivi. Anche la Chiesa, infatti, sembra paradossalmente orfana di un “mondo moderno”, prevalentemente europeo e occidentale, che per due secoli è apparso il suo grande antagonista e nel confronto con il quale ha sviluppato molteplici strategie di contenimento o di avvicinamento. Viviamo oggi in un tempo diverso, di cui è espressione emblematica una politica debole, condizionata dai mass media, incalzata dell’antipolitica e, soprattutto, separata dalla cultura necessaria per proporre visioni d’insieme. E anche gli uomini di Chiesa sono figli del proprio tempo. Nello spaesamento della globalizzazione e davanti alla fatica di leggere i segni dei tempi, più delle divisioni sembra prevalere una frammentazione in cui assume rilievo soprattutto l’alternativa tra uno slancio ad extra, come quello incarnato da Karol Wojtyla, e un ripiegamento ad intra sulle dinamiche interne dell’istituzione ecclesiastica.

Lascia un commento

Required fields are marked *.