Renzi: un faro, purtroppo, per le nuove generazioni

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Ho seguito il dibattito in corso sull’appartenenza di Renzi al cattolicesimo democratico e molti, a me pare, con più titoli del sottoscritto sicuramente, facilmente attribuiscono la patente di cattolico democratico duro e puro al nostro Presidente del Consiglio. Io personalmente sono attraversato da profondi dubbi e non riesco a capire in quale ala del cattolicesimo democratico lo si possa collocare. Mi spiego: con Lazzati, Dossetti, Sturzo, Moro, Scoppola, Zaccagnini, Gorrieri, non mi pare, dopo che Renzi ha pugnalato alle spalle Letta in modo amorale e seppellito il dibattito sulla  mascalzonata rifilata a Prodi dai centoventi traditori che tuttora si aggirano felici nel partito; presenze fiancheggiate da un Presidente del Consiglio laureato in imboscate come loro, occupate a bombardare gli altri con l’artiglieria pesante per accaparrarsi i posti migliori nell’apparato (ultimamente i migliori giallisti ricevono importanti impulsi dal nostro Partito Democratico e dalle sue vergognose derive).

Non bisogna essere delle teste pensanti per notare che questi esempi avranno una forte influenza sui nostri militanti; non sottovalutiamo la gravità di quanto è successo. Mi si dirà: Renzi è figlio del suo tempo e cioè di una società post-ideologica, post-moderna, liquida, dove contano i mezzi e non i fini, se non quelli del potere, della ricchezza, del successo: ricordiamoci che il suo modo di muoversi sul campo politico-culturale inciderà molto sulle nuove generazioni.

I grandi maestri del cattolicesimo democratico sapevano della valenza pedagogica intrinseca alla politica e si sono spesi per creare una classe dirigente che si lasciasse alle spalle il cinismo, la truffa, la furbizia. Se non combattute, queste istanze negative, nel breve e nel lungo periodo, creeranno una classe dirigente che non porterà frutti fecondi per la società nel suo insieme e sarà desensibilizzata su temi che un cattolico democratico dovrebbe ritenere decisivi.

Mi ha colpito che pochi si siano fatti interpellare, scuotere, interrogare dal suo giudizio su nodi così delicati e decisivi: il nostro Presidente del Consiglio li minimizza molto, scivolando spesso nel battutismo, molto amato dai mass-media. Non si rende conto – basta aprire gli occhi – che la morale e la politica sono più contigue di quanto pensiamo e sembra sottovalutare quale impatto sulla storia italiana degli ultimi anni abbia avuto l’aver accantonato questa dura verità.

Un altro punto che dimostra una sensibilità diversa da quella tipicamente dialogica del cattolicesimo democratico è l’insieme delle riforme messe in campo da Renzi in politica, nella scuola, sul lavoro, tutte accomunate nel dare una centralità forte al decisore nei diversi ambiti. Il Presidente del Consiglio, il dirigente scolastico, l’imprenditore hanno il vero ruolo cruciale nelle nuove riforme messe in campo; so già che i vari esperti diranno il contrario, ma chi vive nei luoghi di lavoro, nella scuola, nella politica legge le cose con occhi diversi, sente gli attriti sulla propria pelle: poco coinvolgimento, forte frenata della democrazia sul posto di lavoro.

Non eludiamo il problema: le riforme di Renzi, per i lavoratori, sono poco potabili. Il decisionismo di Renzi e di chi lo appoggia assomiglia più all’ariete che al lievito: preferisce la spallata al pensiero pensante che contagia e innerva istanze valoriali nella società, tipico dei maestri del cattolicesimo democratico. In questi giorni è in corso una resa dei conti nel partito tra la maggioranza (costituita prevalentemente da persone che si sono riposizionate per la paura di perdere il posto di lavoro; in una temperie di crisi economica non è poco, spesso tutto dipende dalla spinta delle cose, dalla spinta dei fatti …) e una minoranza che si sente schiacciata perché ha priorità sociali diverse. Vorrei ricordare a tutti che le elezioni le ha vinte (in politica conta vincere pur se di poco, anche se i giornali al soldo dei grandi potentati hanno mistificato molto) Bersani, e sono circa due anni che il partito democratico ha il potere. Finirà la legislatura, grazie a questa striminzita vittoria e all’opportunismo di una massa di parlamentari di tutte le aree, abbastanza avveduti per prevedere di non essere rieletti al prossimo turno e determinati, di conseguenza, a completare i loro cinque anni con tutto quello che ciò implica.

La bandiera di Renzi non mi pare sia il bene comune e speriamo che fuori dalle sezioni del Partito Democratico non venga messo, tra un po’, il cartello “basta pensiero critico”. Abbiamo bisogno di militanti pensosi, energici, combattivi, che facciano fare un passo avanti a tutti.

Infine vorrei che sul tema dell’immigrazione il Partito Democratico fosse innovativo (i cattolici democratici in molti tornanti storici furono delle avanguardie), proponesse non solo l’accoglienza, ma chiedesse i danni alle multinazionali che hanno venduto le armi ai paesi in guerra o ai terroristi che hanno distrutto e ucciso. Portiamo in Europa il tema dei profitti delle multinazionali, delle armi che provocano danni rilevanti, scaricandoli sui bilanci di altre nazioni e innescando lotte tra poveri italiani, poveri francesi o tedeschi e poveri immigrati.

Questo servirebbe a disinnescare in parte una lotta tra poveri e accantonare gli sciacalli politici che lucrano sulle disperazioni delle vite di queste persone. In questa congiuntura economica c’è chi sta guadagnando molti soldi, incurante di accendere una lotta tra poveri lavoratori immigrati e poveri lavoratori italiani: molti di questi sfruttatori preferiscono assumere extracomunitari, non per alti ideali, ma per pagarli poco, con tutte le implicazioni sociali e politiche e i guai che la società di domani dovrà affrontare per le drammatiche conseguenze che si scateneranno a seguito di tali ingiustizie. La politica dovrebbe affrontare i problemi, non lasciarli crescere, non voltare la faccia dall’altra parte.

Faccio fatica a vedere Renzi legato alla corrente culturale dei cattolici democratici o ispirato dalla loro elaborazione culturale: ci sono passaggi in cui l’onestà intellettuale non dovrebbe fare un passo indietro. Nel rispetto della persona del nostro Presidente del Consiglio e del ruolo che ricopre, non riesco a situarlo tra i cattolici democratici. In giro sento spesso parlare del temperamento fascista del nostro Presidente del Consiglio, delle sue azioni dittatoriali nel partito, delle pulsioni autoritarie che lo caratterizzano: personalmente non le condivido.

Renzi, più che un cattolico democratico, a me pare un avveduto e moderno democristiano: vuole passare come una star, con tanto di fiuto del potere e determinazione nel seguirne l’onda. Questo il giudizio che esprimo con la consapevolezza, da parte mia, che lui vive dentro un tempo diverso dal mio, come tutti è figlio del suo tempo e si misura con problemi diversi rispetto ai maestri che ci hanno preceduto. La partita scottante in corso su Renzi è il futuro del Partito Democratico e la sua capacità di stare nella storia intercettando le istanze dei più deboli. Rischia, se non sta attento, di essere non una realtà pilota, ma una retroguardia, con danno rilevante per tutti, incluso la realtà del cattolicesimo democratico che ne verrebbe contaminata. In questo momento, nel partito, i cattolici democratici sono i pesci piccoli … e Renzi lo ha capito bene.

 

Molli Mario Giuseppe                                       1-5-2015

 

 

 

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