“Radicarsi nel nuovo”. Un documento di cristiani lombardi

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Siamo un gruppo di cittadine e cittadini appartenenti a diverse confessioni cristiane che in queste settimane segnate dalla pandemia da Covid-19 ha condiviso in maniera libera e pensata alcune riflessioni in questo tempo sospeso e difficile, con l’interiore convincimento che in esso ci fosse non solo fatica e sofferenza, ma anche dell’oro, pur nella consapevolezza che bisogna scavare per trovarlo.

Una pausa o una cesura?

Percepiamo attorno a noi un grande desiderio di riprendere la vita da dove era rimasta; di più, un desiderio di rigenerazione. Tornare alla “normalità” di azioni e gesti, ritrovare il bandolo della matassa: il lavoro, gli impegni economici nel frattempo accumulati e le incertezze che si sono aggiunte. Gettarsi alle spalle quello che è stato, proiettarsi nel futuro, con il generico auspicio che l’esperienza fatta possa farci trovare maggiore equilibrio nella vita personale e collettiva.

Ma già dai primi segnali comprendiamo che le cose non andranno necessariamente così. Il ritorno alla “normalità” porta con sé il carico, personale ma anche sociale ed economico, di un periodo critico. E quindi ci vorranno grandi sforzi e molto tempo. Inoltre potremmo scoprire che non siamo diventati persone più sagge, ma semmai più ciniche, più individualiste, più incuranti del bene comune, in tanti casi anche per mera necessità di sopravvivenza. Chi nutre il desiderio di vivere ristabilendo il pre-esistente, deve fare i conti con questa realtà possibile e probabile.

In questo tempo sospeso, abbiamo detto, c’è forse anche dell’oro che è affiorato e che ha alimentato un altro desiderio, quello di rinascere.

Un desiderio non solo esistenziale e di fede ma anche sociale, politico e ambientale.

Molte persone, contemporaneamente e in varie parti del mondo, hanno sperimentato il desiderio di un rinnovamento profondo, prendendo coscienza del fatto che la “normalità” del tempo precedente non era per niente normale, ma piuttosto carica di insidie, danni, devastazioni, decadenza.

La straordinarietà di questo desiderio sta non solo nel suo carattere globale e simultaneo, ma anche nella corrispondenza tra lo stato interiore, spirituale della persona, e la sua dimensione sociale, politica.

Come se il Covid-19, col suo forte impatto traumatico anche di morte, avesse fatto cadere la maschera al tempo del passato recente, per farci vedere gli aspetti chiaramente patologici del nostro stile di vita personale e collettivo. La crisi è divenuta una specie di caparra di una crisi ambientale più volte annunciata e che potrebbe diventare irreversibile, per la quale potrebbero non esserci vaccini.

 

  1. Vecchie e nuove povertà

Per molte/i il ritorno alla normalità è semplicemente impossibile, perché le condizioni di vita già precarie e stentate di prima, si sono fatte insostenibili e ancora più ingiuste. Pensiamo all’enorme schiera di persone che erano già povere e alla massa di quelle in via di rapido impoverimento. Nel nostro Paese, ma anche in Paesi la cui economia era già in ginocchio la povertà va compresa in senso globale, anche come deprivazione di diritti e opportunità. La rinascita si compendia nel principio: “prima i poveri!” / “prima le povere!”, ovunque esse/i siano. Solo una vera e decisa scelta di stare dalla parte delle/i povere/i, può essere garanzia di cambiamento.

E dobbiamo fare i conti con una pericolosa povertà educativa: milioni di minorenni nel nostro Paese rischiano di restare “invisibili”, soprattutto se in situazioni di fragilità. Saranno le giovani generazioni a pagare il conto più salato del coronavirus: il debito pubblico al 135% del Pil è uno schiaffo alla giustizia intergenerazionale.

La pandemia ha anche messo in evidenza lo squilibrio di genere della nostra società e durante il lockdown si sono moltiplicati gli episodi di violenza sulle donne. Occorre ora evitare che siano loro le più colpite in termini di occupazione, salari, protezione sociale. È necessario il rovesciamento di un paradigma che non tiene conto dell’ambito della cura come terreno fondamentale su cui ripensare le relazioni umane e sociali.

Le disuguaglianze territoriali (reddito, cura della salute, welfare, istruzione, abitazione, mobilità, internet) sono cresciute, non solo tra nord e sud, ma tra centro e periferie delle città, tra aree interne e aree urbane, fra città diverse nelle stesse regioni.

Le Chiese cristiane vogliono riconoscere e sostenere l’urgenza del contrasto alle povertà, cioè la lotta contro l’ingiustizia, a partire dall’uso delle proprie risorse, se ogni volta che nel Padre Nostro recitano “Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”, ricordano che siamo tutti/e fratelli e sorelle. Costruire insieme una diaconia per la lotta contro la povertà potrebbe essere il maggior impegno ecumenico del prossimo futuro.

La nostra Costituzione si basa sul legame fra democrazia e lavoro. Chiediamo che lo Stato nel suo insieme riorganizzi le proprie risorse e generi un riequilibrio, innanzitutto per mezzo di una fiscalità equa, perché vi sia un riconoscimento del minimo vitale per ogni persona. Siamo consapevoli dei rischi dell’assistenzialismo e dei lacci che questo genera per mezzo di nuove dipendenze, perciò è necessario che il programma contro la povertà abbia come finalità una riorganizzazione del mondo e dei tempi del lavoro, incidendo profondamente nelle piaghe dell’ingiustizia, anche di genere. Chiediamo che si investa sulla scuola pubblica, come forma di promozione della persona, di rimozione delle disuguaglianze e di valorizzazione delle differenze.

 

  1. Profughe/i, migranti e cittadinanza

Abbiamo ceduto alla narrazione e alla propaganda che hanno fatto del fenomeno epocale delle migrazioni la causa di ogni crimine e l’espiatore di ogni colpa sociale, costruendo su finte emergenze allarmismi e rabbia, generando un nuovo razzismo.

Rinascita significa restituire alle/i migranti il volto, la dignità, il diritto di esistere. Non si tratta solo di invocare una regolarizzazione per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici stranieri/e (braccianti che raccolgono la frutta e la verdura che arriva fresca sulle nostre tavole, badanti e babysitter cui affidiamo i nostri cari), ma anche per le/i richiedenti asilo. C’è bisogno di una azione più decisa per fare dei corridoi umanitari una modalità incisiva per sottrarre “carne umana” e capitali ai trafficanti. La ricerca di una nuova mentalità comprende la necessità di riconoscere il lavoro umanitario delle Ong: legittime le critiche al loro operato, ma occorre ristabilire il valore che salvare una vita è dovere imprescindibile e che nessuna legge può e deve criminalizzare il soccorso per mare o per terra. Non vorremmo poi dimenticare l’urgenza di allargare i diritti di cittadinanza a bambine e ragazzi figli di migranti che frequentano le scuole in Italia (ius culturae).

Come Chiese abbiamo già mosso passi, anche ecumenici (come i Corridoi umanitari), per promuovere una cultura dell’accoglienza e dell’inclusione, o forse solo della giustizia e del diritto, e per dare ai flussi migratori più ordine e dignità. Sappiamo che possiamo e dobbiamo fare di più, sia in termini di sensibilizzazione, dentro e fuori le nostre comunità, sia di aiuto concreto.

Ai nostri politici a livello italiano ed europeo chiediamo, con una voce, di rivedere le politiche delle frontiere chiuse e dello scaricabarile, con le quali si sono logorati i rapporti intracomunitari. Chiediamo nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini/e stranieri/e non comunitari/e, con l’abolizione del reato di clandestinità.

 

  1. Sanità

La trasformazione del paziente in un cliente è stata una tragedia culturale e poi, come si è visto, sociale. La sanità, soprattutto nella sua forte spinta privatistica, è divenuta sempre di più protezione degli interessi di pochi piuttosto che cura del bisogno fisico e psichico di tutte/i.

Abbiamo assistito, in questi anni, allo svilupparsi di continui paradossi: la scelta di liberare risorse ingenti per creare strutture d’eccellenza, luoghi in cui è possibile fare interventi e praticare cure all’avanguardia, accompagnata da un depotenziamento della medicina del territorio, dove la cura è meno redditizia, ma non certo meno importante per il benessere della popolazione. I medici di base, in molti luoghi, sono stati sottostimati e mortificati, come la crisi Covid ha dimostrato. La sanità d’avanguardia e quella territoriale devono ritrovare un sano equilibrio tra loro e non essere giocate l’una a discapito dell’altra.

Il diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione, è il cuore stesso anche della preoccupazione evangelica: guarire e prendersi cura. Le nostre Chiese hanno sentito, nel periodo d’emergenza, l’importanza di una pastorale della persona malata e anziana: dopo avere tutte/i sperimentato la necessità di escogitare nuove forme di fare comunità durante la domiciliazione coatta, non potremo più tollerare la solitudine di chi non può partecipare alle nostre celebrazioni comunitarie, che dovranno essere ripensate secondo nuovi criteri di inclusione.

Noi chiediamo anche a questo riguardo una seria riorganizzazione delle risorse economiche per ridare ossigeno alla Sanità pubblica. Se in questa individuiamo un preciso compito di difesa delle/i cittadine/i, sarà logico e naturale stornare quote significative di risorse economiche dal militare al civile, dalla produzione e acquisto di armi sofisticatissime e costosissime, a favore di presìdi per la cura e l’assistenza medica. Occorre inoltre riconsiderare l’assistenza alle persone anziane: il modello unico delle RSA (residenze sanitarie per anziani) si è mostrato fragile e poco tutelante: sarà bene pensare a soluzioni domiciliari innovative, a comunità più piccole e protette, o a RSA più decongestionate e pronte ad affrontare le emergenze.

 

  1. Crisi ambientale, cura e salvaguardia del creato

Siamo consapevoli che non c’è giustizia sociale senza giustizia ambientale.

Gli interessi particolari degli Stati e delle aziende dedite solo al profitto hanno rimandato sine die l’appuntamento per la nascita di una nuova coscienza ecologica diffusa, che tuteli concretamente l’ambiente, facendo quello che è nelle nostre possibilità per prevenire (o arrestare) una crisi climatica che altrimenti porterà nuove migrazioni e nuove miserie. Gli interessi particolari hanno prevalso sulle decisioni degli Stati e questi ultimi in gran numero hanno abdicato agli impegni, indicati come urgenti dalle grandi conferenze sul clima, per fermare l’inquinamento, come la rinuncia alla combustione dei fossili o un ripensamento del settore dei trasporti. Nel nostro Paese, poi, non è stato possibile neppure far passare una legge che limitasse seriamente l’uso della plastica, il cui utilizzo durante il lockdown è addirittura aumentato: pensiamo ad esempio all’enorme quantità di mascherine e guanti usa-e-getta e agli imballaggi dei cibi preconfezionati che stiamo consumando in questo periodo…

Tornare a nascere significa, senza mezzi termini, riaffermare che noi come esseri umani siamo parte della creazione e che, se esiste un primato umano, è quello della responsabilità di divenire “custodi” della creazione, compito affidatoci da Dio stesso. Nelle Chiese ormai da tempo, mediante pronunciamenti autorevoli e azione pastorale diffusa, siamo già al lavoro per edificare una coscienza ecologica integrale fin dalla più tenera età, ma occorre moltiplicare l’impegno, e assumerlo come parte costitutiva, non opzionale, della nostra fede.

Chiediamo a chi ci governa e ai partiti politici che cercano il consenso di cittadine e cittadini, di mettere nelle loro agende la priorità della cura per l’ambiente. Questo comprende una revisione della politica industriale, che deve essere compiuta con coraggio e difendendo il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici, per evitare il maligno abbinamento tra pane e veleno. È urgente promuovere un’economia che abbia come criterio decisivo nelle sue scelte la sostenibilità, e una società che adotti il distanziamento anche rispetto al modo con cui sta producendo e abitando la Terra.

 

  1. Europa

Abbiamo visto crescere in questi anni un sentimento antieuropeo, alimentato e sostenuto da sovranismi e nazionalismi di vario genere. Atteggiamenti miopi di egoismo territoriale, che hanno fatto proliferare l’industria che produce filo spinato. Non che l’Europa, nella sua veste politica, non meriti critiche: anzi, lo sbilanciamento verso un’Europa solo dei mercati e del business è degna di disapprovazione. Ma noi, come cristiane/i, vogliamo ribadire la nostra vocazione europeista. Siamo troppo convinte/i infatti che la salvezza, anche come categoria teologica, sia per tutte/i.

Europa significa pace, ma deve anche significare giustizia, difesa dell’ambiente, rispetto e protezione dei migranti, difesa del diritto di cittadinanza.

Le Chiese europee hanno prodotto nel 2001 la Charta Oecumenica (firmata nel 2007 anche dalle Chiese di Milano), che contiene le linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa. Abbiamo sottoscritto un impegno forte a pregare e agire insieme, per un’Europa che colmi i divari e resista a ogni tentativo di strumentalizzare la religione e la Chiesa a fini etnici o nazionalistici. Forse, dovremmo ricordarcene…

Chiediamo alle istituzioni europee e nazionali di affrontare la crisi senza precedenti causata dalla pandemia di Covid-19 con solidarietà, coraggio e innovazione, e di mettere il benessere delle persone al centro dei programmi futuri. È il momento di riprendere la costruzione di un’Europa migliore perché più unita sia sul piano politico-istituzionale, sia su quello fiscale, sanitario, della cooperazione internazionale, e con una economia e una società veramente sostenibili, circolari ed eque, dove le persone e la natura prosperino.

 

PREGHIERA

Signore, nostro Dio, quando nelle pieghe della storia riusciamo a scorgere la presenza e l’agire del tuo Spirito, è pura grazia.

In Te ritroviamo la possibilità di una nuova nascita che rigeneri la nostra anima stanca.

Con Te facciamo memoria del dolore delle tante vittime della pandemia, di ogni saluto mancato tra genitori e figli/e, di ogni abbraccio impedito tra nonni/e e nipoti, di ogni lacrima. Sta’ con noi!

Vieni, Dio d’amore, e rivelaci, dentro questa crisi sanitaria, non solo errori e responsabilità, ma anche opportunità personali e globali.

Aprici gli occhi sulla Tua creazione, per farci ritrovare la nostra vocazione alla sua salvaguardia.

Fa’ che riprendiamo a respirare col polmone della pace come con quello della giustizia.

Concedi alle tue Chiese, ovunque raccolte, la stessa passione che hai avuto in Cristo Gesù, per i poveri e le deprivate.

Metti in noi lo slancio solidale del Samaritano, che non passò oltre dal lato opposto.

Aiutaci a ricercare le vie della giustizia e a smascherare i meccanismi di un’economia mirata all’accumulo delle risorse nelle mani di pochi, che tiene il suo ginocchio sul collo di popoli interi.

Tu che sei migrato dal cielo alla terra per venirci incontro, aiutaci ad aprire le nostre case allo straniero, alla straniera, e insegnaci che accoglienza e futuro procedono insieme al diritto, e che l’alternativa crea paralisi, solitudine, decadenza.

Che il corridoio della nostra accoglienza conduca esuli e richiedenti asilo al soggiorno del ristoro.

Lascia che la nostra mano si stenda per benedire i bambini, le bambine e le persone fragili nel corpo e nella psiche,me che le acquisizioni della medicina d’avanguardia non siano riservate a pochi ma tutelino la salute di tutti e di tutte sganciandole da logiche di profitto.

Ti preghiamo perché le nazioni trovino accordi veri per modificare l’attuale modello di sviluppo e scongiurare crisi climatiche le cui conseguenze altrimenti continueranno ad abbattersi sui popoli più esposti.

Dacci il coraggio di contrastare egoismi nazionali e smascherare la seduzione di nuovi autoritarismi.

Che si svuotino gli arsenali e si riempiano i granai.

Che il nostro riconoscerci Chiese sorelle sia sale di fraternità e sororità, a cominciare dall’Europa ma anche oltre.

Soffi il tuo Spirito e ci porti la brezza di una nuova primavera, rigeneri le nostre relazioni, trasformi i conflitti sociali in solchi di giustizia, ispiri nella verità chi annuncia il Vangelo e dia saggezza a chi ha responsabilità di governo.

Te lo chiediamo nel nome del Padre di ogni giustizia, del Figlio, dono d’amore, e dello Spirito Santo, caparra di libertà. Amen

 

Siamo grate/i ad associazioni, enti, organizzazioni e singole persone che hanno riflettuto e stanno riflettendo su questi temi, perché abbiamo beneficiato della loro preziosa opera di elaborazione:

– World Council of Churches (WCC), World Communion of Reformed Churches (WCRC), Lutheran World Federation (LWF), Council for World Mission (CWM) – attraverso la congiunta New International Financial and Economic Architecture (NIFEA), Invocare un’economia della vita in un’epoca di pandemia, 15 maggio 2020

https://www.oikoumene.org/en/resources/calling-for-an-economy-of-life-in-a-time-of-pandemic-a-joint-message-from-the-wcc-wcrc-lwf-and-cwm/view

Pace, giustizia e salvaguardia del creato. Documento finale dell’Assemblea ecumenica mondiale di Seul (5 -12 marzo 1990)

https://www.saenotizie.it/sae/attachments/article/699/SeoulMessFinale.pdf

– Papa Francesco, Laudato si’. Lettera enciclica sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015

http://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

– AA.VV., In salute, giusta, sostenibile. L’Italia che vogliamo. Dieci punti fermi per un percorso comune di proposte e pratiche di cambiamento, 27 maggio 2020

https://sbilanciamoci.info/firma-anche-tu-per-unitalia-in-salute-giusta-e-sostenibile/

– Forum Disuguaglianze Diversità, 15 proposte per la giustizia sociale, marzo 2019

https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2019/11/15-proposte-per-la-giustizia-sociale.x89907.pdf

– Enrico Giovannini, I giovani pagheranno il conto più salato del coronavirus: e si chiama debito pubblico, 19 maggio 2020

https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2020/05/18/news/coronavirus-debito-pubblico-giovani-1.348450

– Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC), Fase 2: per il “rilancio” del Paese i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza come priorità dell’agenda politica, 15 maggio 2020

https://www.fondfranceschi.it/notizie/fase-2-per-il-rilancio-del-paese-i-diritti-dellinfanzia-e-delladolescenza-come-priorita-dellagenda-politica/62644/

– Alessandra Smerilli, Lavoro e cura per questo tempo. Ciò che gli uomini pensano e le donne sanno rinnovare, 30 maggio 2020

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/ci-che-gli-uomini-pensano-e-le-donne-sanno-rinnovare

– Campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, Proposta di legge di iniziativa popolare “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”, aprile 2017

https://erostraniero.radicali.it/la-proposta/

– ACLI Milanesi e Lombarde, Le politiche sanitarie alla prova della pandemia, 14 maggio 2020

https://www.aclimilano.it/wp-content/uploads/2020/05/documentoSanita%CC%80Lombardia_1IMPAGINATO.pdf

– Commissione GLAM (Globalizzazione Ambiente) della FCEI (Federazione Chiese evangeliche in Italia), La post normalità distanziata, aprile 2020

https://www.fcei.it/2020/05/02/la-post-normalita-distanziata/

– 17 ministri europei del Clima e dell’Ambiente, Il Green Deal europeo deve essere al centro di una ripresa resiliente dopo il Covid-19, 9 aprile 2020

https://www.climatechangenews.com/2020/04/09/european-green-deal-must-central-resilient-recovery-covid-19/

– Associazioni ambientaliste europee, È tempo di investire in un futuro sano: una ripresa verde e giusta, 23 aprile 2020

http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/e-tempo-di-investire-in-un-futuro-sano-una-ripresa-vede-e-giusta/

https://green10.org/wp-content/uploads/2020/04/Green-Recovery_EN.pdf

– KEK (Conferenza delle Chiese Europee) – CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa), Charta Oecumenica. Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa, 22 aprile 2001

https://www.saenotizie.it/sae/attachments/article/109/Charta_oecumenica.pdf

– Parlamento Europeo, Richiesta alla Commissione Europea di un ampio piano per la ripresa economica per mitigare lo shock del coronavirus e porre le basi per un futuro sostenibile, 27 maggio 2020

https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20200513STO79012/covid-19-il-piano-dell-ue-per-rilanciare-l-economia

– AA.VV., Petizione “Salviamo le persone, non le industrie inquinanti!”, 24 aprile 2020

https://act.wemove.eu/campaigns/recovery-IT

 

Ci impegniamo a fare di questo documento uno strumento di discussione e confronto che coinvolga le nostre comunità di fede, a cominciare dalla nostra regione, la Lombardia.

Milano, 12 giugno 2020

 

Giorgio Acquaviva, Comunità ecclesiale di Sant’Angelo

Massimo Aprile, pastore battista

Giuseppe Bettoni, Fraternità Arché

Mira Bozzini, Comunità ecclesiale di Sant’Angelo

Fabio Caneri, battezzato

Elza Ferrario, SAE (Segretariato Attività Ecumeniche)

Anna Maffei, pastora battista

Lidia Maggi, pastora battista

Eugenio Novara, Chiesa valdese

Daniela Parisi, Comunità ecclesiale di Sant’Angelo

Angela Plazzotta, Comunità ecclesiale di Sant’Angelo

Maria Luisa Plessi, Chiesa valdese

Angelo Reginato, pastore battista

Rosanna Tommasi, Comunità ecclesiale di Sant’Angelo

Federico Zanda, battezzato e peccatore

 

Per adesioni:

radicarsinelnuovo@gmail.com

 

3 Comments

  1. Condivido il contenuto del documento.

  2. Il documento è condivisibile in tutto, almeno in riferimento alle emergenze sociali di questi anni, ma non apre prospettive rispetto alla realtà della nuova “società sapienziale” (ordinariamente chiamata: “società della conoscenza”) che, inconsciamente, stiamo vivendo…
    Per parte mia, ho cercato di pormi qualche domanda con gli ebook editi da Nardini, particolarmente con quello attualmente in edizione: “Il primato etico-civile della cura-custodia dei territori storici”…

  3. il documento è pienamente condivisibile,perché individua nel concreto i problemi che la società deve affrontare e,secondo me,con una grave impreparazione della nostra classe politica attuale. Le chiese italiane dovrebbero unirsi e far sentire le loro voci.

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