Protesta per una Chiesa credibile

di Pfarrer-Initiative

in “www.pfarrer-initiative.at” del febbraio 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Il benemerito sito www.finesettimana.org, che pubblica quotidianamente una bella rassegna stampa degli articoli di argomento religioso che escono sulla stampa italiana e anche, in parte, straniera, sia quotidiana sia periodica, dà conto, sabato 4 febbraio, di una serie di articoli usciti su siti e giornali francesi e austriaci incentrati su appelli e iniziative di base di sacerdoti che chiedono ai vescovi interventi di riforma della chiesa. Qui riproduciamo un breve articolo uscito sul sito della Pfarrer-Initiative, movimento nato a St. Pölten, in Austria, nel 2006 che chiede riforme e cambiamenti nella Chiesa, e a cui hanno aderito più di 300 parroci. Questa iniziativa austriaca ha fatto, in qualche modo, seguito ad un manifesto firmato in Germania, lo scorso febbraio, da 190 teologi che, ugualmente, sollecitavano la Chiesa ad intraprendere delle riforme (“Chiesa 2011: un rinnovamento indispensabile”).

Lo scorso 19 giugno il movimento “Iniziativa dei Parroci” ha lanciato un “Appello alla disobbedienza” in cui chiama a puntuali atti, appunto, di disobbedienza: “Nel corso di ogni funzione liturgica verrà recitata una preghiera pubblica per la riforma ecclesiale; non verrà rifiutata l’amministrazione della comunione a cristiani di buona volontà, quand’anche fossero divorziati risposati, membri di altre Chiese o persone che abbiano lasciato la Chiesa; non vi saranno più  “parroci volanti”, costretti a celebrare più messe in centri diversi a causa della carenza di preti, ma verrà permesso ai fedeli stessi di celebrare; da ora in poi il cosiddetto servizio della Parola con distribuzione della santa comunione sarà chiamato “celebrazione eucaristica senza prete” e sarà valida anche per le celebrazioni domenicali; si ignorerà la proibizione di far pronunciare l’omelia a laici competenti, tra cui donne che insegnano religione; faranno sì che ogni parrocchia abbia un presidente laico: uomo o donna, sposato o no, allo scopo di contrastare la fusione di più parrocchie fomentando una nuova immagine sacerdotale; infine, si approfitterà di ogni opportunità per promuovere pubblicamente l’ammissione delle donne e degli uomini sposati al sacerdozio” (cfr. Adista n. 55, anno 2011; il testo completo in www.pfarrer-initiative.at).

In coda a questo articolo, tradotto dal tedesco dal sito www.finesettimana.org, diamo i link di altri quattro brevi testi: un altro intervento del movimento austriaco “Iniziativa dei parroci”, due testi di un gruppo di sacerdoti della diocesi di Rouen che si riconoscono nelle posizioni del movimento austriaco e un articolo apparso sul quotidiano Le Monde ( tutti pubblicati dal medesimo sito di Verbania).

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Dopo che, lo scorso anno, l’Iniziativa dei Parroci aveva reagito duramente alle misure intraprese da Benedetto XVI in ordine alla gestione dello scandalo degli abusi sessuali, giudicandole troppo blande (chiedendo a quest’ultimo di lasciare spazio ad un organismo di giudizio indipendente che investigasse sul suo operato, oppure di dimettersi dal ministero pontificio) e aveva chiesto la convocazione di un nuovo concilio ecumenico e una riforma dell’«attuale struttura assolutista della Chiesa», l’appello ora diffuso richiama a puntuali atti di disobbedienza, articolati in sette punti ():

«Inoltre – si legge nell’appello – siamo solidali con quei colleghi che non potranno più esercitare le loro funzioni a causa della loro decisione di sposarsi, ma anche con coloro che, nonostante una relazione, continueranno il loro servizio come sacerdoti. Entrambi i gruppi, con la loro scelta, seguono la propria coscienza, come anche noi, con la nostra protesta. Vediamo in loro, come nel papa e nei vescovi, i “nostri fratelli”. Cosa voglia dire essere “confratelli”, non lo sappiamo. Uno è il nostro Maestro, e noi siamo tutti fratelli. E “sorelle”, si dovrebbe dire tra cristiane e cristiani, però. Per questo vogliamo levarci in piedi, per questo vogliamo partecipare, per questo vogliamo pregare. Amen».

Dall’ “Appello alla disobbedienza”, in cui ci riconosciamo, per porre con responsabilità personale segni del rinnovamento della nostra Chiesa, ci sono giunte da diverse parti, dal nostro paese e dall’estero, espressioni di consenso e di incoraggiamento – però da parte dei vescovi prevalentemente riserbo, a volte anche forte disapprovazione. Ad un dialogo si è giunti solo raramente e mai pubblicamente. Ma noi contrapponiamo all’attuale situazione di sofferenza delle comunità e della pastorale dovuta alla mancanza di preti e all’invecchiamento del clero più volte un deciso NO:

1. Diciamo NO se dobbiamo accollarci il servizio di più parrocchie sempre più estese, perché questo ci trasforma in celebranti-viaggiatori e in dispensatori di sacramenti, a cui si sottrae la vera cura d’anime. Perciò ci opponiamo alla tendenza ad una nostra presenza solo fugace in molte località, senza trovare né offrire un “ambiente accogliente” a livello spirituale ed affettivo.  

2. Diciamo NO ad un numero sempre crescente di celebrazioni eucaristiche nel fine settimana, perché in questo modo i molti servizi e prediche diventano un rito superficiale e un discorso troppo “di routine”, mentre l’incontro, il dialogo e la pastorale si impoveriscono. Arrivare poco prima della Messa e ripartire subito dopo trasforma il nostro servizio in vuota routine.

3. Diciamo NO all’accorpamento o allo scioglimento delle parrocchie quando non si trovano più parroci. In questo modo è la carenza a dettar legge, e non invece stimolo a porre rimedio alla carenza con il cambiamento di norme ecclesiastiche non bibliche. La legge è fatta per l’uomo – e non il contrario. Il diritto canonico in particolare deve essere a servizio delle persone.

4. Diciamo NO al sovraccarico di lavoro dei parroci che vengono portati allo stress per l’adempimento di molteplici doveri, a cui non rimane né tempo né forza per una vita spirituale e dai quali si pretende l’adempimento dei doveri molto al di là dell’età di pensione. Così perfino l’azione positiva svolta durante una vita può deteriorarsi se richiesta per un periodo troppo lungo.

5. Diciamo NO se il diritto canonico pronuncia sentenze troppo dure o crudeli: nei confronti dei divorziati che osano contrarre un nuovo matrimonio, nei confronti delle persone dello stesso sesso che si amano e decidono di vivere insieme, dei preti che non riescono a rispettare il celibato e quindi danno vita ad una relazione – e dei molti che obbediscono più alla loro coscienza che ad una legge fatta da uomini.

Poiché il silenzio viene interpretato come assenso e poiché vogliamo assumerci la nostra responsabilità come preti e pastori, ci sentiamo in dovere di esprimere questa protesta in cinque punti. È una “protesta” nel senso letterale: una “testimonianza per” una riforma della Chiesa, per le persone di cui vogliamo prenderci cura e per la nostra Chiesa. L’assenza di gioia nell’attuale maniera di guidare la Chiesa non è una buona testimonianza per la “bella notizia” che ci anima. Perché “noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede, ma essere collaboratori della vostra gioia ” (2Co 1,24). 

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Newsletter 12 di Pfarrer-Initiative in www.pfarrer-initiative.at del 13 gennaio 2012 (nostra traduzione)

Sostegno in Francia ai preti austriaci dell’ “Appello alla disobbedienza” di preti francesi della diocesi di Rouen in http://sapafrance.canalblog.com del 2 gennaio 2012 (nostra traduzione)

Che cosa aspettano i nostri vescovi? di preti francesi della diocesi di Rouen in La Croix del 7 novembre 2007 (nostra traduzione)

Dei laici al posto dei preti? di Dominique Lang e Samuel Lieven in Pélerin del 1 dicembre 2011 (nostra traduzione)

A Rouen, l’esasperazione dei vecchi preti “disobbedienti” di Stéphanie Le Bars in Le Monde del 5 ottobre 2011 (nostra traduzione)

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