POVERTA’, MISSIONE E SOLIDARIETA’

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Presbyteri aveva intitolato il numero di settembre: il grido delle vittime giunge fino a noi. Un economista autorevole Stefano Zamagni riassumeva: “Mai tante ricchezze, mai tante povertà”: questa è la novità della “questione sociale” oggi. “Con la globalizzazione” secondo Zamagni “sono saltati i parametri tradizionali. Il potere decisionale in economia non coincide più con il territorio in cui è insediato e gli stati hanno perso le capacità di controllo. Efficiente è il meccanismo nel produrre ricchezze ma non altrettanto nel ridistribuirle, per cui assistiamo all’assurdo per cui mai c’è stata tanta ricchezza e mai tanta povertà. Donde lo scandalo della fame imputabile non a scarsità di risorse. Accade addirittura che scoppino carestie in coincidenza con boom economici. E scoppiano anche le guerre civili (ben 48 negli ultimi 40 anni).” Soggiunge: “la variabile decisiva è la conoscenza tecnologica… la soluzione sta nell’applicazione di regole che già ci sono ma non sono osservate. E soprattutto nel coinvolgimento della società civile, fino a una sua rappresentanza ufficiale negli organismi delle nazioni unite”. I credenti scoprono che è necessario “valorizzare le testimonianze profetiche della carità (che ci sono e possono diffondersi, segnare una strada, creare un movimento di persone e di idee capaci di interpellare le coscienze e correggere la folle deriva”. Insomma, come dice Mons Nervo: “cogliere il grido dei poveri” e dargli una risposta di carità e di azione, anche politica. Viceversa … “ci sono dei movimenti politici che vorrebbero che le comunità che godono di maggior benessere si chiudessero in se stesse…. rifiutando di condividere il proprio benessere. C’è il rifiuto degli immigrati, Maturare insomma davvero “una scelta preferenziale per i più poveri”.

Anche la bella rivista Missione Oggi (curata dai Saveriani di Brescia; una rivista che parla delle missioni, ma soprattutto della Missione della Chiesa nel mondo di oggi) dedica il fascicolo di dicembre a dimostrare che il Concilio ha certamente aperto nuove prospettive all’azione missionaria della Chiesa; ma oggi le missioni, i missionari… aprono nuove prospettive alla vita e al rinnovamento della Chiesa universale e la invita e obbliga a rinnovarsi e ad andare anche “oltre il Concilio”.

A sua volta Il Regno (n 20 – 15 novembre 2012) riferisce sul Congresso continentale di teologia svoltosi a Porto Alegre in ottobre e dedicato alla celebrazione del 50° anniversario del Vaticano II. Sulla linea conciliare, spiegano Marcello Mattè e Francesco Strazzari, è emerso un coraggioso rilancio del rinnovamento nella linea della teologia della liberazione e della prassi della “chiesa dei poveri”. Insomma è necessario, e è veramente in corso, una conversione delle coscienze cristiane ai temi della solidarietà e fraternità e del dialogo tra uomini e culture: basterebbe leggere su Consacrazione e servizio (dicembre 2012) i due articoli in cui padre Piergiordano Cabra, ( il direttore della editrice Queriniana al tempo del Concilio) e Paola Bignardi (già presidente nazionale dell’AC) illustrano come oggi l’”educazione alla fede” sia impresa necessaria e difficile e debba passare attraverso la testimonianza credibile della vita quotidiana (vita semplice, povera, umile, solidale, aperta ad una calda relazionalità con tutti…): “ciascuno con il proprio modo di vivere contribuisce a fare il clima della comunità e a delineare quell’immagine pubblica del cristianesimo da cui nella nostra società non si può prescindere”. Ed è significativo che tali articoli vengano pubblicati su una delle più autorevoli e diffuse riviste di spiritualità, specialmente orientata al mondo delle religiose. Vien da pensare che oggi le “suore” sono più avanti di tante espressioni ufficiali e “gerarchiche” del mondo cattolico. Altro che l’esibizione della forza sociale, del prestigio culturale e dell’astuzia politica! (a.bert.)

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