Perché ho sempre ammirato Casaleggio

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“Gianroberto Casaleggio ha scritto un pezzo di storia d’Italia. E solo il futuro del Movimento Cinquestelle stabilirà se quel pezzo sarà stato un pezzo importante oppure no…”.

Così inizia il ricordo di Gianroberto Casaleggio da parte del mio omonimo Tommaso Labate. Ho condiviso questo post su Facebook, e nel ricordo cristiano di questa dipartita ho commentato, avventurandomi su una mia vecchia idea cullata sin dai primi risultati elettorali robusti del Movimento 5 Stelle. Due sole parole prima di trascriverla. Casaleggio era un uomo colto. Non lo dimostrava perché era umilmente riservato. Ma chi lo ha conosciuto riferisce di questo suo tratto culturale che lo portava, come spesso capita, all’autoreferenzialità provocata dall’insofferenza aristocratica verso i mediocri. Educato al comunitarismo olivettiano e all’autogestione, era però scettico e credeva a modo suo al collettivo.

Credeva molto di più nell’etica individuale calvinista e nella creatività e piena libertà dello “…spirito del capitalismo” che lo portavano a considerarsi unto del Signore. Ha avuto il merito di riproporre la democrazia diretta ateniese semplificandola attorno al web e alimentando le illusioni della sovranità popolare che poteva, forse, andare bene per una Città-Stato di 15-20 mila abitanti. Crea dunque il suo Movimento contro i partiti su base personale in quanto predestinato, appoggiandosi a una testa di ariete come Grillo. Un contro-partito virtuale che poi risulta forte nei consensi quando incrocia, oltre all’insoddisfazione che ho scritto nel mio commento, la crisi epocale del partito politico di massa novecentesco e quando subentra il rapporto (comunicativo) diretto tra leader e elettorato senza nessun corpo intermedio associato di mezzo. Un non partito che vota online. Un non partito antipartito e senza classe dirigente. Ma fortemente centrato sul suo carisma comunicativo e su quello del suo comico sodale. Non so se l’invito al meeting di Comunione e Liberazione sia stato voluto da qualche suo giovane amico d’infanzia che frequentava assieme a lui la parrocchia . E ignoro se al fondo della sua coscienza ci fosse qualche traccia di fede religiosa. Lo diranno i tanti libri che sicuramente usciranno quanto prima sulla sua vita. Nel frattempo mi permetto di sollecitare una preghiera per farlo riposare in Pace.

Caro Tommaso, del tuo nobile ricordo di Casaleggio condivido soprattutto l’incipit. Un giorno non tanto lontano gli storici diranno se sia stato inconsapevolmente proprio lui a incanalare e rappresentare sin dentro il Parlamento la protesta, evitandoci moti di piazza antisistema e antipolitici assieme ad inutili girotondi. So bene che il M5S è anche altro. Ma c’è quel picco di voto che riguarda i giovani (uomini) fra i 18 e in 34 anni che mi ha sempre fatto riflettere. Si tratta di giovani disoccupati e precari alla ricerca di lavoro. Che vivono con la pensione del padre. Giovani diplomati senza futuro e senza diritti. Giovani arrabbiati con “l’establishment…of law and order”, con le classi dirigenti di società civile e politica. Scettici sulle promesse di cambiamento. Insomma giovani spesso capaci ma contro tutti i partiti e contro la classe politica che li dirige. Nonché contro  la stessa democrazia rappresentativa a cui loro credono poco.

Dobbiamo forse ringraziare Casaleggio che istituzionalizzando un Movimento così fatto ha evitato il peggio dei conflitti sociali? Che ha evitato una democrazia geriatrica del 40%? Non ti so dire. Ti devo però confessare che ho sempre ammirato gli utopisti e i visionari come Casaleggio, perché senza di loro il pensiero diventa veramente unico. Rimango invece fortemente convinto che dobbiamo dare risposte alle contraddizioni  sociali e politiche che il M5S è riuscito ad intercettare grazie al suo “ideologo”.

Nino Labate

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  1. Bel pezzo Nino. Tommaso Labate

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