Parma, un laboratorio per tutti

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di Eugenio Caggiati

Parma 8 giugno 2012. Dopo lo choc del 21 maggio il nuovo Consiglio comunale di Parma è pronto a ripartire. Il 14 giugno, ultimo giorno previsto dalla normativa, il sindaco Federico Pizzarotti avvierà l’esperienza della prima giunta “grillina” di un comune capoluogo, e Parma diventerà un laboratorio per Grillo, ma anche per il PD. Il Partito Democratico ha perso elezioni che poteva solo vincere; non a caso il PDL, la forza motrice della precedente giunta travolta dal malgoverno, ha un solo rappresentante nel nuovo Consiglio comunale. Ma il PD è riuscito a sbagliare, su pressione dei soliti big di Bologna e di Roma, sia il candidato che la campagna elettorale. La scelta di candidare la solita persona forte del partito, ben collegata con i poteri forti della città, è stata imposta ad una base che avvertiva, invece, l’esigenza di un profondo rinnovamento sia a livello locale che nazionale. Con un sondaggio, studiato a tavolino e promosso con una voluta strategia, sono state eliminate tutte le altre candidature del centrosinistra; ma anche l’elettorato di sinistra ha manifestato nelle urne il sofferto mal di pancia. Il successo del “movimento” di Grillo, inizialmente impensabile, è diventato travolgente negli ultimi giorni della campagna elettorale, finalizzato ad inviare un messaggio non solo a Parma ed in Regione, ma specialmente ai politici “romani”, al potere costituito. Il “vaffa” di Grillo è stato visto come l’unico possibile strumento di protesta popolare contro un Parlamento impotente ed inaccessibile e contro una casta arroccata in difesa dei propri privilegi, nemmeno capace di cambiare una legge definita “porcata” anche dai suoi legislatori, contro quei poteri dello Stato che hanno perso la dignità del servizio.
Parma si è trovata così ad essere, dopo le ultime elezioni amministrative, un “laboratorio” nazionale sia per Grillo che non può sbagliare per non “sgonfiare” subito il suo progetto, sia per le forze politiche che devono dimostrare di aver capito la lezione di un popolo che non accetta più di essere usato e spremuto da personaggi politici non più credibili e preferisce il rischio proposto da un uomo di spettacolo alle parole di una moltitudine di “politicanti” che non sono capaci di concretizzare nemmeno quelle riforme da tutti avvertite. Il rischio principale è che a fare le spese di questa assurda sfida sia oggi la città di Parma che potrebbe venir lasciata annegare nei suoi debiti, ma domani siano le Istituzioni e la stessa democrazia. Difficilmente Grillo ed i suoi seguaci (legati da norme ancora nebulose e, forse, anche antidemocratiche) riusciranno a trasformare in energia produttiva e programmatica la rabbia che il popolo ha in corpo; difficilmente questa classe politica, se non scatterà un pizzico di dignità in qualcuno, riuscirà a trasformare in progetti per il bene comune l’insipienza e l’ingordigia, individuali e collettive, di questi ultimi vent’anni, i più tristi della nostra giovane democrazia. La crisi sempre più incombe; il futuro è sempre più incerto; la politica è sempre più impotente ed indica la Grecia come lo spauracchio finale di un percorso obbligato, già segnato da poteri universali in lotta. Il risultato di Parma, con un Grillo di turno, potrebbe essere esportato nel Paese, fra un anno o fra pochi mesi, se non verranno prese quelle concrete misure che stanno sulla bocca di quel popolo italiano che sta dimostrando ancora dignità e speranza. Monti comincia a dire che ha tirato il freno…non per volontà né colpa sua; Berlusconi cerca di esistere attraverso occasionali controfigure; Bersani non trova di meglio che autoproporsi alla guida senza riuscire ad indicare una strada credibile. Altri lavorano solo per il proprio nome. Anche quel vasto, ma nascosto, universo del cattolicesimo democratico che ancora vive in Italia deve avvertire con forza le sue responsabilità; non può accontentarsi di guardare questa sfida dall’alto; deve inserirsi in questo laboratorio con la sua quotidiana concreta “speranza” rivoluzionaria. Il problema del superamento della crisi socioeconomica ed ancor più una risposta alla drammatica crisi demografica aspettano delle proposte vere e condivise.

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