Michele Nicoletti. I cattolici e la democrazia dell’alternanza

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Teniamo la barra dritta verso la meta che ci siamo dati, quella democrazia dell’alternanza in cui i credenti, liberati da ogni tentazione temporalistica, sanno stare dall’una e dall’altra parte, con umiltà e speranza”. Così scrive Michele Nicoletti, docente di filosofia politica e segretario del Pd di Trento, su “l‘Unità” del 27 novembre (Il compito dei cattolici che scelgono il Pd). “Nel centrosinistra i cattolici democratici hanno contribuito – assieme ad altri – a costruire il Partito democratico. Lo hanno voluto «democratico» senza aggettivi e quindi non «cattolico democratico», «liberaldemocratico» o «socialdemocratico», perché nella democrazia si inverano tutte queste correnti e in questo orizzonte più inclusivo ognuno può riconoscersi”. Aggiunge che se qualcosa di simile i cattolici facessero nel centro destra sarebbe “un servizio per l’Italia”. Invece “sarebbe – scrive ancora – davvero paradossale se giunti alla stretta finale di questa lunghissima transizione italiana alla «normalità» (…), i cattolici democratici perdessero di vista quest’obiettivo (la costituzionalizzazione del potere politico attraverso il compimento della democrazia dell’alternanza) e ridessero fiato a centri equidistanti, a sistemi elettorali incapaci di garantire governabilità e riconsegnassero la politica italiana a soluzioni emergenziali, a formazioni politiche dai contorni ideali incerti, a partiti che si fanno e si disfano a ogni convenienza elettorale. Non sarebbe un servizio all’Italia, ma la sua condanna all’irrilevanza”.

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