Meno parlamentari vuol dire più efficienza democratica?

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Pensiamola come vogliamo: votiamo SI o votiamo NO, avviciniamoci con disquisizioni costituzionali o di schieramento, rimaniamo in attesa di una legge elettorale variabile di volta in volta a seconda delle convenienze; ma nel fondo del bicchiere rimane solo una questione di ragionevole buon senso. Che è anche un elementare principio depositato nelle radici della democrazia e nella sua stessa etimologia. Un principio in un certo senso intuitivo, praticato dunque sin dall’antica Grecia: la democrazia cresce e s’irrobustisce, diventa più rappresentativa, più seria e rispettosa delle diversità, solo quando il numero dei rappresentanti presenti in Assemblea cresce, e non quando diminuisce! E diventa più veritiera e difende il pluralismo, solo quando viene permessa una costruttiva, anche se lunga e noiosa, discussione. Con tante grazie all’efficienza.

Ci stiamo ubriacando dell’efficienza. Della velocità. Della rapidità. Un fordismo neofuturista anche con l’essere intransigenti sulla data referendaria, che con il concorso della tragedia pandemica e benché in concomitanza con alcune elezioni regionali, vedrà una presenza al voto ridotta ai minimi termini. E stiamo assimilando il Parlamento italiano a una catena di montaggio che produce birilli e robot, orientata da un taylorismo d’antan.

L’idea di democrazia nascosta dietro la vittoria del SI è un’idea elitaria, modello “meno siamo meglio stiamo”, con l’aggiunta che in pochi si governa meglio senza essere disturbati. Perché ancora una volta stiamo semplificando la complessità e la funzione di un’istituzione centrale riducendola solo ai numeri e alle quantità. Quando sappiamo bene che i numeri e le quantità, presi da soli e se sono proprio questi i colpevoli, si possono governare e gestire con nuove regole e procedure.

Quando si dice che i deputati del nostro Parlamento passeranno da 945 a 600, nessuno ha il coraggio di aggiungere che così votando avremo 1 deputato ogni 150 mila abitanti circa, e un senatore ogni 302 mila. Sarà una democrazia di lontananza e non una democrazia di prossimità. Sarà una democrazia di sconosciuti e di ignoti, dal momento che i nostri rappresentanti saranno lontani dai nostri territori e dalle nostre città, e i cui nomi conosceremo soltanto sulla scheda elettorale al momento del voto. E, se e quando andremo a votare, li voteremo senza neanche sapere chi sono. Caso mai aiutati dalla Rete virtuale della piattaforma Rousseau, con il vago sospetto che la proposta sia stata fatta proprio con queste intenzioni.

Non penso che sia un peccato approcciare ragionevolmente i numeri della rappresentanza, rivedendo il bicameralismo paritario, con nuovi regolamenti e quant’altro. Diventa “peccato” quando, come sta succedendo, questo approccio critico si fa al buio, e con un secco colpo di mannaia, senza collocare questo brusco taglio di parlamentari all’interno di una riforma organica e di sistema, di nuove regole, di nuovi equilibri fra Centro e Periferia, scommettendo per i necessari aggiustamenti solo su prossimi anni.

Mi auguro di sbagliare, ma se sembra scontato che andrà a votare come in tutti i referendum – Covid permettendo e Regionali che addirittura potrebbero aiutare – una netta minoranza degli aventi diritto, e il SI vincerà con netta maggioranza percentuale di questa minoranza, alla fine la riforma sarà approvata da molto meno, del 30/40% di cittadini italiani. Auguri. Io voterò NO!

Nino  Labate

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  1. Ragionamenti utili. Ognuno ha diritto a pensarla diveramente, ma anche io voterò convintamente NO. E spero lo facciano in molti degli aderenti a questa rete. Basta inchinarsi alle paturnie dei giacobini di turno e agli efficientisti della demacrazia!

  2. Di valutazioni e commenti sulla legge per la riduzione del numero dei parlamentari oggetto del referendum del 20/21 settembre prossimo, ne ho letti molti e come sempre viene da dire che hanno tutti ragione o quasi. Allora scegli altri criteri per scegliere. Ad esempio: non mi piace la compagnia di Lega e Fratelli d’Italia, perchè loro votano Sì per ragioni politiche e non per il merito, non mi piace quella del M5S, perchè non hanno alcun senso dello Stato e della democrazia parlamentare, non mi piace quella di parte del PD che oggi dice SI dopo che per tre volte ha votato contro la proposta di legge oggetto del referendum. Ecco allora che, per queste e per altre ragioni più di merito, scegli di votare “NO” perchè è meglio una sconfitta che una falsa vittoria con compagni di cordata discutibili e inaffidabili.

  3. Purtroppo già ora i nostri rappresentanti sono lontani dai nostri territori e dalle nostre città, e i loro nomi li conosciamo soltanto sulla scheda elettorale al momento del voto.
    Questo è uno degli argomenti portato dal M5S a sostegno del sì.
    Ma quello di una maggiore vicinanza tra territorio e rappresentanti politici, credo sia un aspetto da ricostruire, che spetta ai partiti e ai candidati.
    Mi piacerebbe un controllo più diretto tra eletti ed elettori, come avviene in realtà territorialmente più piccole come la Svizzera e l’Alto Adige. Ma mi rendo conto delle difficoltà quando il “territorio” geografico ed umano è più ampio.
    Sul resto concordo.

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