MEIC. “Globalizzazione-diseguaglianze-Welfare. Il caso Mediterraneo”

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Davvero valeva la pena di scendere da Milano, come ho fatto, per partecipare, a Ostuni, all’ottavo convegno nazionale dei “laureati cattolici” (raggruppati nel Meic), organizzato in collaborazione con altre associazioni ecclesiali e l’università. Titolo impegnativo: “Globalizzazione-diseguaglianze-Welfare. Il caso Mediterraneo”. Come impegnativo, ma affascinante, è stato l’intero convegno, che mi ha tenuto incollato alla sedia dell’auditorium del centro di spiritualità Madonna della Nova per ore e ore, per tre giorni di fila. Come mai, forse, avevo fatto in precedenti, simili circostanze. Il meeting ha toccato molti argomenti, solo in parte inquadrati in un’ottica “meridionalista”: la questione Islam, con le sue connotazioni filosofiche e giuridico-religiose, ma anche con puntuali riferimenti al momento storico, e dunque agli sconvolgimenti politici degli ultimi mesi nel mondo arabo; il tema imperante della “globalizzazione” e i problemi che questa suscita nel campo etico; il sorprendente processo di finanziarizzazione dell’economia, in parte causa dell’accentuazione degli squilibri sociali, e la debolezza della “politica” nel governare tale processo; la conseguente esigenza di riformulare le regole della convivenza sociale e la necessità di rimodulare un sistema di welfare oggi sbilanciato sul versante del momento “risarcitorio”. L’attenzione, infine, ai temi dell’ambiente, della salute e del lavoro, che la vicenda Ilva di Taranto ci sta ponendo emblematicamente proprio di questi tempi. Uno splendido convegno di cattolici democratici non del tutto convinti dell’inevitabilità e dell’assoluta bontà del “neoliberismo”, e del fatto che l’attività economica debba rappresentare l’asse principale dell’esistenza. Cattolici democratici, in quanto tali sostenitori di un cristianesimo “aperto”, che ritengono che l’etica non possa risultare estrinseca all’operare economico. Persuasi, infine, che la nostra società non dovrebbe educare soltanto e soprattutto a produrre e a consumare, ma dovrebbe insegnare a “vivere”, a contribuire alla ricerca del senso della nostra esistenza, partendo dalla consapevolezza della finitezza della natura umana. Dopo Ostuni 2012, ripartendo per Milano, lo dico francamente, mi sono sentito piuttosto orgoglioso di far parte di questo mondo.

Vincenzo Ortolina

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