Le diverse strade dell’inclusione

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Sabato 25 novembre si è svolto a Milano un importante convegno sul tema del lavoro dal titolo “Le diverse strade dell’inclusione”: promotori oltre alle Acli un gruppo di associazioni milanesi (Circoli Dossetti, Città dell’Uomo, Comunità e Lavoro, Rosa Bianca) e i c3dem nazionali.

Prima di parlare del Convegno è opportuno spendere qualche parola sul senso dell’iniziativa. Essa è il frutto di un lavoro iniziato alcuni anni fa  da parte di queste associazioni ed è ormai diventato un avvenimento significativo e ricorrente, con un’influenza crescente.

In questi convegni si parla del lavoro non occasionalmente, ma come parte di un impegno ricostruttivo volto a ridisegnare una visone del lavoro valida per i tempi attuali; si affrontano singoli temi, ma in una prospettiva che tende man mano ad annodare i fili di un discorso unitario.

Quest’anno il tema riguardava le fasce deboli presenti sul mercato del lavoro, con particolare attenzione ai giovani.

Ha introdotto i lavori Cristiano Gori, cui si deve in larga misura l’elaborazione della proposta di reddito d’inclusione; nell’illustrare come è nata la proposta e come si è riusciti a farla accogliere, Gori ha sottolineato come il fattore decisivo sia stata una vasta alleanza di associazioni e di studiosi che hanno rappresentato un fronte unitario, compatto e risoluto, esempio da richiamare come modo valido per portare avanti i problemi da parte della società civile.

La misura copre al momento solo una parte dell’area bisognosa e con degli importi ancora inadeguati, ma ci sono già impegni per l’avvenire e soprattutto occorre continuare nella battaglia.

Il primo problema da affrontare è la implementazione del decreto che entrerà in funzione il 1° gennaio: è abitudine italiana mostrare un grande entusiasmo iniziale per poi disinteressarsene e cominciare subito dopo a parlare di fallimento.

Un secondo problema è costituito dai Centri dell’impiego, poco preparati su questo versante: ora sono previste 600 assunzioni di operatori dedicati a questa funzione, ma occorrerà assicurarsi a livello di territorio che tutto proceda nel migliore dei modi.

Un’approfondita relazione di Emilio Reyneri, a lungo docente di sociologia del lavoro, ha fornito dati recentissimi e esaurienti relativi al lavoro giovanile; i dati presentano una situazione non grave dal punto di vista quantitativo (10% di giovani disoccupati sul totale dei giovani non studenti e 20% di disoccupati giovani sul totale dei disoccupati). I veri problemi stanno in un livello di scolarizzazione ancora troppo basso, in scarse esperienze di scuola-lavoro, in livelli di apprendimento che ci vedono in fondo alle classifiche europee.

A ciò va aggiunto che l’intera occupazione italiana soffre di un livello poco elevato di qualità e insieme di una bassa competenza adulta: in particolare sono i settori pubblici (sanità, scuola, pubblica amministrazione) a  presentare un basso livello di qualità.

Maurizio Del Conte, presidente dell’ANPAL (Agenzia Nazionale del Lavoro), dopo aver ricordato le carenze e i ritardi ereditati, ha delineato alcune direttrici su cui l’Agenzia intende lavorare, innanzitutto nel delineare un quadro di riferimento unitario in cui si possano ritrovare le Agenzie che operano sul territorio.

Questi indirizzi orientativi dovrebbero man mano intervenire sui diversi problemi, come ad esempio  per il piano nazionale delle competenze e per esprimere un modello nazionale di alternanza scuola/lavoro.

Collegandosi al discorso di Gori, Del Conte ha poi sostenuto che il lavoro rappresenta  la strada fondamentale  per  combattere la povertà.

Sono seguite poi le presentazioni di tre esperienze concrete: la pratica di un’Agenzia dell’Impiego che  funziona (Monza  e Brianza), l’illustrazione di come le aziende selezionano il personale (sempre più rivolto a studiare la personalità, anche con l’aiuto di Facebook e dell’Intelligenza artificiale) e infine una descrizione del contributo e dei limiti della formazione professionale (poco sostenuta, mentre le richieste di competenze serie continuano ad aumentare).

E’ stato sicuramente un ottimo Convegno, concreto e propositivo.

I responsabili delle associazioni promotrici si sono subito riuniti due sere  dopo  per valutare come dare continuità  all’impegno: così si è deciso  di dar vita nella prossima primavera  ad un seminario su un tema particolarmente difficile, si potrebbe ben dire temerario, per quanto essenziale, quello dei rapporti tra “politica e lavoro”.

Sono scomparsi i partiti operai di una volta, pare tramontata la classe operaia di un tempo, i partiti attuali sembrano rappresentare ben poco i lavoratori  E’ possibile pensare di elaborare una nuova prospettiva?

A Milano si è anche parlato tempo fa, assieme all’amico Giovanni Bianchi (purtroppo nel frattempo scomparso),  con la Casa della Cultura, tempio nobile della cultura della sinistra, della promozione di un grande convegno nazionale sul lavoro con lo scopo di rimetterlo al centro del dibattito pubblico.

Stiamo pensando di riprendere  questo impegno.

La partecipazione dei c3dem al Convegno di Milano e il documento sul lavoro pubblicato sul portale sono dei primi contributi che speriamo trovino ascolto e proseguimento nelle nostre associazioni per un impegno sempre più approfondito e comune.

 

Sandro Antoniazzi

 

 

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