La verità è che non riusciamo ad agire politicamente…

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 L’Associazione Agire Politicamente ci ha inviato ampia parte di una lettera nella quale l’autore, socio dell’associazione, manifesta la sua delusione per la scarsa incidenza sia di Agire Politicamente sia della rete “Costituzione, Concilio, Cittadinanza” sulla situazione del Paese. “Forse – scrive – non riusciamo più a commuoverci di fronte ad una condizione di assoluta indigenza e di precarietà di molti nostri concittadini…”.

 

(…) Sono stato un convinto sostenitore dell’Associazione all’atto della sua costituzione, perché ritenevo che essa avrebbe contribuito a renderci più attivi nell’impegno di realizzare nel nostro paese una vera democrazia attenta alla “persona”, secondo quei principi nei quali crediamo sin dalla nostra giovinezza.

Ho creduto in un gruppo di Amici che hanno continuato a riunirsi per riflettere sul ruolo e sui doveri dei cattolici nella vita pubblica, ma dopo molti anni mi sono reso conto che alle tante riflessioni ed alle tante analisi non seguivano atti concreti di partecipazione attiva alla vita della comunità.

Ho continuato comunque a sperare quando, finalmente, siamo riusciti a realizzare un coordinamento delle varie associazioni che si rifanno al pensiero cattolico-democratico. Oggi, però, sono costretto a rilevare che tale coordinamento non ci ha fatto fare un salto di qualità per la ormai evidente indisponibilità di ogni associazione a confluire in un unico movimento cattolico-democratico.

(…)

Noi continuiamo ad ostinarci a ritenere ancora utili dibattiti, analisi, gruppi di studio, mentre la nostra comunità nazionale va alla deriva per la sempre più ostinata e preoccupante insensibilità di una classe dirigente incapace di affrontare i problemi man mano che essi emergono, preoccupata solo di esercitare un potere, per il quale la maggior parte dei responsabili sente di essere indispensabile ed insostituibile e si ostina a non prendere atto di avere perduto ogni credibilità.

Forse non riusciamo più a commuoverci di fronte ad una condizione di assoluta indigenza e di precarietà di molti nostri concittadini che diviene sempre più drammatica per il continuo rinvio dei provvedimenti necessari, almeno, ad attenuarli. Perciò non decidiamo di “uscire fuori”, come ci invita a fare Papa Francesco, il quale, nell’offrirci esempi di presa di coscienza dei mali che affliggono il mondo e di denuncia delle loro cause, legate ad una “economia dell’esclusione e della iniquità che uccide”, ed alla “idolatria del denaro”, ci spinge “a collaborare per risolvere le cause strumentali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri”, ci lasciamo coinvolgere dai tanti dibattiti televisivi; prendiamo anche posizione di fronte ad alcuni problemi, ma non ci decidiamo a “dire la nostra” nelle sedi e nei modi più idonei per essere ascoltati, nell’intento di riuscire a risvegliare le coscienze dei cittadini per l’esercizio di una cittadinanza che sia veramente attiva, sempre ed in ogni particolare evenienza che interessi il “bene comune”. Cittadini capaci di essere liberi da condizionamenti dei tribuni di turno, bravi a turbare le coscienze con le loro denuncie, ma indisponibili a “sporcarsi le mani” ed a rischiare nel concorrere ad affrontare i problemi della comunità che, per il loro populismo, può essere indotta a comportamenti eversivi.

Di fronte ad un tale stato di cose, ritengo che il nostro modo attuale di essere non ci stimoli ad “agire politicamente” in modo significativo, mentre ci rende sempre più insignificanti ed inefficaci nell’agone politico nazionale. Non desteremo mai attenzione nell’opinione pubblica finchè non saremo capaci di intervenire direttamente nel dibattito politico attuale, forti del nostro bagaglio ideologico.

Cari Amici, ho desiderato esprimervi con  estrema sofferenza e sincerità il mio stato attuale di delusione per la persistente insignificanza degli uomini di fede nella vita della nazione, nonostante la “Gaudium et Spes”. E mi pare che non sia solo, se considero le molte riflessioni in atto sull’attuazione del Concilio.

Grato per la vostra attenzione e comprensione, Vi saluto cordialmente

 

  Pierino Lacorte

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