La maggioranza silenziosa dei vulnerabili

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Primo convegno nazionale  della rete dei laboratori di cittadinanza attiva Spazio Comune

Il 24-25 febbraio, a Lucca, la Fondazione Volontariato e Partecipazione, costituita nel 2008 per iniziativa di Maria Eletta Martini, ha organizzato il primo incontro nazionale della rete di laboratori di cittadinanza attiva Spazio Comune. Sul sito www.labsys.org ne dà conto Maria Romaniello (2 marzo 2012). Al centro il tema della crescente vulnerabilità sociale. E il lavoro attivato, in diverse parti d’Italia, dai “laboratori di cittadinanza attiva” per far fronte ai tanti modi in cui la vulnerabilità si manifesta.

Dal convegno (cui hanno partecipato Gino Mazzoli, Giuseppe de Rita, Franco Floris, Ivo Lizzola, Marianella Sclavi) tra gli altri esce la diagnosi di “uno svuotamento degli spazi legittimi di partecipazione”. “Emerge così – è stato detto – una maggioranza silenziosa, quella appunto dei vulnerabili, che non sta solo silenziosamente slittando verso la povertà, ma è anche in tacito esodo dalla cittadinanza”.

La Fondazionecostituita dal Centro Nazionale per il Volontariato, CSVnet, Ce.S.Vo.T, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e Provincia di Lucca, si propone quale luogo di ricerca, pensiero e innovazione per la società civile. Ed è così, che a favore di una ricerca sociale applicata, precisa il Direttore Riccardo Guidi, inaugurando i lavori del convegno, il progetto Spazio Comune si focalizza “sulle nuove vulnerabilità”. Il progetto, nato dalla collaborazione con la rivista “Animazione Sociale”, è il frutto di una profonda riflessione sulle trasformazioni in atto della nostra società. “Consci della profonda crisi di cui siamo testimoni – così spiega lo psico-sociologico Gino Mazzoli- il progetto si è dimostrato rappresentativo di un crescente e diffuso malessere”.

Alla crisi economica che ha causato l’emergere dei “nuovi poveri”, si affianca un profondo “tsunami socio-culturale”. Così, immersa in una pericolosa contraddizione, la nostra società vede da un lato l’affermazione di un’ideologia dell’onnipotenza che getta l’uomo contemporaneo in un’abnegazione delle proprie fragilità, determinandone un continuo senso d’inadeguatezza.  Dall’altro, si assiste a una modificazione strutturale della democrazia, uno svuotamento degli spazi legittimi di partecipazione. Emerge così una maggioranza silenziosa, quella appunto dei vulnerabili, che “non sta solo silenziosamente slittando verso la povertà, ma è anche in tacito esodo dalla cittadinanza”.

Ed è su queste ipotesi di partenza, che Spazio Comune tenta di cogliere tali contraddizioni per ripartire da un processo d’installazione del sociale e ricreare un luogo di confronto capace di superarle. Spazio Comune diventa così spazio di connessione tra “Domus e Agorà”, il cui obiettivo è di accrescere la visibilità delle nuove criticità sociali e allo stesso tempo affrontarle, dare voce ai “vulnerabili” e promuovere nuovi percorsi di partecipazione.

I vulnerabili

I vulnerabili sono il ceto medio impoverito, fortemente assorbito nella cultura dominante del no limits, che vive al disopra dei propri mezzi e generalmente caratterizzato da una debolezza delle reti parentali e di vicinato. Ha difficoltà nel chiedere aiuto e nutre ostilità verso le istituzioni. Profondamente investito da un senso di smarrimento e d’inadeguatezza, rappresenta quella “maggioranza silenziosa” specchio della crisi di rappresentatività che investe la nostra democrazia.

Da questi presupposti, spiega lo psico-sociologico Gino Mazzoli, che con Franco Floris nel2010 hainaugurato i primi laboratori itineranti, si è partiti per testare le ipotesi di partenza e incoraggiare nuove pratiche di partecipazione.

Il progetto oggi coinvolge circa trecento persone in otto regioni italiane. Ogni laboratorio – come testimoniato da Silvia Brena, Chiara Daperno, Elisabetta Dodi – ha sviluppato un proprio percorso autonomo, differenziato per gli attori coinvolti, per la frequenza degli incontri e per i focus tematici ma tutti testimonianza di una ri-articolazione dei modelli partecipativi, di una volontà di superare un welfare assistenzialista, ormai in crisi, assicurando un’inclusione attiva dei cittadini.

“Partecipare per gestire la partecipazione”: così, le parole del professor Francesco Indovina dell’Università di Firenze diventano esemplificative dell’esperienza dei laboratori.

Approfondimento e condivisione di esperienze partecipative

Il convegno ha rappresentato un importante momento d’incontro e confronto costruttivo.

La partecipazione d’illustri personaggi, come il presidente del Censis Giuseppe De Rita, il filosofo e psicoanalista argentino Miguel Benasayag e il professor Alain Ehrenberg dell’Università Paris Déscartes  hanno rappresentato un elevato momento di riflessione e di approfondimento.

Il professor Giuseppe De Rita ha posto l’accento sull’importanza di non procedere per categorizzazioni ma al contrario, di valorizzarne i processi. Questi ultimi sono meno schematici ma più difficili da definire. Di questi, De Rita individua quelli che oggi investono la nostra società. Da una parte il processo di regressione del ceto medio, dall’altra il processo di disintegrazione dell’imprenditorialità di massa degli italiani che accompagnati da una crescita della dimensione comunitaria e un’incapacità politica di comprendere a pieno le esigenze dei cittadini, fa emergere una necessità di auto-organizzazione. Ed è così che “il futuro diventa la realtà locale e il processo di crescita è strettamente legato con la necessità di un rinnovamento di quest’ultima e dello spazio comune”.

Illuminante anche la lectio del professor Alain Ehrenberg che individua le radici del disagio sociale proprio nella sofferenza personale: “Viviamo in una società complicata in cui siamo coinvolti in relazioni complesse ed eterogenee”. Ed è così che diventa fondamentale la strutturazione dell’Io per affrontare tale complessità. Quindi non assistiamo a una crisi del legame sociale in sé, ma è tale sofferenza che porta a un ripensamento di quest’ultimo. Bisogna ripartire dall’individuo e avviare delle politiche che rafforzino la responsabilità, intesa come partecipazione.

Scendere sul territorio: le testimonianze

Franco Floris, direttore della rivista Animazione Sociale, apre la sessione “Generare Risorse sociali” ricordando che “Spazio Comune non esprime il solo luogo della parola ma come tale, diventa luogo di ricerca e di comprensione, capace di trovare il bandolo della matassa”.

La voce passa così ai protagonisti del convegno: cooperative, associazioni, enti pubblici, che insieme si fanno portavoce dell’esistenza di un ricco tessuto sociale presente sul nostro territorio nazionale, che quantunque ignorato dai media, si autopromuove e auto-organizza.

La lista delle testimonianze è lunga. Michele Testolina, racconta l’esperienza del comune di Venezia con gli giovani studenti coinvolti in attività di volontariato. Michele Marmo si fa invece portavoce della “Cooperativa Vedogiovane” di Borgomero, grande esempio di auto-organizzazione ma triste testimonianza del disinteresse dell’ente pubblico. Ancora, Nicoletta Spadoni, operatore sociale, racconta la storia dell’associazione “Coraggio insieme si può” di Scandiano, testimonianza della costruzione di una rete fra famiglie nel piccolo comune emiliano.

Viaggiando per l’Italia si arriva nella zona industriale di Torino e la parola passa al direttore della Cascina Rocca Franca di Torino, Renato Berganim che descrive il successo del progetto: “Oggi non solo spazio di aggregazione ma luogo di confronto e di qualificazione delle capacità di agire”.

Ancora, Lucia Pieratelli con ANCESCAO, Associazione Nazionale Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti, porta in campo l’esperienza di trent’anni di azione in collaborazione con la provincia di Bologna. Daniele Scrittore, operatrice nel settore dei servizi sociali nella regione emiliana racconta la sua esperienza dei tavoli di quartiere, una compartecipazione integrata per un ripensamento delle politiche d’intervento nel settore.

Infine e finalmente, un rappresentante politico prende la parola. Lorena Rambaudi, Assessore alle Politiche Sociali, Terzo Settore, Cooperazione allo Sviluppo, Politiche Giovanili e Pari Opportunità della regione Liguria, annunciando la predisposizione di un testo unico per il Terzo Settore descrive l’esperienza della regione Liguria. Invece che all’utilizzo di gare di appalto si è preferito ricorrere ai Patti di Sussidiarietà come “esperienza di vera sussidiarietà che esce dall’alternativa pubblico/privato e mette tutti sullo stesso piano, vivendo un’esperienza concreta di compartecipazione”.

Ed è così che emerge, come sottolineato da Ugo Baldini del Caire e Giovanni Teneggi di Confcooperative, la necessità dell’affermazione di una leadership responsabile e consistente, per fare dei territori comunali esperienze di partecipazione.

Ma è proprio sul tema della partecipazione –su cui la ricercatrice Vincenza Pellegrino propone un singolare gioco di ruolo- che il professor Roberto Biorcio dell’Università Milano Bicocca sottolinea invece, il problema della crisi del sistema dei partiti. Oggi, – interviene il professor Giulio Caio dell’Università di Bergamo emerge la necessità di una riduzione delle distanze tra cittadini e le istituzioni e dinanzi alla fatica di emergere – continua Roberto Ruini di PulseMedia- nuove forme di partecipazione come il cosiddetto web 2.0 si affermano diventando uno strumento fondamentale per la partecipazione sociale e politica.

Termine del convegno ma lavori in corso

L’ampia partecipazione e coinvolgimento tra psicologi, sociologi, rappresentanti e responsabili di cooperative, educatori sociali, associazioni, attori istituzionali e rappresentanti di enti pubblici, ha fatto del convegno un momento d’importante condivisione.

Gli interventi conclusivi hanno riassunto la ricchezza di queste due giornate.

Il professor Ivo Lizzola dell’Universitò di Bergamo afferma l’importanza di “mettersi in gioco ma con responsabilità” e continua “bisogna partire da un’accettazione della propria vulnerabilità e accertarla esponendosi alla vita”. Ne emerge così una necessità di condivisione e partecipazione, creatrice di autonomia, capace non di sostituire la vulnerabilità ma di accettarla.

Ed è così, infine, che la professoressa Marianella Sclavi del Politecnico di Milano, ricordando lo slogan di una campagna degli anni Ottanta “Niente per noi senza di noi”, racchiude il percorso di queste giornate. Non più un welfare assistenzialista ma compartecipazione attiva di tutti gli attori sociali e istituzionali.

Spazio Comune diventa quindi il simbolo di tale compartecipazione, espressione della necessità di ripartire dall’organizzazione sociale per un inizio e una nuova convivenza nei contesti locali. Uno spazio capace di superare le contraddizioni esistenti e ritrovare nei nuovi modelli e forme partecipative l’affermazione di un concetto di cittadinanza attiva capace di “costruire partecipazione nel tempo delle vulnerabilità” e di “promuovere una ri-articolazione della democrazia”.

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(1) Tutte le informazioni sul progetto http://www.spaziocomune.eu

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