La fine di una guerra senza fine

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Un nuovo intervento, sulla guerra in Ucraina, mosso, come dice l’autore, da “sano realismo”, espressione autorevole di una delle anime, tra le molte e diverse, in cui si articola il mondo cattolico e democratico di fronte al tragico conflitto innescato dall’aggressione russa

 

Nella guerra in Ucraina ci troviamo di fronte a una situazione dove si continua a combattere, mentre sono pressoché ferme le prospettive di confronto politico.

Sembrano però perdere di peso le affermazioni di una parte dello schieramento occidentale secondo le quali è possibile “vincere” la guerra che, in alcune dichiarazioni di Zelensky, si spingono a volte sino a immaginare una riconquista di tutti i territori, Crimea compresa.

Sempre di più si sentono, invece, voci di esponenti politici europei che cercano di far presente l’esigenza di una trattativa con la Russia: ne fanno testo tanto il discorso di Draghi a Washington quanto le iniziative di Macron e di Scholz.

Del resto, è difficile pensare di continuare una guerra senza fine, come se fosse una guerra di logoramento reciproco.

Anche se non si volesse tener conto delle vittime umane quotidiane (quelle complessive, e non due morti qua e tre morti di là), la situazione sul teatro di guerra sembra chiara: la Russia ha rinunciato all’invasione dell’intera Ucraina, ma sembra ormai vicina alla conquista del Donbass.

Quando la Russia avrà completato l’occupazione del Donbass – con le relative conseguenze: introduzione del rublo, lingua russa, anagrafe russa, domani scuole russe – sarà difficile pensare di farla tornare indietro.

Quali sono in questa situazione le prospettive che si presentano?

Il fronte occidentale, sinora tutto sommato unito, sta approssimandosi sempre di più a un punto di stallo.

L’ultimo pacchetto di sanzioni fa fatica ad essere approvato, il che rende molto aleatoria la possibilità di ulteriori decisioni in questo senso.

Gli analisti intanto mettono in risalto il costo che ha per l’Europa l’adozione delle sanzioni, con il rischio crescente di una reazione negativa a livello delle popolazioni.

Inoltre, se le sanzioni hanno indubbiamente danneggiato la Russia, la rivalutazione dei prezzi energetici e la maggiore libertà propria di un sistema autocratico (ciò che ha prodotto il rafforzamento del rublo) le hanno consentito di non essere messa nell’angolo: decisioni estreme – niente più né gas né petrolio dalla Russia – sono razionalmente fuori dalla nostra portata.

Anche sul piano degli armamenti, da una parte iniziano a manifestarsi delle difficoltà (in Italia il terzo invio ha sollevato problemi, che rendono poco plausibile un eventuale quarto), ma soprattutto sembra che non basti il rifornimento di armi all’esercito ucraino per metterlo alla pari delle forze russe.

Non rimane dunque che lavorare perla pace, sapendo che questo significa per l’Ucraina la rinuncia ad alcuni territori, la Crimea e il Donbass, la prima già in mano ai russi da tempo, il secondo terra di permanente conflitto.

L’Ucraina in compenso vedrebbe riconosciuta la sua indipendenza come nazione e conserverebbe la zona Sud, con Odessa, essenziale per la sua attività di esportazione; il proseguimento della guerra potrebbe significare perdere anche l’area meridionale con lo sbocco sul mare e questo sarebbe una perdita irreparabile per l’Ucraina.

Se poi si dovesse parlare dei danni a livello mondiale, che questa guerra e il suo prolungamento determinano, l’elenco sarebbe lungo; e forse quello che sta facendo pensare i governi occidentali è una possibile rivolta dei paesi africani e arabi colpiti pesantemente dalla mancanza del grano.

Un po’ di toni meno bellicosi e di affermazioni trionfalistiche (come se la decisione di Finlandia e Svezia di rinunciare alla neutralità e chiedere l’ingresso nella NATO fosse un passo avanti e non un passo indietro) e un po’ più di sano realismo, forse, sarebbero un orientamento migliore da tenere nei rapporti internazionali.

 

Sandro Antoniazzi

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  1. Caro Sandro, ci sono alcune affermazioni nel tuo articolo che mi lasciano molto perplesso. La prima: tu dici che “quando la Russia avrà completato l’occupazione del Donbass – con le relative conseguenze: introduzione del rublo, lingua russa, anagrafe russa, domani scuole russe – sarà difficile pensare di farla tornare indietro”. Davvero pensi che sia accettabile una russificazione imposta con la forza in territori che non hanno simpatia per la Russia e che, viceversa, sentono come propria l’identità ucraina? Io penso di no. Penso che il ricatto a cui la Russia di Putin sottopone l’Europa e il resto del mondo – o accettate la mia prepotenza (oggi in Ucraina e magari domani altrove) o rischiate una guerra nucleare – non possa essere accettato, e si debba fare tutto ciò che è possibile per farlo fallire. La seconda: tu dici che la decisione di Finlandia e Svezia di rinunciare alla neutralità e chiedere l’ingresso nella NATO è “un passo indietro” e non in avanti. Indietro rispetto a cosa? A me pare che sia un passo che dimostra come Paesi di sicura e avanzata democrazia e civiltà, da sempre neutrali, abbiano avvertito che l’attacco della Russia all’Ucraina apre una pagina nuova, e dolorosa, della storia contemporanea e che è diventato per loro necessario assicurare la propria sicurezza. Il passo indietro, molto indietro, è quello compiuto da Putin. Certo, si sarebbe dovuto (e si dovrà, in futuro) fare di tutto per creare un clima di rispetto, di dialogo e anche di cooperazione tra Europa e Russia (come del resto, in molti campi, si è fatto). Ma questo ora passa, a mio avviso, per una sconfitta di Putin, se non militare, certamente diplomatica, nel senso di un isolamento da parte del più grande numero di Paesi del mondo (accettando di pagare i costi che questo isolamento provoca e provocherà ai Paesi dell’Unione europea).

  2. Le preoccupazioni di Antoniazzi sono condivisibili, ma si tratta di capire cosa vuol dire in concreto “lavorare per la pace”. Dato che non credo che abbia informazioni dirette da Putin su quali condizioni sia disposto ad accettare, la conclusione possibile sembra solo questa: cara Ucraina, noi facciamo alla Russia la proposta di tenersi oltre alla Crimea anche il Donbass. Se a te non sta bene, cessiamo gli aiuti e magari anche le sanzioni, che tanto fanno più danno a noi che a Putin. E resta da vedere se Putin è disposto a rinunciare a Odessa, dato che con il livello degli aiuti occidentali prima o poi se la prende. Quanto alla garanzia dell’indipendenza era già stata assicurata dalla Russia all’atto della restituzione delle armi nucleari alla Russia. Non è che ci siano soluzioni facili, ma può anche darsi che ad un certo punto Putin valuti che i costi della continuazione della guerra sono superiori ai vantaggi. Se invece dobbiamo il principio del “sano realismo” era più vantaggioso non aiutare per niente l’Ucraina, come nel caso della Crimea: ci sarebbero stati meno morti, meno distruzioni e soprattutto noi saremmo stati molto più tranquilli. O no?

  3. Mi addolora che Antoniazzi segua anche lui il ragionamento cinico già ampiamente manifestato e diffuso da Berlusconi, da Kissinger e da molti altri nel mondo: cioé dire all’Ucraina, semplicemente, date a Putin sia la Crimea, sia il Donbass, insomma un quarto del vostro paese, e speriamo che si accontenti. Questo « sano realismo » mi sembra per esempio molto lontano dal discernimento di Papa Francesco che fin dal primo giorno ha definito questi avvenimenti come una guerra d’aggressione.

  4. Io la vedo cosi, questa guerra infinita, L’ Europa. non ha avuto il coraggio di intervenire, con le proprie diplomazie, siamo stati incantati dalle sirene, e dagli abbaiatori. Sono convinto che il prezzo più grande lo pagherà l’ Ucrania in termini di vite umane, ma anche la Russia, Noi Europei pagheremo un prezzo molto alto in termini economici, e sociali. Poi mi chiedo, abbiamo commerciato per vent’anni con un Putin assassino, ma mi non lo sapevamo ? Noi italiani non abbiamo rifiutato niente, Il BUSSINNES prevale sempre anche con il diavolo si deve commerciare,pur sapendo chi era il diavolo.

  5. Non ho capito se le condizioni di pace tra la Russia e l’Ucraina, così come indicate da Antoniazzi nel suo scritto, sono state comunicate all’autore da Putin segretamente. Se così fosse, Antoniazzi non ci dice quali sono le idee di Zelenski in proposito. Un vero peccato.

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